Domenica 28 Dicembre (FESTA – Bianco)
SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE (ANNO A)
Sir 3, 3-7.14-17 Sal 127 Col 3,12-21 Mt 2,13-15.19-23
Di Alessandro Cortesi🏠home
‘Alzati prendi con te il bambino e sua madre…’ La vicenda di Gesù è segnata da un ‘prendere con’. Gesù nasce in una famiglia che vive la condizione di chi deve fuggire, la condizione di esule. Matteo rilegge il percorso di Gesù insieme a Maria e Giuseppe scorgendo il legame fondamentale con la storia dell’alleanza in cui Dio aveva guidato Israele. Nel suo racconto dell’infanzia di Gesù, che si connota per essere una riflessione sulle origini di Gesù, a partire dall’esperienza della Pasqua e facendo tesoro dello sguardo di fede della prima comunità il cammino della famiglia di Nazaret è letto come un riandare sui passi del cammino di Israele. Gesù è indicato con il nome Emmanuele, nome indicato solamente da Matteo ad indicare come nella sua vita apra il dono della presenza di Dio con noi e di Dio in noi. In lui si scorge la presenza del Dio vicinissimo che accompagna in un cammino di liberazione e dona la sua presenza nell’interiorità del cuore. C’è il ‘prendere con’ di Giuseppe che ha vissuto la decisione di prendere con sé Maria e ha accolto una chiamata a stare accanto. E c’è un ‘prendere con’ di Dio stesso. Come Dio ha accompagnato nell’esodo il cammino di liberazione d’Israele così Gesù si fa solidale con il popolo dell’alleanza e di tutti i popoli che sperimentano l’esilio e la sofferenza. Vive anche lui nell’inermità di bambino, partecipe di una famiglia in fuga, il percorso fino all’Egitto. Anch’egli subisce la minaccia e la violenza dei dominatori della terra: Matteo nomina il re Erode prima, poi Archelao. Gesù è indicato come il figlio, come Israele è stato figlio: ‘Dall’Egitto ho chiamato mio figlio…’. Fa propria la storia di un popolo condividendo la vicenda di tutti coloro che sono lasciati soli e oppressi. Gesù nasce in una famiglia costretta a lasciare la propria casa. Il suo cammino è quello dei migranti di tutti i tempi, vittime di poteri che incutono paura e operano per la morte. Il volto di Dio che Gesù ci rivela è quello di un Dio solidale con le vittime. E’ una provocazione per noi oggi a cogliere nel cammino di tanti uomini e donne e bambini che partono e migrano dai loro paesi la presenza di Dio vicino che si fa incontrare nei volti di chi cerca la solidarietà con il sogno di un’unica famiglia umana. La famiglia che Gesù desidera infatti si allarga oltre i confini di appartenenze, è famiglia di discepole e discepoli che cercano il regno di Dio, è prospettiva di condivisione e ospitalità che si apre a legami nuovi e si fa vicino con delicatezza e cura. Papa Francesco ha scritto in “Amoris laetitia”: “Ogni giorno, entrare nella vita dell’altro, anche quando fa parte della nostra vita, chiede la delicatezza di un atteggiamento non invasivo, che rinnova la fiducia e il rispetto… E l’amore, quanto più è intimo e profondo, tanto più esige il rispetto della libertà e la capacità di attendere che l’altro apra la porta del suo cuore” (AL 99).



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