I Domenica di Avvento (Anno C) (01/12/2024) Liturgia: Ger 33, 14-16; Sal 24; 1Ts 3, 12-4, 2; Lc 21, 25-28.34-36
’Evangelista Luca è il terzo scrittore dei Vangeli sinottici dopo Matteo e Marco, ed è anche l’autore degli Atti degli Apostoli che riportano i fatti riguardanti la nascita e la vita della prima Chiesa, a partire dall’Ascensione di Gesù al Cielo e poi, dal giorno di Pentecoste, fino all’arrivo di Paolo a Roma. L’Autore di questo Vangelo è uno scrittore raffinato, colto, attento ai particolari e il suo modo di scrivere permette a chi legge di immedesimarsi con ciò che la sua penna verga sulla pergamena, grazie anche alla precisione con cui documenta i fatti.
Luca non ha conosciuto personalmente il Maestro. Il suo incontro con Gesù è avvenuto probabilmente attraverso l’Apostolo delle genti, Paolo, del quale è stato uno degli accompagnatori in alcune tappe dei suoi viaggi missionari.
Luca non ha la preoccupazione di sottolineare continuamente il valore della Legge ebraica, forse perché, come Paolo, appartiene al mondo giudeo-cristiano.
In quegli anni, le giovani comunità cristiane erano attraversate dalla domanda sulla parusia, cioè la seconda venuta di Gesù sulla terra. Ma il suo ritorno e l’avvento del Regno di Dio rimangono nel grande mistero di Dio stesso ed anche i segni premonitori non ci possono dire quando tutto questo accadrà.
D’altra parte Gesù ha scacciato i demoni, ha guarito i malati e ha dato ai suoi discepoli grandi poteri. Un episodio in particolare ne è esempio. Dopo aver scelto i dodici apostoli, Gesù ne sceglie altri settantadue e li invia a due a due in ogni città e luogo dove stava per andare. È un passo affascinante e commovente del Vangelo di Luca (cfr 10,1ss).
Gesù, oltre a dare indicazioni su come i discepoli dovranno operare, dice loro: «Chi ascolta voi, ascolta me, chi disprezza voi disprezza me e chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato». Le Parole di Gesù, svelano che Egli si immedesima con i suoi! E questo, è forse poco? Poi ci viene detto che i settantadue tornarono pieni di gioia, perché avevano guarito i malati e sottomesso i demoni nel suo Nome. Gesù li ascolta, li conferma e sottolinea la veridicità dei fatti che gli vengono raccontati. Però aggiunge: «Non rallegratevi perché i demoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
E poco dopo aggiunge: «Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai svelate ai piccoli. Sì Padre, perché così a te è piaciuto. Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre…» (Lc 10,21-22).
Dunque questo brano estremamente significativo del Vangelo, ci vuole dire che la nostra fede deve portarci a un totale abbandono in Lui, perché nulla potrà mai separarci dall’Amore di Cristo (Cfr Rm 8,35-37). Sapere con consapevolezza che il nostro nome è scritto nei Cieli ci dà forza e non possiamo più temere nulla di male. Sappiamo che Dio ci ama e vuole la nostra felicità e quella di tutti gli uomini della terra. Sappiamo anche che non possiamo permanere nella certezza del suo Amore se siamo soli; dobbiamo cercarlo nella Chiesa, luogo e sacramento che Dio stesso ha creato, con il suo Spirito, perché possiamo continuare a credere e a vivere con libertà, se vogliamo essere felici.
Se viviamo così, abbiamo fiducia in un disegno Buono su ciascuno di noi e sull’umanità e di fronte alle calamità naturali che devastano il creato o di fronte alle guerre che non immaginavamo potessero accadere, dopo tanti anni dalla fine della seconda guerra mondiale, non possiamo rimanere indifferenti. Se i fratelli soffrono, anche noi soffriamo con loro.
Non tutti possiamo materialmente partire, lasciare tutto per recarci a condividere le tragedie che ci sono nel mondo, ma possiamo mettere a disposizione quel poco che abbiamo e accompagnarli con la preghiera, che apre tutti i portoni. Da questo punto di vista, dobbiamo interrogarci se noi cristiani preghiamo davvero abbastanza per la pace.
Il Signore Gesù proprio nel Vangelo odierno ci chiede che, in attesa della sua venuta gloriosa, ci impegniamo a vegliare in ogni momento pregando; soltanto così potremo avere la forza di affrontare gli eventi che dal punto di vista umano ci sconvolgono e prepararci a comparire davanti a Lui, Figlio dell’uomo che ci viene incontro con misericordia, assicurandoci che la nostra liberazione è vicina.
Fonte:https://www.figliedellachiesa.org/
