Domenica 23 Febbraio (DOMENICA – Verde)
VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)
1Sam 26,2.7-9.12-13.22-23 Sal 102 1Cor 15,45-49 Lc 6,27-38
Quale migliore commento di questa pagina evangelica del particolare delle parole di Gesù pronunciate sulla croce: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc 23, 34). L’amore per i nemici, infatti, il Maestro non solo ce l’ha insegnato solo a parole, nel discorso che viene riportato nel Vangelo di questa domenica, ma l’ha vissuto pienamente nel momento sommo della sua esistenza, quando ha offerto per noi la sua vita sulla croce. È li che ci ha mostrato cosa significa concretamente amare i nostri nemici: i mandanti, i traditori, quelli che sono fuggiti per la paura, gli esecutori materiali, tutti quelli che avevano contribuito alla sua passione e crocifissione, Lui li ama, quindi prega il Padre per loro, invoca su di essi il dono più importante di tutti, il per-dono. L’amore per i nemici non è qualcosa di poetico, né di semplice e immediato, ma può derivare soltanto dall’opera della grazia che agisce nel nostro cuore e ci rende come Gesù. Umanamente tutto questo risulta difficile o addirittura impossibile, e senza l’amore di Cristo, persino ingiusto! Come posso voler bene o volere il bene di chi mi vuol male o di chi mi ha fatto o mi sta facendo del male? È evidente che la simmetria delle relazioni di giustizia non è sufficiente, per raggiungere queste altezze di santità. C’è un oltre da raggiungere. Si deve guardare a qualcos’altro, al paradosso di Dio, che in Cristo ci ha rivelato tutta la profondità del suo amore. In Dio non c’è simmetria, ma solo eccedenza e gratuità. È quello che ci ricorda Paolo in una bellissima pagina della lettera ai Romani: “quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Rm 5,6-8). Non c’è alcun merito da parte nostra, di fronte al dono gratuito ed infinito di Cristo. Queste parole di Gesù sulla gratuità, sul non aspettarsi nulla in cambio di fronte al bene compiuto, risuonano fortemente stridenti nel contesto in cui viviamo, dove il profitto, l’interesse personale, la propria comodità sono posti al di sopra di tutto e dove il “chi te lo fa fare?” sembra il ritornello più diffuso. Si, è vero, c’è Qualcuno che ce lo fa fare! È Lui, l’Altissimo, che è sempre benevolo verso gli ingrati e i malvagi, che tante volte siamo proprio noi. Senza questo misurarci con Lui e senza il dono della sua grazia, non riusciremo ad uscire da queste logiche mondane e utilitaristiche. Questo discorso di Gesù, non a caso, viene in seguito alle beatitudini, un inno alla fiducia in Dio, a mettersi dalla sua parte e non dalla parte del mondo. Solo specchiandoci nel suo amore e invocandolo costantemente nella nostra vita, possiamo imparare cosa sia la Misericordia, quella che tanto desideriamo per noi stessi e che altrettanto generosamente dovremmo donare agli altri senza riserve.
Bene-dire (a cura di Mons. Francesco Diano)
Guardate per quale via Dio va verso gli uomini, verso i suoi nemici. È la via che la Scrittura stessa chiama stoltezza, la via dell’amore sino alla croce. Riconoscere la croce di Gesù Cristo come l’invincibile amore di Dio verso tutti gli uomini, verso di noi come verso i nostri nemici: questa è la più grande sapienza. O crediamo che Dio ami noi più di quanto ama i nostri nemici? Crediamo forse di essere i beniamini di Dio? La croce non è proprietà privata di nessuno: essa appartiene a tutti gli uomini, ha valore per tutti. Dio ama i nostri nemici – ecco quel che ci dice la croce – per loro egli soffre, per loro conosce la miseria e il dolore, per loro ha dato il suo Figlio amato. Per questo è di capitale importanza che dinanzi a ogni nemico che incontriamo, subito pensiamo: Dio lo ama, per lui Dio ha dato tutto. Anche tu, ora, dagli ciò che hai: pane, se ha fame; acqua, se ha sete; aiuto, se è debole; benedizione, misericordia, amore. Ma lo merita? Sì. Chi infatti merita di essere amato, chi è bisognoso del nostro amore più di colui che odia? Chi è più povero di lui? Chi più bisognoso di aiuto, chi più bisognoso di amore del tuo nemico? Hai mai provato a considerare il tuo nemico come qualcuno che, in fondo, ti sta dinanzi nella sua estrema povertà, e ti prega, senza poter dar voce alla sua preghiera: «Aiutami, donami quell’unica cosa che mi può ancora essere di aiuto a liberarmi dal mio odio, donami l’amore, l’amore di Dio, l’amore del Salvatore crocifisso»? Tutte le minacce, tutti i pugni protesi sono in definitiva un mendicare l’amore di Dio, la pace, la fraternità. Tu respingi il più povero dei poveri, lo metti alla porta, quando respingi il tuo nemico […]. Il carbone ardente brucia e fa male, quando ci tocca. Anche l’amore può bruciare e far male. Ci insegna a riconoscere quanto miseri siamo. È il dolore bruciante del pentimento quello che si fa sentire in colui che, nonostante l’odio e le minacce, trova solo amore, nient’altro che amore Dio ci ha fatto conoscere questo dolore. Quando lo abbiamo sperimentalo, ecco, è scoccata l’ora della conversione(D. BONHOEFFER, Memoria e fedeltà, Magnano, Quiqajon, 1979, 117-123).
Preghiera
O Signore, volgi il tuo sguardo benigno su di noi, tuo popolo, e comunicaci il tuo amore: non come un’idea o un concetto, ma come un’esperienza vissuta. Noi possiamo amarci gli uni gli altri solo perché tu ci hai amati per primo. Facci conoscere questo primo amore così che possiamo vedere ogni amore umano come un riflesso di un più grande amore, un amore senza condizioni e senza limiti. Amen.
Fonte:https://caritasveritatis.blog/
