Battista Borsato”Non voler emergere!”

Domenica 9 Marzo (DOMENICA – Viola)
I DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO C)
Dt 26,4-10   Sal 90   Rm 10,8-13   Lc 4,1-13

In quel tempo Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito
nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando
furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, dì a questa pietra
che diventi pane”. Gesù rispose: “Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo”. Il diavolo lo
condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: “Ti darò tutto questo
potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in
adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo”. Gesù gli rispose: “Sta scritto: Il Signore, Dio tuo,
adorerai: a lui solo renderai culto”. Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del
tempio e gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà
ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano; e anche: Essi ti porteranno sulle loro mani
perché il tuo piede non inciampi in una pietra”.
Gesù gli rispose: “E’ stato detto: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”. Dopo aver esaurito
ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.
(Lc 4,1-13)
Nel riflettere su questo episodio delle tentazioni vorrei anzitutto sottolineare che sono state vere
tentazioni per Gesù. Gesù come uomo possedeva, come tutti gli uomini, l’anelito a emergere, a
essere qualcuno; aveva il desiderio di vivere una vita agiata, comoda, segnata dal benessere. C’era
in lui l’aspirazione ad essere ammirato, stimato, cercato. Sono le spinte di ciascun uomo: quella
dell’avere, dell’emergere, del riuscire. Anche Gesù come uomo le possedeva e sicuramente ne era
attratto. Ma queste aspirazioni erano costruttive? Erano in linea con il pensiero di Dio? E,
soprattutto, esprimevano le strade per realizzarsi come persone? Sono domande che Gesù si è posto
e allora va nel deserto, cioè in un luogo solitario, lontano dal frastuono, per darsi una risposta, per
trovare la strada giusta, per diventare persona libera e per dare un contributo alla crescita degli altri,
dell’umanità. Il deserto richiama pure il cammino del popolo ebraico, che dopo la liberazione
dall’Egitto apprende il come essere popolo e popolo libero.
Sono tre le tentazioni dell’uomo di sempre e sono quelle che possono demolire la fede o meglio
compromettere la libertà l’uomo.
 “Non di solo pane vive l’uomo” (Lc 4,4). Prima tentazione: quella del pane o economica.
Indubbiamente il pane è necessario per vivere. Gesù moltiplicherà il pane per sfamare la
gente. La ricerca del pane è un atto di responsabilità verso se stessi e verso gli altri. Anche il
benessere non va visto negativamente. Nel benessere le persone possono avere l’opportunità
di sviluppare la propria intelligenza con letture, viaggi, esperienze. Possono vivere
serenamente relazioni di affetto, di amicizia, sia in famiglia che fuori. Nel benessere può
fiorire una vita spirituale più autentica nella quale Dio viene amato per se stesso e non è un
andare a lui per avere. La disponibilità economica può consentire di partecipare ad
esperienze spirituali presso monasteri o compiere viaggi religiosi e formativi. I beni
materiali non sono negativi. Negativo è porre il benessere come fine, come idolo a cui
vendersi e non considerarlo un mezzo per conseguire scopi culturali, affettivi, religiosi.
Ecco il significato di: “Non di solo pane vive l’uomo”. Siamo fatti per cose più grandi, il
pane è buono, è nel “Padre nostro”, è indispensabile, ma più importanti sono le altre cose:
gli affetti, le relazioni, le persone. Non ridurre i sogni a denaro o a cose. Il pane dà vita, ma
più vita viene dalla bocca di Dio. Dalla bocca di Dio nasce la sapienza che è luce sul nostro
cammino, che dà sapore al nostro esistere. Allora si può dire che la prima tentazione da
superare è: non chiudersi nella sola ricerca del pane materiale, nella soddisfazione
economica dell’avere, ma riscoprire i valori spirituali dell’affetto, dell’amicizia, della

cultura, della fede. L’uomo, oltre che corpo è anima, è sentimento e se non scopre e vive
questo, sarà sempre inquieto e insoddisfatto .
 “Ti darò tutto il potere…..se ti prostrerai” (Lc 4,6). Il potere può essere inteso in due sensi:
il voler comandare e l’allearsi con chi ha il potere politico ed economico. La tentazione del
voler dominare e comandare è quella già descritta nel libro della Genesi (Gn. 3,5), dove si
evidenzia che l’uomo voleva essere come Dio, essere dominatore. Il voler primeggiare sugli
altri, il volerli assoggettare, o peggio, servirsi degli altri per emergere, è una tendenza insita
nell’animo umano. L’uomo nasce con questa inclinazione. Se diamo spazio a questa
tendenza non soltanto creiamo rotture, odi, guerre, ma non saremo mai felici. La felicità
consiste nelle relazioni umane, affettive, che non possono vivere e crescere quando c’è la
voglia di dominare o di competere. Gesù sembra dirci: se vuoi essere persona, se vuoi essere
felice, sradica questa erba velenosa del voler comandare o del voler essere superiore, perché
questo non consente lo sviluppo dell’affettività, dell’amore senza il quale l’uomo non si
definisce e non si ritrova! Ma il potere può avere anche un altro significato: quello di
allearsi con il potere politico o economico per avere dei vantaggi. Anche la chiesa, nella sua
storia, è stata attratta o affascinata da alleanze con il potere politico e con quello economico,
magari con lo scopo di avere più mezzi o più possibilità per evangelizzare o affinché essa
potesse avere più incisività. E per raggiungere il potere si è svenduta e ha perso la sua
dignità. Non si salva il mondo attraverso il potere politico o economico, ma caso mai
“salvando” il potere politico e quello economico. E “salvarlo” vuol dire fare in modo che
esso sia a servizio dell’uomo, della giustizia, del bene comune e non dei propri interessi. La
chiesa dovrebbe battersi per questo.
 “Buttati giù…..verranno gli angeli” (Lc 4,9-10). È la tentazione del miracolismo. I miracoli
possono esistere. Non possiamo imprigionare la potenza e la volontà di Dio. Ma in realtà il
miracolo è più un problema che un aiuto alla fede. Perché uno riceve un miracolo e l’altro
no? Perché dopo aver pregato e fatto pregare con intensità, il bambino è morto? Sono
domande angoscianti e senza risposta. La tentazione di voler catturare Dio e di volerlo a
nostro servizio secondo le nostre attese è presente in tante persone e in tutte le religioni. C’è
un’espressione illuminante di Bonhoeffer: “Dio non ci salva dal dolore, ma nel dolore, non
ci salva dalla prova, ma nella prova. Dio non ci toglie il dolore, ma ci dà la forza di
sopportarlo o anche di trovare la forza per vincerlo”. Ma tocca a noi compiere questo
“miracolo”, trovare le vie contro la malattia e contro il dolore. Dio vuole uomini e donne
responsabili.
Due piccoli impegni:

  • Non vivere per il benessere, ma per servirsi del benessere.
  • Convertire il potere perché sia a servizio del bene comune.