Domenica 16 Novembre (DOMENICA – Verde)
XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)
Ml 3,19-20 Sal 97 2Ts 3,7-12 Lc 21,5-19
di don Marco Pozza🏠home
Ad Onna, in terra d’Abruzzo, quella notte collassò tutto: l’indomani, alla luce del sole, non rimase che una montagna di polvere a ricordo di ciò che era stato, di ciò che prima c’era e poi non c’era più. Collassò la chiesetta, con i suoi altari, le sue colonne, le sue bellissime pietre. In quell’ammasso di polvere e morte, a rimanere in piedi fu soltanto la colonna che, sulla cima, sosteneva il tabernacolo. A collassare fu una zona intera, L’Aquila e dintorni, con il suo splendore di pietre e di memoria: a rimanere in piedi, ad Onna, fu soltanto il Santissimo Sacramento. Non aveva forse predetto anche questo – questo, soprattutto – l’Uomo di Nazareth, ben prima che i tempi fossero sospetti, quando ancora non era diventato il Pane da dare in pasto agli amici nell’Eucaristia? Anche allora, com’è usanza oggi, le guide turistiche erano solite portare i clienti a contemplare le chiese e i templi: «Mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre, di doni votivi». Cristo, orecchi da segugio, s’intromette nel discorso, per rompere le uova nel paniere alla guida preparatissima: «Verranno giorni nei quali, di quel che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Ad Onna, l’indomani del terremoto, parve avesse parlato di loro. A Notre Dame, centro Parigi, mentre le fiamme sbranavano la bellissima cattedrale, parve di risentire l’eco della profezia del Cristo: “Cadrà tutto, brucerà tutto, non resterà più nulla di tutto ciò: a rimanere sarò soltanto io”. Subito non gli diedero credito, pensavano scherzasse o, tutt’al più, che esagerasse com’era suo solito. Lui, sangue di leone, continuò diritto per la sua strada: «Ai posteri l’ardua sentenza» avrà pensato, anticipando di secoli Manzoni.
Non disse, quel che disse, per spaventare quei turisti, ma perchè non si illudessero: tutto crollerà prima o poi, soltanto Dio rimarrà in piedi sulle macerie. Dio non è nelle pietre, seppure belle, forzute e portentose: Dio abita in ciò che, quando il mondo crolla, mostra di avere le fondamenta altrove, nella roccia del Cielo più che sull’argilla del mondo. Tra quei turisti tutt’intenti a fotografare le belle pietre, qualcuno fiuta il suo sesto senso, ne approfitta per organizzarsi: «Quando accadranno queste cose e quale sarà il segno quando esse staranno per accadere?» Da parte del Cristo ricevono come risposta il celebre quattro di picche: nessuna data o segnale, figurarsi se ci pensa di spoilerare il finale. Solamente un invito, un doppio invito: “Non andate dietro ai mercanti di fumo, ai venditori di petardi, a chi dirà che io avrò detto loro di dire al mondo qualcosa. Tutte frottole!” Semplicemente: «Non vi terrorizzate», perchè è necessario che l’uovo si rompa affinchè il bruco diventi farfalla, che un germoglia esploda per far sbocciare il fiore, che il guscio si frantumi per poter mangiare la mandorla. Nessun allarmismo, dunque: “Tutto sotto controllo”, sembra dire a chi, impensierito dal vacuo perchè affascinato dall’eterno, chiede come fare perchè il ladro non trovi la porta di casa aperta quando passerà. Tutto sotto controllo, ma nessunissimo sconto alla fatica: «Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno (…) Con la vostra perseveranza, però, salverete le vostre anime». Già troppi hanno fallito per non essersi accorti di quanto erano vicini al successo quando si sono arresi: Cristo, agli amici, ricorda che la perseveranza non è una gara lunga ma la somma di tantissime gare brevi. Una gara dopo l’altra, senza respiro: qui sta tutta la fatica.
Gare, per chi vorrà correrle, da corrersi in cordata: «Non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza che i vostri avversari non potranno resistere o controbattere». Della serie che, alla fine, il mondo dirà: “Avete perso, vi sta bene!” per Dio, invece, quella sconfitta sarà vittoria completa: «Nemmeno un capello del vostro capo perirà». Che la fede non toglie la fatica è la cosa che più interessa al Cristo che la gente calcoli prima di andargli dietro, illudendosi di poter vivere a rimorchio una vita intera. Per quanto riguarda il resto, poi, sarà un vivere tutto all’arrembaggio: tra onde, tribolazioni, tempeste, terremoti. Non si sa nemmeno quanto durerà la partita: finirà ai tempi regolari, saranno necessari i supplementari, rischieremo di giocarcela ai rigori? Soltanto una cosa anticipa: il risultato finale. Promette che, alla fine, si vincerà. Non poco per chi ama l’avventura.
Perchè di avventura si tratta. D’altronde il cristianesimo non è per tutti. Non sarà mai per tutti.



