Alessandro Cortesi Commento XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

Domenica 7 Settembre (DOMENICA – Verde)
XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)
Sap 9,13-18   Sal 89   Fm 1,9-10.12-17   Lc 14,25-33

Di Alessandro Cortesi 🏠

Cosa significa essere discepole e discepoli di Gesù? Cosa implica per la vita? Sono domande al centro della pagina del vangelo a cui è data risposta in forma negativa: “se uno non mi ama più di… non può essere mio discepolo… colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me non può essere mio discepolo… chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo”. Trasposte in forma positiva sono un appello ad amare di più, a vivere ogni momento della vita come dono, a concepire ciò che si ha come bene da condividere. 

Gesù ha chiamato uomini e donne a seguirlo e a loro ha posto un invito: la sua strada poteva diventare la loro strada di vita. Chiede di porre i passi sui suoi, di intendere la vita nel condividere il suo sogno di annuncio del regno di Dio, non solo in modo provvisorio ma investendo l’esistenza.

E’ importante cogliere il desiderio di Gesù di radunare una comunità attorno a lui nel seguirlo: essere discepoli significa mettersi in cammino e condividere la strada che Gesù apre, insieme con lui e nella relazione con altri. Seguire non è questione di un momento né si può fissare in una dimensione statica, ma implica ogni giorno ricominciare, ripartire, rimanere in ascolto.

Nelle richieste che Gesù pone si può cogliere un profilo di colei e colui che segue. Chi viene a lui è chiamato a  amare in modo particolare, al di sopra di altre relazioni. Il termine ‘odiare’ qui usato da Luca contrasta con l’intero insegnamento di Gesù riguardo all’amare non solo i vicini e gli amici ma anche i nemici. Inoltre nella sua predicazione egli aveva chiaramente richiamato il dovere di fare attenzione ai rapporti familiari prima e al di sopra di un culto separato dalla vita (Mt 15,3-6). L’uso di questo termine così forte proviene dall’assenza nelle lingue semitiche del modo di dire ‘amare di meno’: è quindi usato il verbo ‘odiare’ per indicare ‘se uno ama di meno’. Il primo tratto di chi segue Gesù è quello di un amore grande che coinvolge l’esistenza.

Gesù poi chiede di ‘portare la croce’: è immagine che racchiude l’intero cammino di Gesù, come dono e di condivisione. Gesù ha amato sino alla fine, facendo anche della morte il momento in cui dare amore contrastando la violenza e l’ingiustizia. La croce non è indice di sofferenza ma di dono e servizio. In particolare per Luca portare la croce ogni giorno significa far proprio lo stile di Gesù nel quotidiano.

Sono poi indicati due paragoni, la torre da costruire e la guerra da preparare, riferimenti tratti dalla vita. Con l’uso di questi esempi Gesù pone una esigenza di radicalità. Seguirlo è scelta importante e richiede di soppesare bene ciò a cui si va incontro: esige una valutazione non superficiale delle proprie forze, ma soprattutto conduce ad affidarsi a Dio che solo può accompagnare a vivere ciò che va oltre le forze umane. E’ un cammino che richiede tutte le energie della vita e investe anche il rapporto con i beni materiali: rinunciare ai beni è esigenza di un rapporto nuovo con le cose stesse per scoprire l’unica vera ricchezza: il rapporto con Gesù e il regno di Dio.

Seguire Gesù apre un nuovo modo di intendere le relazioni: il breve biglietto di Paolo a Filemone, suo amico a cui era fuggito uno schiavo (Onesimo) indica questo cambiamento: Onesimo era uno schiavo e Paolo lo ha conosciuto in carcere. Ora chiede al suo amico Filemone di riaccoglierlo nella sua casa non più però come schiavo ma come un fratello. Seguire Gesù apre a scoprire relazioni nuove di fraternità nella linea dell’accoglienza: “accoglilo come me stesso”.

Alessandro Cortesi op