Domenica 27 Luglio (DOMENICA – Verde)
XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)
Gen 18,20-32 Sal 137 Col 2,12-14 Lc 11,1-13
In questa pericope, Gesù ci viene incontro come maestro di preghiera e di vita. L’evangelista Luca ci parla sovente dalla preghiera di Gesù: è intensa e decisiva e attira l’ammirazione gioiosa dei discepoli che gli chiedono di insegnare loro a pregare. Questo dettaglio ci ricorda Chiara d’Assisi che “era vigilante in orazione in contemplazione sublime, in tanto che alcuna volta, tornando essa da la orazione, la sua faccia pareva più chiara che lo usato, e da la bocca sua ne usciva una certa dolcezza” (FF 3026), capace di suscitare nelle sorelle il desiderio di una preghiera assidua, vigilante e fiduciosa.
Nel Vangelo, Gesù consegna ai suoi discepoli la preghiera del Padre nostro che diviene uno dei cardini della nascente comunità cristiana. In questa manciata di versetti è racchiuso il segreto della preghiera di Gesù? Certamente no, ma queste parole ci insegnano con quale atteggiamento dobbiamo porci davanti a Dio, Padre di Gesù e Padre nostro.
Il primo movimento della preghiera è tutto rivolto verso l’alto: chiediamo la santificazione del Nome benedetto e glorioso e invochiamo la venuta del suo Regno. In fondo stiamo chiedendo al Signore di rivelarci una briciola del suo Mistero e di affrettare la sua rivelazione! Dopo queste audacissime richieste, Gesù ci insegna a supplicare Dio affinché entri nel tessuto ordinario della nostra esistenza, bisognosa di pane e di perdono, di liberazione e di pace. In queste invocazioni impariamo a conoscere il volto di un Dio eternamente chino su di noi, pronto a soccorrerci in ogni nostra povertà: egli è “il nostro Donatore, il Padre delle misericordie che ci colma dei suoi benefici” (cfr. FF 2823). Egli si prende cura di noi con sollecitudine e affetto, per noi egli apre la sua mano e ci sazia di beni. La seconda parte del testo ci offre un paio di esempi terreni in cui le richieste vengono esaudite: una persona bussa alla porta di un amico a notte fonda per chiedere un pane, un bambino chiede al papà qualcosa da mangiare e ambedue ricevono ciò di cui hanno bisogno. La parabola dell’amico importuno, propria di Luca, ci insegna la fiducia nell’esaudimento della preghiera: anche Dio si lascia disturbare da noi a ogni ora del giorno e della notte, quindi non deve venire meno la nostra perseveranza. La stessa logica guida anche il racconto del padre che esaudisce le richieste del figlio.Gesù, regalandoci la sua preghiera filiale, ci insegna che tutto può entrare nelle parole che innalziamo al Padre: il nostro desiderio di infinito e la nostra incolmabile sete di vita. Quindi, come poveri, spalanchiamo le nostre mani, certi di ricevere la misura scossa, pigiata e traboccante dello Spirito santo e vivificante! «Allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà:
“Eccomi!”» (Is 58,9)… Mendicanti di Dio, o cercatori,
alla vostra inquietudine
in gioioso sacrificio vi dono
la mia stessa fede, mio sangue:
condividendo il pane amaro
delle nostre solitudini.
(David Maria Turoldo)
Nadiamaria, sorella povera
del Monastero di Lovere (BG)
Fonte:https://federazioneclarisse.com/
