Domenica 9 Novembre (FESTA – Bianco)
DEDICAZIONE DELLA BASILICA LATERANENSE
Ez 47, 1-2.8-9.12 Sal 45 1Cor 3,9-11.16-17 Gv 2, 13-22
Di Alessandro Cortesi o.p 🏠home
Ezechiele accompagna a scorgere il significato del tempio di Gerusalemme proprio mentre esso veniva ricostruito dopo la distruzione e l’esilio. Al tempio associa l’acqua, elemento che porta vita, fecondità. L’acqua è vista nel suo sgorgare dal tempio e dilagare senza limite. Lì in quel luogo, segno della presenza di Dio scaturisce acqua di vita verso ogni direzione, per ogni essere. Il tempio come segno della presenza di Dio è luogo in cui una forza di fecondità esce e si diffonde. Ma anche la creazione stessa può essere vista come tempio vivente, spazio di vita che racchiude in sé, al di dentro, la presenza di Dio. Tempio di Dio è quindi il creato, luogo della vita, dove scorre un’acqua portatrice di forza, di guarigione, di cura. Il Dio creatore non solo è all’origine di tutte le cose ma è Dio presente nella creazione.
Proprio all’inizio del suo racconto l’autore dl IV vangelo presenta un gesto forte e provocatorio di Gesù. Egli scaccia dal tempio i venditori insieme agli animali. Attorno a lui c’era chi ammirava la grandiosità di quella costruzione opera di Erode. Gesù invece pone un gesto di rottura, un segno profetico. La sua è una protesta perché il tempio è divenuto mercato, ma anche è critica a confondere la presenza di Dio con luoghi di potere e di grandiosità umana. Nel dialogo con la donna di Samaria Gesù dirà: “Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità” (Gv 4,21-23)
Gesù parla della distruzione del tempio ma anche del ‘sorgere nuovo’ di un altro tempio. Chi lo ascoltava pensava all’impossibile ricostruzione di un edificio imponente. Gesù invece ‘parlava del suo corpo’. Nel suo corpo Gesù si identifica con tutti i corpi delle vittime della storia e nel suo corpo manifesta che Dio si rende vicino nella fragilità della carne. L’autentico tempio, il luogo dell’incontro con Dio, è il corpo suo e dell’esperienza umana, in particolare quella sofferente. L’incontro con Dio si compirà non su uno o un altro tempio ma nella apertura a riconoscere il corpo di Gesù nel corpo di tutti i crocifissi con cui Gesù stesso si identifica.
Paolo ai Corinzi parla di architetti e di costruzioni rivolge queste parole alla comunità di Corinto. ma richiama al fondamento di ogni costruzione pensando a quella costruzione che è una comunità. Invita a tornare a Gesù come unico fondamento e scoprire di essere pietre vive. La costruzione e l’edificio divengono così metafore della comunità chiesa: fatta di pietre viventi radunate insieme, chiamate a stare insieme e a far crescere una realtà plurale. Paolo ricorda per questo che ‘lo Spirito abita in voi’. L’esperienza della chiesa è quella di un cantiere sempre aperto, un edificio in costruzione. C’è una crisi da accogliere e vivere continuamente: lo Spirito è al cuore di comunità in cui tutti sono chiamati ad essere responsabili insieme. In cammino sull’unico fondamento, Cristo crocifisso.
“Io non ce l’ho con l’intonaco, ce ne sono di bellissimi. Vi devo però dire che per me è un’avventura degli occhi, quando si scrostano gli intonaci e si arriva, negli edifici antichi, alle pietre vive. Al comporsi strano e meraviglioso delle pietre vive, quasi un mosaico, pietre di ogni misura, di ogni colore. Penso alla genialità, alla cura, all’amore, alla fiducia con cui qualcuno un giorno
convocò una ad una le pietre / e diede paziente / all’una e all’altra / dignità di appartenenza.
Non importa – voi mi capite – se siamo in alto o in basso, fuori terra o nascosti nella terra, poco importa se la mia pietra è massiccia o è piccola e sbrecciata, così mi sento. Non importa: con il tuo modo di essere, con i tuoi occhi e le tue mani, con il tuo viso, con la tua fede o con la tua ricerca, con la tua passione, sei il tempio di Dio. E lo sei, se sei in amalgama con tutti. Isolato non sei un tempio, non fai il tempio, fai la solitudine. La bellezza del tempio passa per la coralità. Le pietre insieme si sostengono quasi senza saperlo. Il miracolo appare quando scrostiamo l’intonaco, Penso alla scoperta, alla meraviglia, il giorno in cui Dio scrosterà l’intonaco” (Angelo Casati, 21 ottobre 2018).



