Don Paolo Zamengo “Corpus Domini”

Domenica 22 Giugno (SOLENNITA’ – Bianco)
SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO (ANNO C)
Gen 14,18-20   Sal 109   1Cor 11,23-26   Lc 9,11-17

Anche il mistero del Corpo e del Sangue del Signore ha bisogno di spazi
aperti. Anche questo mistero che ogni domenica celebriamo, ha subìto una
sorta di restrizione. “Corpus Domini”, il Corpo del Signore, e si era
dimenticato il Sangue. Oggi diciamo: Festa del Corpo e del Sangue del
Signore.
Ma un’ulteriore restrizione era avvenuta facendo dell’Eucaristia una “cosa”
da ricevere. E così si era cancellata la Cena. Quando Gesù comandò: “Fate questo in memoria di me”,
intendeva dire: “Fate una cena”. Ci ha consegnato una cena. E, venendo meno l’immagine della cena,
avveniva un’altra restrizione: ognuno andava a prendere il suo pezzo di pane, come un’elemosina e poi
andava a mangiarselo per suo conto.
Strana cena dove, tanto più ti sentivi devoto, quanto più cancellavi la presenza degli altri. Gli altri
disturbavano. Ve la immaginate una cena o un pranzo, dove nessuno alza gli occhi sugli altri? Che festa
era?!
E ancora una volta ecco che la Parola di Dio, la Bibbia, allarga la visione, ci porta fuori dall’angustia delle
nostre restrizioni. Si dilata la nostra visione se leggiamo attentamente l’episodio di Melchisedek, re di
Salem, che offre pane e vino e benedice il Dio Altissimo, e benedice Abramo. Noi scivoliamo spesso su
questo episodio, nella frenesia di arrivare subito al mistero dell’Eucarestia, come se il gesto di Melchisedek
fosse una semplice prefigurazione dell’Eucaristia.
Immaginate invece quali spazi apre la Bibbia. Melchisedek è un sacerdote pagano e fa un gesto che
appartiene al sentimento religioso universale: offre pane e vino a Dio, benedice e condivide il pane e il vino
non solo con il suo popolo, ma anche con Abramo e la sua gente.
E la Bibbia non legge questo gesto come una ritualità pagana, come gesto senz’anima, come gesto vuoto,
ma come gesto abitato da una benedizione. La benedizione del sacerdote pagano sale il cielo. Proprio
quella benedizione data offrendo pane e vino, sale il cielo, ha accesso a Dio, l’Altissimo Dio, come dice :
“Benedetto sia il Dio Altissimo”, come dice Melchisedek.
E quel gesto, gesto di un sacerdote pagano, è colto come vero gesto di benedizione per Abramo, il padre
dei credenti. Pensate alla carica rivoluzionaria di questa pagina, che ritiene segno visibile della grazia
invisibile, il gesto benedicente di Melchisedek, re di Salem.
Penso che qualcuno oggi avrebbe qualche perplessità a vedere il Papa o un Vescovo benedetti da un
rappresentante di un’altra religione. E invece è bellissimo vedere l’Eucarestia dentro questa ritualità
diffusa, quella di un’offerta del pane e del vino, offerta che suona a benedizione a Dio e all’umanità.
E vedere il pane spezzato e il vino versato, memoriale del Figlio di Dio che si è consegnato fino all’atto
estremo dell’amore, la morte di croce, e vedere il pane e il vino dell’Eucarestia dentro questo rituale di
benedizione. Nel pane e nel vino benediciamo il Dio Altissimo, nel pane e nel vino siamo da lui, il Dio
Altissimo, benedetti.
Ricordiamo il Vangelo di Luca: i pani e i pesci moltiplicati. Anche questo brano potrebbe essere
prefigurazione dell’Eucaristia. Ma il brano ha una consistenza in sé, racconta lo sguardo di Gesù.. Gesù
potrebbe congedare le folle: aveva nutrito la loro anima. Ebbene per Gesù non esistono anime e corpi,
esiste la persona Gesù accoglie le folle, “accoglie” è il verbo. Il pane è il segno di Gesù che accoglie ciascuno
di noi, nella sua totalità.

Prendere il pane del Signore, pane dell’accoglienza, vuol dire aprirci ad accogliere l’altro, non per un pezzo
d’anima, ma come persona, nella sua totalità. “Accoglietevi gli uni gli altri” -scrive Paolo ai Romani- “come Cristo ha accolto voi” (Rm 15,7).