Don Paolo Zamengo”La vedova è povera ma ricca di fede”

XXXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)  (10/11/2024) Liturgia: 1Re 17, 10-16; Sal 145; Eb 9, 24-28; Mc 12, 38-44

Il motivo dominante che percorre il vangelo di questa
domenica è il tempio. E si affacciano domande: Perché il
tempio? Basta un tempio? E che cosa succede dentro al
tempio? Che cosa accade qui, questa mattina, fra noi?
Che cosa accade in noi o che cosa non accade?”
Per come siamo fatti, noi abbiamo bisogno di luoghi In
cui convenire, in cui custodire la memoria che ci fa
vivere. Ebbene il tempio o la chiesa ricorda a tutti noi l’alleanza tra Dio e il suo popolo.
L’alleanza ha come due facce: al cammino di Dio con gli uomini deve corrispondere il cammino dell’uomo con Dio. Salomone rivolgendosi a Dio, dice: “Tu mantieni l’alleanza e la fedeltà verso i tuoi servi che camminano davanti a te con tutto il cuore” (1Re 8, 15-30).
La promessa di Dio a Davide, che aveva costruito il tempio di Gerusalemme, aveva una condizione: “purché i tuoi figli veglino sulla loro condotta, camminando davanti a me come tu hai camminato davanti a me” (1 Re 8, 57-58). E mi sembrano bellissime queste parole:
“camminare davanti a Dio”. “Non sapete” scrive S. Paolo “che siete voi il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?” (1 Cor 3, 16).
Il vangelo di questa domenica parla del tempio e di Gesù che sta insegnando nel tempio. E mentre parla cosa vede? Vede “una vedova povera”. In realtà Gesù vede due scene contrapposte. L’evangelista ci ricorda le parole di Gesù: “Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa”.
Sono quelli che si dicono credenti senza esserlo. Non camminano davanti agli occhi di Dio.
A loro interessa essere solo nei sondaggi degli uomini. Non cercano il regno di Dio, ma i vantaggi forse della loro religione. Non danno, divorano. Pregano a lungo ma è una liturgia per fare spettacolo.
Ma noi fermiamo gli occhi e non smettiamo di guardare quella povera vedova quasi invisibile, lei che nel silenzio più assoluto fa scivolare, senza che se ne oda il rumore, due monetine nel tesoro del tempio. Che era tutto quello che aveva per vivere. La donna onora Dio con un gesto umile, silenzioso, estremo “tutto quanto aveva per vivere”!
Nessuno di noi sa come si chiamava quella donna, povera anche di nome. Una senza nome, una che appartiene all’immensa folla dei piccoli e dei poveri. Ma agli occhi di Gesù è grande, è la più grande. E dove sta la sua grandezza? Una cosa è sicura che lei mai e poi mai avrebbe immaginato che noi, dopo più di duemila anni, saremmo stati qui a ricordarla.
Non c’è molto da commentare. Ho solo da chiedermi se me la tengo davanti agli occhi, se mi lascio sedurre dal suo gesto, dal suo silenzio, dalla sua umiltà, dalla sua generosità fuori da ogni logica umana.
Una cosa so, che ho molto, ancora molto, da imparare da lei, per essere almeno un po’ più fedele al vangelo.