Domenica 7 Dicembre (DOMENICA – Viola)
II DOMENICA DI AVVENTO (ANNO A)
Is 11,1-10 Sal 71 Rm 15,4-9 Mt 3,1-12
Di Don Paolo Zamengo
Giovanni, il figlio di Zaccaria e di Elisabetta, aveva fatto
parlare di sé fin dai primissimi giorni di vita per quel nome
che aveva suscitato grande imbarazzo tra i parenti, e inizia a
vivere sul crocevia tra il passato e il futuro della storia
umana.
Giovanni è l’angelo “mandato da Dio” a preparare la strada
al Messia. Giovani detto il Battista è l’ultimo anello della paziente regia della salvezza. Per lui la promessa
di Dio non è la tomba ma il grembo dell’uomo nuovo. Rispetto ai profeti che lo hanno preceduto, egli
avverte come imminente l’arrivo di Colui che battezzerà non nell’acqua della morte ma nel fuoco
decontaminante del suo amore.
Giovanni macera il suo corpo in dure penitenze e incontra Dio nella solitudine. Vive nel deserto di Giuda,
una regione montuosa non lontana da Gerusalemme, carica di simbolismo che rievoca il deserto che
congiunge l’Egitto con la terra promessa. Nel deserto non si è più schiavi ma non si è ancora liberti. Si vive
tra il dubbio e le certezze, si respira ascolto e ribellione, si sperimenta fiducia e peccato. Il deserto è il nulla
ma si può ritrovare se stessi, gli altri e l’Altro.
“il bello del deserto è che nasconde sempre un pozzo” (dal “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéri)
Giovanni parla di fuoco. Il fuoco se c’è, brucia. Gesù parla di paglia che nasconde il grano. Paglia è tutto ciò
che in noi non è trasfigurato e invaso dalla vita dello Spirito Santo. Bruciamo la paglia. Bruciamo i nostri
fiori finti. Gli inutili fiori mai stati vivi.
Giovanni ha tratti austeri. La modestia dell’abito e la sobrietà del cibo devono far risaltare la luminosità e
l’urgenza del messaggio. Non mente né accetta regali. C’è chi lo ritiene il Messia ma egli lo smentisce.
L’evangelista Matteo lo indica come colui che annuncia la fine dell’esilio spirituale, è colui che spalanca la
porta a Dio che bussa all’uscio della storia.
La conversione è il cuore della predicazione del Battista. L’uomo in fuga da Dio fin dai primi giorni della
Genesi è chiamato a “in-vertire” il cammino e a correggere il modo di pensare e agire. La rotta da
intraprendere è chiara: occorre abbandonare la terra della per-versione per orientare i passi su quella della
“con-versione”. Si tratta in definitiva di cambiare il nostro modo di considerare Dio e il nostro rapporto con
Lui.
Convertirsi è de-centrarsi da se stessi per porre Dio al centro della propria esistenza. Convertirsi è volgere
lo sguardo verso la luce, aprire gli occhi alla luce che mai tramonta, alla luce del bene che vince il male, alla
luce dell’amore che supera l’odio, alla vita che sconfigge la morte. La grande opera di Dio è di convertire i
passi dell’uomo verso di sé, come i passi di Dio sono sempre rivolti verso l’umanità.
La vita dell’uomo è un laborioso cammino di ritorno a Dio. tuttavia la salvezza non è una conquista
personale. Protagonista è Dio che si apre una strada per giungere sulla terra, bussa al cuore di ogni uomo
e, se mostra disponibilità, instaura il suo regno di giustizia e di pace. Tramonta il Battista e spunta il regno
di Dio. Ma non c’è regno senza conversione che sradica la violenza dal cuore dell’uomo. Il regno di Dio
sfratta l’indifferenza dal cuore. Il regno di Dio agisce nella vita di tutti gli uomini, indirizza il cuore a
coltivare propositi di bene, di pace e di unità a fondamento della Chiesa.
Giovanni parla di fuoco. Il fuoco se c’è, brucia. Gesù parla di paglia che nasconde il grano. Paglia è tutto ciò
che in noi non è trasfigurato e invaso dalla vita dello Spirito Santo. Bruciamo la paglia. Bruciamo i nostri
fiori finti. Gli inutili fiori mai stati vivi. Avvento è imparare a leggere la regia dello Spirito Santo che non
cessa di operare nel gioco di luci e di ombre della storia umana. L’avvento è una bellissima avventura per
tutta l’umanità. È l’avventura per chi ha un cuore coraggioso.



