don Marco Pozza”La pipì e la pioggia”

Domenica 7 Dicembre (DOMENICA – Viola)
II DOMENICA DI AVVENTO (ANNO A)
Is 11,1-10   Sal 71   Rm 15,4-9   Mt 3,1-12

Di don Marco Pozza🏠home

Era tutta una società fondata sulla raccomandazione. Per trovare un posto in Paradiso – per pensare di essersi assicurati un posto lassù – si ragionava alla stregua di quando si cerca un posizionamento quaggiù dove, sovente, per trovarlo non servirà spedire il proprio curriculum: basterà quello di colui che ti ha raccomandato. «Razza di vipere! – grida il Battista scorgendo tutta quella folla di raccomandati in attesa di una spintarella -: non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”». Lui, allevato a pane e cipolle nel deserto, si era affinato anche nel linguaggio: era uno “senza peli sulla lingua”. Uno che è sempre meglio avere in squadra che contro, cuore in allarme, libertà cristallina: l’unico soldo che accettava era la moneta della conversione. Pubblicizzava una società fondata sul merito e sulla Grazia – il Regno di Dio – a cittadini ai quali bastava la classica “buona parolina”. Dove anche una lettera, per essere sicuri che arrivi, andrà raccomandata, con relativa ricevuta di ritorno. Il Battista è un vento contro: «Fate frutti degni di conversione». Prima che di fede, è una questione di stile: le raccomandazioni sfondano le porte ma non aprono le serrature. E il suo Dio – quello che Lui dava in rampa di lancio, perfettamente in orario – sarà il Dio delle serrature: «Ecco: io sto alla porta, busso. Se qualcuno mi apre» (Ap 3,20). Sarà l’avversario – è anche il miglior specialista in circolazione in fatto di raccomandazioni -, Satanasso, a sfondare le porte col piede di porco del peccato. Cristo, invece, busserà, starà in attesa, farà avanti e indietro di fronte alle porte delle case degli uomini. Vorrà fare delle sue creature dei quadri d’autore, esistenze d’autore: non dei semplici incapaci raccomandati. Giacchè a questo servono le raccomandazioni: a trasformare dei semplici incapaci in incapaci che contano qualcosa. Dio, da parte sua, sceglierà sempre degli incapaci per renderli capaci di vette altissime: il contrario di Satana, del mondo.

La carriera di molti umani – uomini o donne non cambia la sostanza – incomincia spesso con un ruolo nella vita di qualcuno di famoso: regista, politico, cardinale, uno che abbia un pizzico di potere. Entrare nella vita di qualcuno, per qualcuno, sarà la scorciatoia per tentare di realizzarsi. Di provare a realizzarsi. Appena uscito dal deserto che l’ha ridotto all’essenziale il Battista, invece, rovescia le carte in tavola: “Più che pensare a come potete fare per entrare nella vita di qualcuno, provate a pensare come fare per lasciare che Dio entri nella vostra. E faccia un po’ piazza pulita delle mille idee tarocche di Paradiso che avete in testa”. Vale il principio che ognuno potrà fare quel che vorrà fare, ma il Battista ci tiene a fare chiarezza sul meteo in arrivo: «La scure è posta alla radice degli alberi». A fare chiarezza sul Dio delle serrature in arrivo: «Tiene in mano la pala, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Non sarà prevista nessuna scontistica per l’occasione, il Battista ci tiene a specificarlo: le raccomandazioni verranno cestinate all’atto stesso della consegna da parte dei soliti postini. In questo nuovo stato – «Il Regno dei Cieli è vicino» – o si invertirà la rotta o si andrà a sbattere pesantemente contro il muro.

Ad incontrarli per strada, uomini come il Battista spaventano assai: nessun favore umano varrà loro più dell’appartenenza al Dio che non tradisce. Sogliono vivere una vita grama, prendersi i fischi dal pubblico seduto negli spalti, gli sputi degli avversari. Anche i tradimenti degli amici, ma loro non abbasseranno di un millimetro la vista da ciò che conta per davvero: “E se, un giorno, il mondo vorrà credere che il liquido che sentirà bagnargli la testa sia pioggia, noi continueremo a dimostrare loro come quel liquido sia pipì”. Ad ascoltarlo in diretta, non dirà mai nulla di nuovo, il Battista, che non si sappia già: l’eterna lotta tra te che vorresti cambiare vita e la vita che cambia te.

Poi è logico: se continui a fare quello che hai sempre fatto, continuerai ad ottenere ciò che hai sempre avuto.

In quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaìa quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!».
E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile» (Vangelo di Matteo 3,1-12).