Don Luciano Labanca”La lotta del cristiano”

Domenica 24 Agosto (DOMENICA – Verde)
XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)
Is 66,18-21   Sal 116   Eb 12,5-7.11-13   Lc 13,22-30

Di Don Luciano Labanca 🏠

Nel brano di questa domenica, Gesù ci sorprende con una risposta che non indulge a rassicurazioni facili. Alla domanda – così umana – di un tale: “Signore, è vero che sono pochi quelli che si salvano?”, Egli non offre una statistica celeste, ma lancia un invito urgente, un comando personale: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta”. Il termine greco originale – agonízesthe – non è un semplice “sforzarsi”, ma rimanda alla lotta, alla competizione, alla fatica dell’atleta e del combattente. La vita cristiana, ci dice Gesù, non è una tranquilla passeggiata religiosa, ma un cammino di conversione reale, impegnativo, spesso doloroso, ma pieno di senso e di speranza. La “porta stretta” non è un’immagine moralista, né un invito al perfezionismo. È Cristo stesso. È l’accesso alla Vita vera, quella che nasce dal Vangelo vissuto fino in fondo, senza compromessi. Non si entra nel Regno per abitudine, per etichetta religiosa, o per presenza in chiesa. Gesù è chiaro: non basta averlo incontrato superficialmente, ascoltato per dovere, o anche ricevuto sacramentalmente, se il cuore non si lascia trasformare dalla sua grazia. Ciò che conta è la giustizia del cuore, cioè quell’amore autentico per Dio e per il prossimo che fa di un uomo o una donna un discepolo vero. “Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia”: queste parole dure ci ricordano che la fede non può essere disgiunta dalla vita. L’Eucaristia che riceviamo deve diventare carità concreta, perdono, fedeltà, umiltà, verità. Eppure, nel rigore evangelico di questa pagina, si apre anche una luce di grande speranza: il Regno è aperto a tutti i popoli, a chiunque voglia accogliere l’invito, a chi si lascia educare, anche attraverso le prove e le sofferenze, alla logica dell’amore. Il Signore non chiede la perfezione moralistica, ma un cuore disponibile, sincero, pronto a lasciarsi correggere, riplasmare, condurre. Ecco allora le domande vere, quelle che il Vangelo ci consegna oggi: sto davvero lottando per entrare nella porta stretta? La mia fede incide sulle mie scelte concrete? Vivo le difficoltà della vita come occasioni per crescere nella fiducia in Dio? Non siamo soli in questa lotta. Cristo ha già percorso per primo la via stretta, fino alla croce. Ora ci attende, con amore, ma nella verità. E ci dice: “Seguimi”. Sta a noi decidere se farlo sul serio.

Bene-dire (a cura di Mons. Francesco Diano)

«Parlando del regno di Dio, Gesù dice: «Entrate per la porta stretta» (Mt 7,13). Forse si potrebbe ribadire la stessa cosa a proposito di una fedeltà “amorevole e amorosa”. Assai di frequente, ai nostri giorni, si sente ripetere da parecchie persone che la loro scelta di amare è quella sì di stare insieme, ma… “finché dura e finché piace”, per rispettare la reciproca libertà. Come immaginare, in questo contesto, impegni a lungo termine, adesioni che non siano selettive e parziali già in partenza, appartenenze che non siano a loro volta multiple, per avere sempre a portata di mano la scappatoia necessaria? Eppure è fondamentale riaffermare che la fedeltà, pur essendo come la “porta stretta” dell’amore, ci apre a un immenso cammino di libertà. Non stiamo parlando di una fedeltà che cade presto nelle pastoie della ripetitività e della monotonia relazionale, ma di quella “fedeltà creatrice”, ispirata, innovatrice, carica di una vitalità e di una fecondità limpide e pure come l’acqua di una sorgente di montagna. Una simile fedeltà non è solo utopia o sogno; è possibile credere che nell’amore vero non ci si ripete mai e che si possono percorrere sentieri nuovi di relazione e tracciare piste esistenziali prima mai intraviste» (N. DAL MOLIN, Il mistero di una sceltaGiovani e vita consacrata, Milano, Paoline, 2006, 57).

Preghiera

Signore Gesù, Figlio di Dio e Sapienza del Padre, Verbo fatto carne e splendore della gloria, tu ti sei avvicinato a noi, venendoci incontro e invitandoci alle nozze della chiesa con Dio, Padre di tutti. Che il nostro amore domandi, cerchi, raggiunga e scopra la tua sapienza e permanga sempre in ciò che ha scoperto. Oggi desideriamo evocarti e pregarti con le parole evangeliche: «Beati gli invitati alla mensa del Signore», cioè: «Beati gli invitati al banchetto di nozze dell’Agnello» (Ap 19,9), o con quelle di sant’Agostino: «Tutta la durata del tempo è come la notte, nel corso della quale la chiesa veglia, con gli occhi della fede rivolti alle Sacre Scritture come a fiaccole che risplendono nel buio, fino alla venuta del Signore». Affidiamo tutti insieme, con fede e umiltà, un desiderio alla generosità del nostro Dio: che tutti noi, che viviamo nella fede e siamo nell’attesa della pace sabbatica, possiamo ritrovarci un giorno riuniti nel tuo Regno, nel banchetto eterno, e che nessuno resti fuori da quella misteriosa porta, là fuori «dove c’è pianto e stridore di denti». Allo stesso modo, possa tu, o Signore, quando verrai, trovare la tua chiesa vigilante nella luce dello Spirito per risvegliarla anche nel corpo, che giacerà addormentato nella tomba. Amen.