Don Paolo Zamengo Festa dell’Immacolata

Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria  (08/12/2024) Liturgia: Gn 3, 9-15.20; Sal 97; Ef 1, 3-6.11-12; Lc 1, 26-38

Celebriamo oggi la Solennità dell’Immacolata Concezione di
Maria che si colloca nel contesto dell’Avvento, tempo
dell’attesa. Pensiamo alla madre e al padre di Maria, Anna e
Gioacchino. Concepire quella figlia che avrebbero chiamato
Miriam, Maria, concepita da Dio, e pensata nella sua luce.
Con questa consapevolezza cerchiamo di entrare in dialogo
con il mistero che si è realizzato in Maria e che può
compiersi anche nella nostra esistenza tutte le volte che, svuotandoci di noi stessi, ci lasciamo abitare dal mistero. Solo il cristianesimo si presenta nel mondo annunciando un mistero inesauribile. “Molte cose ho ancora da dirvi, dirà Gesù, ma al momento non siete capaci di portarne il peso”.
Un grido aveva attraversato la storia, un grido carico della passione di Dio nel giardino delle origini: “Adamo, dove sei?”. Quel grido ha attraversato e attraversa la terra. Dove sei uomo, dove sei donna, dove sei umanità, dove sei terra? Dove sono io oggi? Io sono nel pensiero, nell’immagine che Dio ha avuto per me? O sono fuori e lontano? È un grido che mi svela e mi rende cosciente del mistero che sfigura la nostra terra e
rivela la storia della nostre dispersioni e delle nostre fughe.
Dove sei? Siamo in fuga: questa è la macchia. Maria è senza questa macchia, senza questo peccato. È il peccato originale perché è l’origine, cioè l’essenza vera di ogni peccato. E l’origine, l’anima nera del peccato, è la fuga, è la diffidenza. Così è per la Bibbia. Tutto incominciò dalla fuga da Dio, dalla diffidenza su Dio. Quasi che Dio avesse un interesse nascosto, come se a spingerlo non fosse la passione per la nostra
felicità ma la gelosia.
E Adamo cede alla diffidenza suggerita dal “divisore”. “Dio non vi vuole come lui, per questo vi ha imposto di non mangiare dell’albero della conoscenza”. Nasce la diffidenza e di conseguenza la fuga. “Adamo, dove sei?” e la diffidenza dilagò. L’uomo diventa diffidente della donna e la donna dell’uomo. E l’uomo e la donna diffidenti della terra. E la terra diffidente di loro. E oggi siamo nel grande peccato, siamo
nell’indifferenza e nella diffidenza gli uni degli altri.
E Dio si rivolge ancora a noi con la sua innamorata domanda “Dove sei?” Finalmente una semplice creatura, concepita come noi, al grido risponde: “Sono nella tua grazia, sono nel pensiero che tu, o Dio, hai avuto per me, sono nella terra della tua benedizione”. Il racconto dell’Annunciazione ci dice “entrando da Lei”, che Dio entra in una casa di sconosciuti e nella storia di una giovane donna non conosciuta dai grandi.
È il miracolo di Dio, il miracolo che precede ogni merito.
Ed è bello che il vangelo dell’Immacolata si fermi qui, per dirci che Maria e ciascuno di noi, come ci ha ricordato S. Paolo, è amato, non per i nostri meriti ma per grazia. La grazia è l’opposto, il contrario della radice del peccato che è la diffidenza che genera l’indifferenza. “Il Signore è con te”. Dio non è diffidente, è un Dio che si consegna a noi!
E in questo consiste vivere nella Grazia: dire come Maria “Eccomi,” che è appunto il contrario di ogni diffidenza e di ogni fuga.
Ed è proprio questo “eccomi” che ci rende “senza macchia”. Dire “eccomi” a Dio, a chi ci vive accanto, a chi è vicino e a chi è lontano, nei giorni buoni e in quelli difficili, al mattino quando mi sveglio e nella notte quando vado a riposare: “Eccomi”. Questa piccola parola ha cambiato la storia dell’umanità e anche la nostra storia personale. E
ogni volta che diciamo il nostro “eccomi” noi recuperiamo la bellezza della vita perché l’eccomi rivolto a Dio, rivolto agli altri e a noi stessi, significa che io ci sono per te, per voi, con quello che sono con tutto il mio essere, con tutto il mio corpo, con i miei pensieri, con i miei sentimenti, con la mia passione, ma anche con le mie fragilità e i
limiti. Ci lo ricorda S. Paolo nella seconda lettura: “Dio ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a Lui nella carità”. E noi ci auguriamo di recuperare sempre il candore nel dirci e nel dire a Dio, in Gesù fatto carne, il nostro piccolo e grande: “Eccomi”.