Martina Pampagnin “Il tempo dei fichi”

Domenica 23 Marzo (DOMENICA – Viola)
III DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO C)
Es 3,1-8.13-15   Sal 102   1Cor 10,1-6.10-12   Lc 13,1-9

Nessuna cosa grande compare all’improvviso, nemmeno l’uva, nemmeno i fichi. Se ora mi dici: “Voglio un fico”; ti rispondo: “Ci vuole tempo”. Lascia innanzitutto che vengano i fiori, poi che si sviluppino i frutti e, poi, che maturino.

Epitteto

L’immagine dell’albero di fichi mi riempie lo sguardo e il cuore. Una pianta che sa diventare immensa, pur restando tenera nei rami – nonna da piccola mi diceva sempre che potevamo arrampicarci sui tanti alberi del giardino, ma non sul fico: troppa tenerezza nascosta in un aspetto duro e possente.

Come il fico, così la vita ci può mettere di fronte a situazioni il cui aspetto sa esserci ingannevole: persone, offerte di lavoro, desideri, sfide, paure. 

Per timore di buttare via il nostro tempo, a volte scegliamo di potare subito i rami che sembrano non portarci vita. Ma se così non fosse? Se ci regalassimo il tempo di conoscere davvero le possibilità che ci vengono donate, le persone che incontriamo, le paure che bloccano o che al contrario ci muovono, i nostri sentimenti e le nostre emozioni, forse allora saremmo in grado di valutare davvero ciò che è meglio per noi. 

Prendersi il tempo per dare la possibilità alla vita – alla strada per noi – di manifestarsi, senza pretendere di conoscere subito la risposta; prendersi il tempo di sentire in profondità, di stare all’ombra del fico a respirare la sua aria fresca, a giocare con i raggi del sole che ci cercano tra le sue foglie; prendersi il tempo di trovare la tenerezza dove sembra non esserci e la solidità ferma delle radici dove sembra mancare.

Affidarci a un tempo di attesa che fatichiamo a vivere, ma che è un dono del Padre per ciascuno di noi: uno spazio di cura in cui il Signore alimenta il nostro cuore, concima la nostra vita in attesa che dia il suo frutto migliore.

Immagino

Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.

Rifletto sulle domande

In quale ambito della tua vita senti il bisogno di dover tagliare rami?

Per quale tempo di attesa chiedi sostegno al Padre oggi?

Quando ti è capitato di trovare vita tenera in una situazione che a un primo sguardo non credevi fosse per te?

Ringrazio

Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi…
Recito un “Padre nostro” per congedarmi e uscire dalla preghiera.

Martina Pampagnin

Fonte:https://getupandwalk.gesuiti.it/