Marco Ruggiero “Nel deserto per una vita nuova”

Domenica 9 Marzo (DOMENICA – Viola)
I DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO C)
Dt 26,4-10   Sal 90   Rm 10,8-13   Lc 4,1-13


L’esperienza del deserto è stata per me dominante. Tra cielo e sabbia, fra il Tutto e il Nulla, la domanda diventa bruciante. Come il roveto ardente, essa brucia e non si consuma. Brucia per se stessa, nel vuoto. L’esperienza del deserto è anche l’ascolto, l’estremo ascolto.

Edmond Jabès

I quaranta giorni nel deserto sono un tempo pieno in cui, come Gesù, mi lascio guidare dallo Spirito. Allontano tutte le preoccupazioni del mondo, tutte le mie ferite, le mie ansie, le mie paure; allontano anche le mie relazioni per ritrovare in autenticità il mio rapporto personale con Dio. Il deserto è un luogo di morte in cui però Dio si rivela per farmi diventare una nuova creatura; è il luogo in cui ricerco la presenza dello Spirito in me. Si tratta di un tempo faticoso ma definito, poiché al termine devo rientrare nel mondo, come Gesù, per adempiere alla mia missione: ho un itinerario da seguire, un servizio da compiere per i miei fratelli e le mie sorelle.

Durante il deserto non ho bisogno di mangiare, poiché mi nutro dell’attesa, della speranza, della presenza dello Spirito in me. Gesù ebbe fame, infatti, solo al termine dei quaranta giorni. Invero, ho bisogno di nutrirmi dei sacramenti in quanto fonti della grazia di Dio, per far fronte alle difficoltà della vita nel mondo segnata dalla ferita del peccato. La riconciliazione, l’eucaristia, l’ascolto e la meditazione della Parola sono il nutrimento del figlio di Dio nella vita di tutti i giorni per adempiere alla missione che gli è affidata.

Il deserto vissuto come luogo di incontro con Dio diventa, proprio per questo motivo, anche il luogo delle tentazioni del nemico. Le tentazioni più forti per Gesù arrivano al termine dei quaranta giorni, quando ha fame ed è pronto per iniziare la vita pubblica. 

La prima riguarda proprio il nutrimento: mi chiedo se mi sto nutrendo dei sacramenti come fonte della grazia oppure di pietre, come di qualcosa che può appagarmi nell’immediato ma che non mi sazia veramente. La seconda tentazione riguarda il rapporto che ho con me stesso e con Dio: quello che vuole il nemico è che io abiti le mie divisioni, dovute alle mie ferite, ai miei vissuti, e che mi identifichi con quella parte falsa di me, invece che lasciarmi anzitutto amare da Dio. Riscopro che non ho ricompense da chiedere a Dio, perché egli mi ha già ricompensato: lui per primo mi dona il suo infinito amore e non pretende la mia risposta, perché rispetta la mia libertà; non mi divide, ma vuole unirsi a me nell’amore. La terza tentazione riguarda l’uso che faccio dei doni che il Signore mi ha dato e quindi l’immagine che ho di Dio: mi accorgo che a volte non utilizzo i doni che il Signore mi ha dato per dare gloria a Dio, ma per condurre i miei fratelli e le mie sorelle a dar gloria a me

La tentazione, oggi, è per me quella di utilizzare tutto a mio vantaggio, pertanto chiedo al Signore di insegnarmi cosa significa servire i miei fratelli e le mie sorelle gratuitamente.

Marco Ruggiero

Rifletto sulle domande

Di cosa sto nutrendo oggi la mia vita spirituale? C’è qualche pietra, inutile, di cui mi devo liberare?

Quale ferita voglio affidare al Signore attraverso la quale poter riscoprire il suo amore per me?

Cosa significa per me oggi servire i miei fratelli e le mie sorelle gratuitamente?

Ringrazio

Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi…
Recito un “Padre nostro” per congedarmi e uscire dalla preghiera.

Fonte:https://getupandwalk.gesuiti.it/