Domenica 2 Febbraio PRESENTAZIONE DEL SIGNORE
Ml 3,1-4 Sal 23 Eb 2,14-18 Lc 2,22-40
In questa domenica celebriamo la festa della Presentazione del Signore; il bambino Gesù viene portato da Maria e Giuseppe al Tempio di Gerusalemme per essere offerto al Padre.
La Festa viene anche detta “della Candelora”, ed è molto cara al popolo di Dio per la benedizione delle candele e la processione con i ceri accesi, per evidenziare che Gesù è la Luce del mondo.
La prima lettura è tratta dal Libro del Profeta Malachìa, l’ultimo dei profeti, che ci guida al Nuovo Testamento con l’immagine misteriosa di un “Messaggero” (Malakòs in greco significa messaggero e anche angelo): che cederà il passo al primo annunciatore della Nuova Alleanza, Giovanni Battista (definito da Gesù stesso: quell’Elia che doveva venire).
Il profeta Malachia fu attivo nella metà del V° secolo a.C. quando, dopo l’entusiasmo prodotto dalla liberazione da Babilonia e culminato con la riedificazione del tempio di Gerusalemme, la fede del popolo era andata progressivamente decadendo, anche a causa del cattivo esempio e disinteresse dei sacerdoti: proprio contro di essi Malachia si scaglia veementemente; e annuncia l’invio di un Messaggero che purificherà con il fuoco il popolo e i figli di Levi, preparando la venuta del Signore nel suo tempio.
Il salmo responsoriale esprime tutta la gioia e la trepidazione del popolo in attesa di questa venuta: “Alzate, o porte, la vostra fronte; /alzatevi, o porte antiche, / ed entri il re della gloria!”.
La seconda lettura, tratta dalla Lettera agli Ebrei, che illustra in modo speciale il sacerdozio di Cristo, nel brano odierno riprende, sebbene in modo indiretto, il tema della purificazione e ci ricorda che Gesù Cristo è venuto specificamente per noi uomini, figli di Adamo. La sua volontà di liberarci dalla schiavitù della morte lo ha spinto ad assumere la nostra stessa carne, il nostro stesso sangue, in modo da espiare i nostri peccati e strapparci alla morte e alla paura di essa; ma ha potuto raggiungere questo risultato soltanto grazie al fatto di essere stato “messo alla prova ed aver sofferto personalmente” ogni nostra sofferenza, fino alla morte.
Il Vangelo di Luca (Lc 2,22-40) in apertura accenna alla Purificazione di Maria: la Legge di Mosè stabiliva infatti, poiché lo stato puerperale comportava un’impurità rituale, che la donna dovesse essere sottoposta ad un rito di purificazione per essere riammessa alle celebrazioni liturgiche; parimenti, secondo la Legge, il primogenito di ogni famiglia, essendo considerato proprietà del Signore, doveva essere presentato al Tempio e riscattato con un’idonea offerta per il sacrificio (abitualmente, per le famiglie più povere, una coppia di tortore o di colombe).
Indubbiamente Maria non aveva bisogno di purificazione, essendo immune dalla colpa originale e riempita da sempre della presenza dello Spirito Santo. Ma questa fu una caratteristica tipica della Sacra Famiglia: pur consapevole della totale eccezionalità della sua natura, non le venne mai meno il dono dell’umiltà e rimase sempre del tutto rispettosa della Legge; tanto che Gesù assimilò lo stesso stile e quando, ad esempio, Giovanni Battista voleva rifiutarsi di battezzarlo nel Giordano, gli disse: “Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ad ogni giustizia (Mt 3,15)”.
Successivamente il Vangelo ci presenta due personaggi apparentemente modesti, ma grandi nella loro umiltà: Simeone, ed Anna.
Anna viene definita “profetessa”, totalmente dedita alla preghiera, sollecita nel parlare a tutti coloro che incontra del Bambino Gesù. La maggior attenzione però viene posta sul santo vecchio Simeone: di lui si evidenziano alcune caratteristiche importanti: era giusto e con questo termine si indicava chi viveva stabilmente nel timore di Dio e nel rispetto continuo della sua Volontà; ed era pio, ad indicare l’abitudine e l’attaccamento alla preghiera. Queste qualità già lo ponevano in un’aura di santità agli occhi del popolo ma in più si dice che aspettava la consolazione di Israele: era, cioè, aperto all’ottimismo, alla speranza, nell’attesa del Messia. Infine: lo Spirito Santo era su di lui.
Abbiamo già visto in Luca la potenza dello Spirito all’opera, sia nell’Annunciazione a Maria, sia nell’incontro fra Maria ed Elisabetta. Qui troviamo una persona che non solo ha ricevuto dallo Spirito la grande promessa che ancora in vita potrà vedere con i suoi occhi il Messia, ma che sempre si lascia guidare dallo Spirito, tanto che il suo arrivo al tempio in quel momento non è casuale, ma avviene a seguito di una mozione dello Spirito.
Senza dubbio è lo Spirito che gli ha posto sulle labbra le parole profetiche del Nunc dimittis. che la Chiesa ha assunto come preghiera cristiana nella sua liturgia e che recitiamo ogni sera a Compieta prima di dormire; degno congedo prima del sonno notturno, ma anche metafora ricca di speranza dell’addormentarsi nel sonno della morte: preghiera di abbandono, totale e fiducioso, nelle braccia del Signore.
Assieme alla profezia di salvezza, Simeone pronuncia anche parole severe di sofferenza, di contrasto: “Egli sarà causa di caduta e di resurrezione… segno di contraddizione”. Anche alla Madre “una spada trafiggerà l’anima”. Ecco, ancora una volta, la via della purificazione che porta con sicurezza alla salvezza, passando però attraverso immancabili sofferenze.
Queste parole riecheggiano quelle altrettanto severe di Gesù in Mt 10, 34ss: “Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma spada”. La strada della purificazione passa, dunque, attraverso il sacrificio e la sofferenza, accettate nel nome di Dio.
Il brano di Luca finisce con un quadretto idilliaco, presentandoci la Sacra Famiglia che, dopo aver scrupolosamente adempiuto le indicazioni della Legge, se ne torna serenamente a Nazareth; lì trascorre la normale vita di ogni giorno, gratificata e animata dal Bimbo che cresce davanti agli occhi dei genitori, come ogni bimbo normale; ma l’annotazione di una maturazione “in età, sapienza e grazia davanti a Dio ed agli uomini”, sottolinea delicatamente come si tratti, in realtà, di un Bambino veramente straordinario.
Fonte:https://www.figliedellachiesa.org/
