P. Gaetano Piccolo S.J.”Il meglio che ho potuto! Fatiche e compiti di un genitore”

Domenica 28 Dicembre (FESTA – Bianco)
SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE (ANNO A)
Sir 3, 3-7.14-17   Sal 127   Col 3,12-21   Mt 2,13-15.19-23

Di P. Gaetano Piccolo S.J.🏠home

«Ebbe infatti paura di lui il re Erode,

quando i magi glielo annunziarono,

mentre stavano ancora cercando il bambino

che tramite il segno celeste che avevano ricevuto,

sapevano già nato.

Che cosa sarà il tribunale di Dio giudice

se la culla di Dio bambino ha incusso terrore a superbi re?»,

sant’Agostino, Discorso 200, 1.2

Una scelta difficile

In un suo testo, Bauman scriveva che nella società post-moderna sposarsi è un po’ come intraprendere un viaggio in mare su una barca di carta da zucchero! Forse l’immagine è un po’ esagerata, anche se, viste le difficoltà e i timori di impegnarsi nella costruzione di una famiglia nel nostro tempo, potrebbe anche essere giustificata.

È comunque vero che scegliere di condividere la vita con un’altra persona e di crescere dei figli è davvero impegnativo. Significa, oltre alla bellezza dell’amore, anche intraprendere un cammino di liberazione dal proprio io: si tratta infatti di condividere spazi, di mettere da parte a volte le proprie esigenze per fare posto all’altro, significa che qualcuno ci ricorda ogni giorno che non possiamo pensare solo a noi stessi. L’altra persona poi può cambiare, può ammalarsi, può abbandonarci. L’amore coniugale è sempre un rischio.

La presenza dei figli rende la vita familiare ancor più esigente, perché si tratta di assumersi la responsabilità della vita di un altro, di uno che è più fragile e ha bisogno di essere custodito.

Il compito di Giuseppe

Il testo del Vangelo di Matteo, scelto per la liturgia di questa domenica, evidenzia proprio questa responsabilità vissuta da Giuseppe verso Gesù e verso Maria. È lui che ha il compito di custodirli, in una situazione complessa e difficile, fatta anche di esilio, di migrazione e di minaccia.

Giuseppe è l’uomo che obbedisce a Dio per amore. Trasforma la sua vita nella cura per gli altri. È un uomo che sa leggere la realtà. Si rende conto dei pericoli. Riconosce il suo compito, lo accoglie e lo vive. In precedenza, Matteo ci aveva detto che Giuseppe era un uomo giusto, abbiamo scoperto che era anche misericordioso, adesso lo vediamo come un uomo coraggioso e intraprendente. Tra le righe del Vangelo leggiamo che Giuseppe è anche un uomo generoso, capace di vivere la sua vita come dono.

Luogo di ferite

Purtroppo dobbiamo riconoscere che i contesti familiari oggi non sono così ideali. Spesso le famiglie sono luoghi di conflitti, spazi in cui si consumano le ferite della vita, di cui nel tempo avvertiremo il dolore e le conseguenze. La famiglia è il luogo in cui avremmo voluto essere amati, ma purtroppo la nostra memoria ci riporta spesso a un passato dove non ci siamo sentiti capiti.

Lo sviluppo umano passa inevitabilmente attraverso i conflitti tra i genitori e i figli: i genitori vorrebbero vedere nel figlio la realizzazione delle loro aspettative, si rivedono nella storia dei figli, li vorrebbero in un certo modo e fanno fatica ad accoglierli nella loro originalità; i figli cominciano piano piano a differenziarsi dai genitori, vogliono essere diversi, cercano di trovare una strada originale. I figli di solito non si sentono mai amati dai genitori come avrebbero voluto.

Appartenenza e sicurezza

La famiglia però risponde, per quanto a volte in modo inadeguato, anche al nostro bisogno di appartenenza e di sicurezza. È comunque un luogo in cui tornare, pur con tutte le sue crepe. È un luogo in cui sentirci difesi da quegli Erode che continuano a costellare la storia. Erode è l’immagine dell’ingiustizia, della cattiveria, della falsità che domina il mondo. Un genitore, per quanto possa fare degli sbagli, ha sempre il desiderio di difendere il proprio figlio.

Un vero padre

Giuseppe è un padre che prega: il sogno è l’immagine della sua relazione con Dio, dove ascolta quello che Dio gli chiede. Giuseppe è un uomo che scruta e che fa la volontà di Dio. È un uomo che protegge il figlio, ma certamente ha dato anche la libertà al figlio. Ed è così che un genitore dovrebbe interpretare il proprio compito, donando radici ma anche ali, trasmettendo solidità e sicurezze, ma anche rispetto e fiducia per il cammino del figlio. Oggi vediamo troppo spesso genitori che tarpano le ali dei figli, genitori che si sostituiscono ai figli, trasmettendo loro un senso di insicurezza e di sfiducia. Ogni figlio ha diritto anche di cadere e di imparare a rialzarsi.

Giuseppe è anche un genitore discreto, un padre che sa farsi da parte. Giuseppe ben presto scomparirà dalla storia, sarà difficile ritrovarlo. Anche in questo è stato un padre esemplare, capace di lasciare la scena. Oggi molti padri, nell’illusione di rimanere sempre giovani, impediscono ai figli di fiorire.

Prendersi cura

D’altra parte, come il libro del Siracide suggerisce, bisogna accendere una luce anche su un’altra emergenza del nostro tempo: i figli che dimenticano i genitori! Non diventi veramente adulto se dimentichi il volto di tuo padre. Non fiorisci come uomo se ti dimentichi da dove vieni. Non sei veramente uomo se non ti sai prendere cura di chi, con tutti i suoi errori, così come ha potuto, ti ha dato la vita e si è preso cura di te.

Oggi questa alleanza tra le generazioni è a rischio, creando una conflittualità pericolosa. Prendersi cura di un genitore anziano significa entrare nella dinamica della restituzione e tornare a uscire dall’egoismo. La cura dei genitori anziani è quella possibilità che la natura ci offre per risanare le ferite della vita, per mettere il balsamo sui conflitti della crescita, per ricucire i tessuti sfilacciati.

Per quanto possa apparirci un’istituzione desueta, la famiglia rivela una saggezza della natura che forse conosce meglio dei nostri ragionamenti ciò di cui abbiamo veramente bisogno.

Leggersi dentro

  • Come vivi o hai vissuto i tuoi legami famigliari?
  • Che genitore sei? Che figlio sei?

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