Domenica 30 Novembre (DOMENICA – Viola)
I DOMENICA DI AVVENTO (ANNO A)
Is 2,1-5 Sal 121 Rm 13,11-14 Mt 24,37-44
Di Figlie della Chiesa🏠home
Con questa prima Domenica di Avvento ci disponiamo a rimetterci in cammino nel nuovo Anno Liturgico (ciclo A) accompagnati dall’evangelista Matteo. Contempleremo insieme i misteri della vita di Cristo che la Chiesa, con la sapienza della sua Liturgia, ci propone di rivivere con sempre maggiore consapevolezza e profonda gioia interiore. Lo facciamo accompagnati da Maria, nostra Madre, donna dell’attesa che ci fa da battistrada e ci accompagna con la sua tenerezza materna.
L’Avvento è il tempo privilegiato in cui viviamo l’attesa della venuta del Signore e siamo sollecitati alla presa di coscienza di ciò che è importante e decisivo nella vita. Ci fa celebrare non soltanto la venuta del Signore nella carne, nel suo Natale, ma anche ci dispone a una vigile aspettativa del ritorno glorioso di Cristo.
Siamo ancora immersi nel Giubileo della speranza e con l’antifona d’ingresso accogliamo l’invito a slanciare l’anima verso Dio, nella certezza che chiunque spera in Lui non resta deluso (cf. Sal 24,3).
La prima lettura ci offre un brano tratto dal secondo capitolo del profeta Isaia (vv. 1-5), che presenta la visione profetica di un futuro regno di pace e giustizia universale. Tutte le nazioni – e non soltanto il popolo eletto – sono invitate a salire al tempio, sul monte Sion, per imparare a riconoscere e percorrere i sentieri tracciati per loro da Dio; a trasformare le armi in strumenti di pace; una pace universale che non è un evento istantaneo, ma un lungo processo che richiede la collaborazione umana. La sua realizzazione inizia con l’Incarnazione, perché è il Cristo veniente il capofila della nuova umanità che “cammina nella luce del Signore”.
La seconda lettura ci fa riflettere su un brano del capitolo 13 della Lettera ai Romani (vv. 11-14a) scelto proprio per l’esortazione ad essere vigilanti e a scegliere, in attesa del ritorno di Gesù, uno stile di vita degno di chi ha il privilegio di portare il nome di cristiano.
Le immagini della notte avanzata e del giorno che ormai si avvicina rimandano alla liturgia battesimale, che ci ha portato dalle tenebre alla luce. L’apostolo ci invita anche a indossare le armi della luce, cioè una condotta onesta, consona a persone che, illuminate dalla grazia divina, rigettano le azioni negative che stridono con lo stile richiesto al cristiano; ma soprattutto accolgono l’invito a rivestirsi di Cristo e ad unirsi a Lui.
Il testo evangelico di Matteo che viene proposto al nostro approfondimento orante (24, 37-44) si trova all’interno del “discorso escatologico” di Gesù, in cui Egli predice la distruzione del tempio di Gerusalemme e parla dei segni della sua seconda venuta, invitando a vegliare e rimanere pronti per il giorno del ritorno del Signore. Il linguaggio apocalittico, che a noi risulta difficile, era pienamente comprensibile alle prime comunità cristiane; contiene un forte richiamo alla vigilanza, che comporta l’impegno a coltivare la sensibilità ai valori evangelici e a non distrarsi rincorrendo le proposte effimere del mondo.
Vigilare significa anche imparare a discernere tra ciò che ci rende veramente persone umane e ciò che ci disumanizza…
Gesù, nel parlare ai suoi discepoli degli eventi futuri, si presenta come il Figlio dell’Uomo, titolo attestato nell’Antico Testamento specialmente dai profeti Ezechiele e Daniele. In particolare, Daniele al capitolo 7, indica un essere misterioso e trionfante, che dall’«Antico dei Giorni» (Dio) che governa la storia, riceve il potere e il regno per riscattare il popolo oppresso. Anche di Gesù l’evangelista Marco afferma: “Vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria” (13,26). Questa presentazione potrebbe richiamare quella trionfante di Daniele; di fatto, però, la differenza è immensa, perché Gesù glorioso è il Servo di Dio che ha ottenuto potenza e gloria soltanto dopo aver vissuto il mistero pasquale di morte e risurrezione. Pertanto, in nessun modo vuole intimorirci, anzi ci indica quanto sia prezioso approfittare del tempo che abbiamo a disposizione per raggiungere anche noi la vera umanità, che ci mette in piena relazione con Lui.
Nel testo odierno di Matteo Gesù ci fa comprendere che la sua venuta gloriosa avverrà nell’ordinarietà della vita di ciascuno; proprio come ai giorni di Noè, quando il popolo trascorreva il suo tempo facendo le solite cose quotidiane, ma con un’attitudine di inconsapevolezza e quasi di incoscienza, dando tutto per scontato. Purtroppo, anche oggi possiamo correre il rischio di essere persone che vanno avanti senza interrogarsi sul presente e sul futuro, immerse in un sopore che impedisce di rendersi conto che oggi, come ai tempi di Noè, occorre ascoltare l’invito di Dio a disporsi per accogliere la salvezza. La parola di Gesù ai suoi contemporanei è rivolta anche a noi, che nello scorrere dei giorni siamo chiamati a non perdere di vista ciò che è essenziale.
Il biblista Fernando Armellini nota, a proposito dei due uomini che lavorano nel campo e delle due donne che macinano alla mola, che fare la stessa cosa non porta allo stesso esito. Molto probabilmente, il contadino e la donna che vengono presi e salvati sono persone che fanno il loro servizio con consapevolezza e motivatamente, orientati secondo il progetto di Dio sull’uomo; gli altri due invece sono irretiti nell’indifferenza e nel trantran quotidiano, senza saper elevare gli occhi verso le cose ultime che ci attendono.
È urgente perciò accogliere con cuore aperto il pressante invito di Gesù alla vigilanza: Egli non teme di paragonarsi a un ladro per farci comprendere la necessità di essere vigili nel custodire i beni che ci sono stati consegnati; la nostra casa non sarà scassinata se i nostri cuori saranno protesi all’incontro con Lui, quando verrà, nell’ora che non immaginiamo, ma che sarà certamente momento di salvezza e di gioia, se ci troverà pronti ad attenderlo.
Per la riflessione personale:
- Sono consapevole che il dono del battesimo mi dà gli strumenti per combattere le forze del male nella quotidianità?
- Mi impegno a vivere il presente orientato anche alle realtà ultime?
- Attendo con gioia la venuta del Signore, ignota come data, ma sicura?



