Battista Borsato “Per una giustizia sociale”

III Domenica di Avvento (Anno C) – Gaudete  (15/12/2024) Liturgia: Sof 3, 14-18a; Sl: Is 12, 2-6; Fil 4, 4-7; Lc 3, 10-18

In questa terza domenica di Avvento domina la figura del Battista. Non sappiamo quasi niente del suo
percorso spirituale e delle sue scelte di vita. Dal Vangelo così detto dell’infanzia,Giovanni Battista è il figlio
prodigiosamente concepito da Zaccaria ed Elisabetta che erano della classe sacerdotale. Dopo otto giorni
dalla nascita è stato circonciso come tutti gli ebrei e gli fu posto il nome Giovanni che vuol dire “Dio è grazia
o Dio ha esaudito.” Poi si annota che “il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni
deserte fino al giorno della manifestazione a Israele”. (Lc. 1,80). Da studi storici sappiamo che nel deserto
esistevano gruppi di uomini che vivevano in comunità. Erano dei monaci con i tre voti o tre impegni: povertà
(vestivano pelli di cammello e mangiavano locuste, non bevevano vino né alcun liquore fermentato), celibato
(non si sposavano), la comunità (vivevano in comunità nell’ascolto e lettura della Parola di Dio). Non c’è
certezza storica se Giovanni si sia aggregato a questi gruppi di monaci chiamati Esseni, oggi conosciuti come
monaci di Qumran, ma la probabilità è abbastanza ammissibile, anche se Giovanni ad un certo punto ha
fatto delle scelte che si distanziavano da quelle comunità, che pur avevano un afflato messianico sancito dal
rito del battesimo. Comunque Giovanni dopo il lungo silenzio e la lunga permanenza nel deserto, carico di
spiritualità appare nei dintorni del fiume Giordano a battezzare, e ad annunziare la conversione per l’avvento
imminente del Messia. Lo annunzia, ma in parte lo vive con le sue scelte di vita. .
In questa pagina del Vangelo il Battista presenta tre tratti o tre caratteristiche del Messia:

  • La prima caratteristica è la giustizia sociale. Giovanni Battista interpretando il futuro Messia
    richiama le persone a vivere la giustizia. E questa “giustizia” è chiaramente acclamata quando il
    Battista dice: “Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare faccia
    altrettanto”. Noi di solito declassiamo questo invito al semplice elargire, facendone una questione di
    carità. Quasi abbiamo avuto paura, o abbiamo paura di usare la parola “giustizia”, perché sembra
    carica di risonanze ideologiche e politiche: ma la giustizia è un’esigenza biblica. Giustizia” è un
    termine biblico che i Padri della Chiesa hanno per primi nobilitato. San Basilio diceva: “ Il pane che
    è in più nel tuo armadio non è tuo ma dell’affamato, le scarpe in più non sono tue ma dello scalzo, il
    vestito che conservi nella cassa non è più tuo ma dell’ignudo”.
    Da dove nasce questo appello? Dal fatto che Dio ha creato i beni materiali perché siano di tutti e non
    solo di alcuni. Se alcuni se ne appropriano commettono un furto, un’ingiustizia, e quando decidono
    di donarli non compiono un gesto di bontà ma di giustizia, restituendo i beni ai loro autentici
    proprietari.
    Giovanni dunque intravede nel Messia colui che viene a riportare la creazione ai suoi principi
    originari, a creare fra gli uomini una famiglia nella quale vivano rapporti di libertà e di equità.
    Anche l’ingiunzione rivolta ai pubblicani (erano esattori delle tasse) di non esigere più di quanto è
    fissato è nell’orizzonte della giustizia. Esorta a evitare ogni forma di ”tangente” per arricchirsi. Il
    rischio delle tangenti non è tanto legato ad un sistema politico, ma è legato al cuore, al senso di
    onestà della persona. Così pure l’ammonimento rivolto ai soldati di non usare la propria autorità per
    maltrattare o estorcere dei favori o del denaro contiene un perentorio senso di giustizia.
  • La seconda caratteristica del Messia è la severità. Egli sarà esigente. In questi anni la pastorale ha
    operato una opportuna “attenuazione” della severità di Dio: si è puntato più sulla sua paternità che
    sulla sua severità, anche se di per sé fra i due termini non dovrebbe esserci contrasto. Un padre
    buono che non senta il dovere di stimolare, di esigere, non sarebbe tale. Il figlio ha bisogno
    dell’amore e dell’attenzione, ma anche di qualche spinta e di qualche scrollata.
    Però è vero che nel passato si è così insistito sul Dio severo, da nasconderne i connotati di bontà,di
    misericordia e di paternità. Oggi forse si corre il rischio opposto: pensare e annunciare un Dio a cui
    tutto vada bene. Dio, invece, stando alla voce dei profeti e di Gesù, è uno che innalza gli umili, ma
    abbassa i potenti, dà da mangiare ai poveri ma manda i ricchi a mani vuote. È un Dio che si schiera e
    si compromette, che prende le difese degli oppressi e si oppone agli oppressori.
    Dio ha in mano il ventilabro per pulire la sua aia, cioè il mondo. Tuttavia Egli compie questa azione
    stimolatrice e purificatrice (e qui forse anche Giovanni Battista non ha visto chiaro: nessun profeta
    vede tutto) non con la forza o la violenza, ma inserendosi come compagno di viaggio nel cammino
    dell’uomo. Gesù è uno che mangia a tavola con i peccatori, non per condividere i loro peccati ma per
    aiutarli a superarli. Questa particolarità della presenza del Messia era ancora nascosta a Giovanni
    Battista: anch’egli ha dovuto convertirsi e aprirsi ad una nuova visione della fede: Dio non
    condanna, ma cammina a fianco degli uomini, dei peccatori in modo particolare.
  • La terza caratteristica è l’alterità. Giovanni non conosce l’identità del Messia, né come opererà. Si
    ferma a dire che “viene colui che è più forte di me” (Lc. 3, 16). Anche egli dovrà fare un cammino
    per scoprirne il pensiero e le scelte. Il profeta annunzia sempre una realtà più grande di lui. Non deve
    pretendere di conoscere, ma deve saper camminare. Così la Chiesa non può avere la pretesa di
    conoscere pienamente Gesù e la sua Parola, ma sentirsi sempre discepola che cammina alla sua
    ricerca. Il profeta è insieme coraggioso e umile: coraggioso nel proporre e umile per cercare
    incessantemente i nuovi segni della presenza di Dio, chiamati oggi “segni dei tempi”.

Due piccoli impegni:

  • Non vivere i beni come propri.
  • Dubitare di conoscere Gesù.

Battista Borsato