Domenica 8 Giugno (SOLENNITA’ – Rosso)
DOMENICA DI PENTECOSTE – MESSA DEL GIORNO (ANNO C)
At 2,1-11 Sal 103 Rm 8,8-17 Gv 14,15-16.23-26
La Liturgia di questa domenica ci conduce all’apice del cammino intrapreso nel Tempo Pasquale: la Pentecoste! Tale evento è strettamente legato alla Pasqua e i due avvenimenti non possono essere separati.
Nei cinquanta giorni a partire dalla Risurrezione, gli Apostoli hanno vissuto l’esperienza di entrare in familiarità con il Risorto. Tuttavia, l’incontro con Gesù che dona loro la sua pace, che mangia con loro, che mostra le sue piaghe… (cfr. Lc 24,36-43; Gv 20,19-29; 21) non li ha liberati del tutto dalle loro paure e incertezze. Essi rimangono imprigionati nei loro schemi di pensiero, tanto che tentano di ritornano a ciò facevano prima dello «stare» con il Maestro: ed è proprio Pietro a dire «Io vado a pescare» (Gv 21,1-14).
Hanno capito chi è Gesù, ma non riescono ancora a vivere in conformità con quello che hanno compreso. È lo Spirito che consentirà loro di raccogliere l’eredità di Gesù: trasformerà le loro esistenze, li farà uscire dai loro rifugi proiettandoli verso nuovi orizzonti di vita, li farà diventare «testimoni di Cristo», proclamando che, morto per i nostri peccati, ha vinto la morte ed è risorto per ricondurci al Padre.
La trasformazione che lo Spirito Santo ha compiuto negli Apostoli, la opera anche nelle nostre vite. Anche noi, che facciamo esperienza di toccare ed essere toccati dal Risorto attraverso la sua Parola e l’Eucaristia, abbiamo bisogno dello Spirito Santo, perché la nostra vita divenga annuncio di speranza e pace: questa spinta esistenziale è opera Sua!
La Terza Persona della Trinità ci plasma; ci fa dono di una vita spirituale, realizzando il continuo passaggio dalla morte alla vita. In questi cinquanta giorni ci siamo allenati a vivere costantemente immersi nel mistero pasquale, morendo al nostro io per risorgere a vita nuova. La vita spirituale, cioè «la vita secondo lo Spirito», ha esigenze che sono contrarie a quanto vuole la «carne», la quale preme per scelte autoreferenziali e edonistiche, e orienta a vivere la relazione con Dio da schiavi e servitori, non certo da figli (cfr. Rm 8,8-17).
Lo Spirito Santo come ha spinto gli Apostoli fuori dal Cenacolo in cui si erano rinchiusi, così spinge noi fuori dal nostro egoismo, dai nostri parametri di valutazione, dalle nostre prigioni esistenziali, per imparare ad incontrare l’altro, ad amare, a saper esprimere nella nostra vita che l’incontro con il Risorto ci rende liberi.
Tutti abbiamo bisogno della Pentecoste, cioè di un cambiamento vero del cuore, per sconfiggere il male dentro di noi e per trasformare la qualità delle nostre relazioni, cosa possibile perché «l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5).
La Pentecoste ci fa entrare nel tempo di Dio, facendoci scoprire figli amati e fratelli universali. L’azione dello Spirito, con i suoi doni, ci fa vivere da figli di Dio, in una unione armonica tra fede e azione, perché la nostra vita sia un Vangelo vivente.
Nella prima lettura siamo stati invitati a contemplare lo Spirito Santo che ha fatto irruzione nel luogo in cui gli Apostoli si trovavano tutti insieme (At 2,1-11). È il giorno in cui viene annullata la dispersione di Babele (cfr. Gn 11,1-9): tutti i popoli, nella loro diversità, sono raggiunti dall’annuncio delle “grandi opere di Dio” fatto dai Servi del Signore.
Il Vangelo di Giovanni ci consente di andare ancor più in profondità e ci mette in contatto con lo Spirito Santo e la sua azione. Lo Spirito Santo ha aiutato gli Apostoli a riportare alla memoria tutto ciò che Gesù aveva detto loro. Il ricordo richiama l’esperienza che hanno vissuto con Gesù a 360°. Imparano a ripensare a quando e come Gesù ha detto quelle parole; ai luoghi, circostanze, risonanze che quelle parole suscitano nell’oggi. È implicato tutto il mondo del non-detto, che rientra come parte costitutiva di una relazione: quali pensieri hanno mosso quelle parole? Quali sentimenti hanno suscitato? Un esempio concreto lo offre la pagina evangelica dei discepoli di Emmaus: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?» (Lc 24,13-53). Possiamo chiederci quale boomerang interiore avrà prodotto lo Spirito Santo negli Apostoli, ricordando loro tutto l’evento di Cristo.
Attraverso il Battesimo, si ripete per noi un’analoga esperienza. Lo Spirito Santo, che abita nei nostri cuori e rimanere con noi per sempre annullando le barriere spazio-temporali, si fa presente nella nostra storia; il suo insegnamento e il fare memoria sono le due vie attraverso le quali ci fa crescere nella vita spirituale.
È importante, perciò, lasciarci guidare dallo Spirito nell’approfondire e interiorizzare i contenuti di fede, cioè la rivelazione che si è pienamente compiuta con Cristo.
La memoria assolve un ruolo fondamentale nel nostro cammino di conversione, perché coinvolge l’aspetto più esperienziale e affettivo della nostra vita. Dovremmo sempre poter custodire nella memoria del cuore gli incontri con il Signore, gli appuntamenti importanti che hanno lasciato traccia nella nostra vita; a questi dobbiamo ritornare, per attingervi forza e consolazione nei momenti più faticosi. Rintracciare nella nostra vita il filo rosso dell’azione di Dio a nostro favore, ci aiuta ad entrare in una dimensione grata dell’esistenza: riconoscere come il Signore ci è stato accanto, ci apre alla fiducia, rendendo sempre più confidenziale il rapporto con Lui. Alla luce dell’amore di Dio che ci abbraccia, possiamo accogliere quanto ci viene proposto da Lui.
È molto importante il legame che intercorre tra amore, parola e comandamenti. L’osservanza delle sue parole e di quanto ci chiede si può vivere solo all’interno di un rapporto d’amore. È l’amore il motore che spinge e motiva, perché l’obbedienza alla parola ascoltata diventi concretizzazione di quell’amore: proprio perché ti amo, metto in pratica la parola ascoltata.
Accogliere e vivere la Parola ci consente di «rimanere» nel Signore; e nutrendoci di Lui, Pane di vita, possiamo vincere ogni prova perché – come Gesù ci assicura – «colui che mangia me vivrà per me» (Gv 6,57).
Alcune domande per la riflessione:
- Conosco lo Spirito Santo? Quale posto occupa nella mia vita?
- Vivo una relazione familiare con lo Spirito Santo? Sono abituato a pensare e a pregare con Lui?
Fonte:https://www.figliedellachiesa.org/it
