Domenica 27 Luglio (DOMENICA – Verde)
XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)
Gen 18,20-32 Sal 137 Col 2,12-14 Lc 11,1-13
Se dovessimo spiegare passo dopo passo il vangelo che abbiamo ascoltato oggi, non basterebbe neanche un mese.
Solo allo spiegare la preghiera del Pater ci vorrebbe più tempo.
Perché questa preghiera è unica in sé?
Innanzitutto perché è l’unica preghiera di Gesù. (Nel vangelo di Matteo la troviamo più completa).
Le altre preghiere che facciamo ogni giorno, (escluso i salmi) , sono preghiere che hanno scritto i santi, altre poi cambiate e arricchite col tempo, come l’Ave Maria.
Il vangelo di oggi inizia con la preghiera del Pater e poi , i vari paragoni che riporta Gesù, ci aiutano a comprendere la necessità del pregare.
La preghiera è un rapporto con Dio.
“La preghiera apre il cuore al Signore e quando lo Spirito entra dentro ti cambia la vita. Perciò bisogna pregare, per aprire il cuore e lasciare lo spazio allo Spirito”. (Papa Leone XIV)
Lasciarsi trasformare e vivere così quello che ripetiamo nel Pater: ” Padre, sia santificato il tuo nome”.
Santificare, dare alla vita il posto che Dio merita.
Solo ripetere la parola “Abba, Padre” è il tutto nella preghiera.
Cercare Dio “Quaerere Deum”, sempre.
Nella preghiera noi confidiamo e ci affidiamo alla Sua provvidenza.
“Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede, riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.”
In questa certezza di essere ascoltati, allora ci rivolgiamo sempre al Padre.
Quando siamo certi di una risposta, della sua provvidenza, il cuore si muove. L’uomo cammina quando è certo di una meta.
Ma come pregare?
È una domanda che spesso ci facciamo.
Rispondo con quello che insegnava Girolamo di Savonarola: ”La preghiera ha per padre il silenzio e per madre la solitudine”.
Cercare Dio, lasciando spazi nella vita quotidiana all’incontro con Lui.
La messa feriale e l’ adorazione eucaristica aiutano molto in questo.
Riprendendo poi la prima lettura, Abramo insiste e insiste perché ha a cuore il bene dell’uomo. Così è la preghiera di una comunità che ha a cuore il bene dei propri fratelli.
Sant’Agostino insegnava che pregare per gli altri è un modo per condividere le nostre gioie e dolori, per chiedere la guarigione e la salvezza per coloro che amiamo e per contribuire al bene comune. La preghiera per gli altri è un ponte che unisce le persone e le porta a Dio, rafforzando i legami di amore e d’amicizia.
Essere Chiesa, essere comunità in comunione, lo si è appunto nella preghiera.
Come diciamo se non: “Padre nostro!”
