Don Pierfrancesco Commento DEDICAZIONE DELLA BASILICA LATERANENSE

Domenica 9 Novembre (FESTA – Bianco)
DEDICAZIONE DELLA BASILICA LATERANENSE
Ez 47, 1-2.8-9.12   Sal 45   1Cor 3,9-11.16-17   Gv 2, 13-22

Di Don Pierfrancesco🏠home

Perché fare memoria della Dedicazione di una basilica romana, anche se è la
più antica della Cristianità ed è la cattedrale del Vescovo di Roma?
La festa di oggi estesa a tutta la Cristianità, da una parte, intende richiamare
la nostra grata attenzione verso la Chiesa Madre di tutte le Chiese; dall’altra,
è un’occasione per accogliere l’invito ad approfondire il significato del
“tempio” nella vita e nell’esperienza religiosa di una comunità.
Oggi, sia la prima lettura sia la pagina del Vangelo ci conducono «all’ingresso
del tempio».
In particolare, la forza e la radicalità del brano evangelico proclamato in
questa liturgia non possono essere confinati e ridotti al gesto della “cacciata
dal tempio”.
A Gesù sta a cuore la restituzione del tempio alla sua dignità di luogo di
culto, inteso, questo, come espressione dell’incontro/relazione con il Signore.
Pur sapendo quanto importante fosse per gli Ebrei il tempio, a Gesù sta a
cuore affermare che la piena relazione con Dio, d’ora in poi, si instaura nel
rapporto con Lui e con la sua persona: è Gesù il vero tempio!
« Mentre i Giudei chiedono segni – afferma Paolo nella Prima Lettera ai
Corinzi (1,22) – e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo CRISTO
CROCIFISSO».
É importante tornare al cuore dell’esperienza religiosa. Come per Gesù, anche
per Paolo è importante recuperare l’essenziale della propria fede: il SIGNORE
GESÙ, CROCIFISSO, MORTO E RISORTO.
Di fronte alla tentazione sempre in agguato di costruirsi templi alternativi e
altari posticci; di fronte alla tentazione di banalizzare il significato del tempio,
luogo dell’incontro/relazione con Dio, Gesù con forza ci ricorda – come
aveva già fatto con la Samaritana in quel drammatico e rivoluzionario
dialogo presso il pozzo di Sicar – che solo in Lui e nella sua Parola c’è
salvezza.
In un mondo come il nostro – sempre pronto a dare ascolto e ad appaltare la
propria responsabilità a leader e leaderini, a guru e visionari interessati –
legarsi a doppio filo con Gesù Crocifisso, tempio vivo per incontrare il Padre
è l’unico obiettivo del credente.
Far scaturire dall’incontro con Lui il nostro impegno per il bene comune è
l’autentica novità che oggi ci viene proposta.
Ai Giudei che chiedono gli di giustificare la violenza del gesto compiuto nei
confronti di venditori e cambiavalute, Gesù risponde marcando in maniera
forte ed altrettanto decisa la differenza tra l’azione di Dio e quella degli
uomini: «Voi distruggete … io riedifico».
E in questa azione con la quale il Signore Gesù riedifica la storia dell’umanità,
un posto può averlo anche il tempio materiale.
Esso è «casa di preghiera»: qui, la preghiera dei singoli diventa preghiera
comune.
Il tempio è «luogo per l’ascolto della Parola» e spazio in cui maturano segni
di condivisione e di carità.
Il tempio è «luogo della domanda»; nel senso che attraverso la preghiera,
l’ascolto della Parola e l’incontro con i fratelli nascono e maturano domande
sul senso della nostra vita e sul modo in cui rispondiamo al Signore.
Nella nostra esperienza religiosa, rispetto al tempio, possono farsi strada due
eccessi/ estremi: “il tempio è tutto” – oppure – “possiamo fare a meno del
tempio”.
Quando “il tempio è tutto”, c’è il rischio di non accorgerci che il Signore ha
tanti altri modi per farsi incontrare.
Quando si cancella il tempio (luogo dell’incontro comune con Dio) dai propri
orizzonti, c’è il rischio di farsi un Dio su misura.
Il tempio, come luogo dell’incontro con il Signore ci aiuta a schierarci dalla
sua parte, spingendoci a coniugare i suoi verbi, che sono verbi di vita e di
profonda condivisione. E può aiutarci a stare con lo stile di Dio in un mondo
che assomiglia sempre più ai dintorni di quel tempio dove si vende e si
propone di tutto e dove, tra i venditori di cianfrusaglie, spesso ci mettiamo
anche noi, con proposte e con progetti che non partono dall’aver accolto e
interiorizzato la Parola di Dio.
Buona domenica!
Don Pierfrancesco