Domenica 3 Agosto (DOMENICA – Verde)
XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)
Qo 1,2;2,21-23 Sal 89 Col 3,1-5.9-11 Lc 12,13-21
Di Don Paolo Zamengo
Lungo il viaggio verso Gerusalemme sono molti gli incontri con
Gesù che viene provocato dalla proposta di un tale che lo
trascina in una questione spinosa: “Maestro, di’ a mio fratello
che divida con me l’eredità”. La brama, la cupidigia quando si
sono radicati nel cuore finiscono per alimentare conflitti, per
accecare gli occhi che non riescono più a vedere né i fratelli né il
prossimo.
Correre dietro al possesso delle ricchezze è un vero idolo che ci impedisce non solo di conoscere
Dio, ma anche una vita pienamente umana. Gli uomini sono facile preda di un’illusione: crediamo
che la gioia della vita ci venga da ciò che possediamo, dal denaro, dal prestigio e non da ciò che
siamo. Dobbiamo chiederci da che cosa ho vita e chi mi dà più vita.
Non dalle cose che ne hanno meno di noi, dalle cose che sono solo un momentaneo possesso.
Questo non significa che la cura dei beni su questa terra non conti niente. L’amore per i poveri o i
bisognosi è possibile solo per chi non considera importante il denaro, ma per chi considera
importanti le persone e la custodia della vita umana.
Purtroppo nella storia dei nostri giorni tocchiamo con mano che il dare troppo peso all’economia
ci porta ad essere più aggressivi e intolleranti con i poveri, con chi è diverso da noi, perciò siamo
angosciati e preoccupati di mettere al riparo ciò che abbiamo, di rendere per noi comoda la nostra
vita nel timore che alla fine non sarà più nelle nostre mani.
“La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante…..” .Gesù racconta la parabola
dell’uomo che fa di tutto per accumulare per sé e arriva a raggiungere il suo scopo e si sente
realizzato nel suo desiderio, soddisfatto, autosufficiente, sicuro di sé, fino a dire a se stesso: “Ora
riposati, mangia, bevi e divertiti!”. È un programma di vita nel quale il suo io diventa l’unico
soggetto: “Io farò, io demolirò, io costruirò, io raccoglierò, io dirò a me stesso!”. E tutto il resto è
accompagnato dall’aggettivo possessivo “miei e mio”.
In questa filosofia di vita non riusciremo nemmeno a intravvedere la possibilità della condivisione,
a leggere che l’abbondanza dei raccolti o delle ricchezze da noi accumulate, devono diventare
l’occasione per condividere quei beni con i poveri o con chi non ha avuto questa fortuna.
Quest’uomo è strabico perché sa vedere solo i propri beni, in una solitudine della quale non è
consapevole, accecato e preoccupato solo di difendersi.
I beni certamente hanno importanza se possono essere anche un mezzo per amare, per fare del
bene. Se la nostra vita dipende esclusivamente da ciò che abbiamo siamo nel punto sbagliato
perché arriverà il momento in cui lasceremo tutto: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la
tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. L’uomo ricco della parabola è chi non sa dare
una risposta a chi gli chiede conto della sua vita.
La sapienza con cui Gesù ci chiede di vivere il nostro oggi sta nell’imparare a rispondere a Dio della
propria vita, scoprendo che in fondo ogni giorno è l’ultimo perché unico e irrepetibile e dobbiamo
vivere con la leggerezza di sapere che uno solo sarà̀ il giudice e una sola la vera ricchezza quella
che si cristallizza nel bene compiuto, nella condivisione di quello che abbiamo e siamo.
Quando incontreremo Colui che Dio ha costituito giudice e mediatore, allora sarà evidente la
realtà della nostra vita e se abbiamo tenuto conto o meno della volontà di Dio che tutti gli uomini
siano fratelli. Chi ha accumulato per sé con un folle egoismo, chi non si è “arricchito presso Dio”,
nella condivisione dei suoi beni, sarà nella solitudine eterna.
Gesù che da ricco si è fatto povero per arricchire noi con la sua vita e con il suo amore, ci mostra la
bellezza di una vita che non trattiene nulla per sé, nemmeno della sua vita di cui ci fa partecipi nel
dono.
Allora anche se la sua vita è spezzata sul legno della croce, se sembrerà sprecata, sarà un vita
solidale fino in fondo con ogni uomo con cui vuole condividere tutto ciò che ha ricevuto dal Padre.
Solo così avrà saputo essere dono capace di generare altra vita per tutti, nella grazia di essere vita
per il mondo.
