Padre Paolo Berti“Lo zelo per la tua casa mi divorerà”

Domenica 9 Novembre (FESTA – Bianco)
DEDICAZIONE DELLA BASILICA LATERANENSE
Ez 47, 1-2.8-9.12   Sal 45   1Cor 3,9-11.16-17   Gv 2, 13-22

Di Padre Paolo Berti🏠home

Questa festa ha il significato di celebrare il momento nel quale la Chiesa poté esprimere pubblicamente, dopo la feroce persecuzione di Diocleziano, il suo culto a Dio in Cristo Gesù.
L’editto di Milano del 313 era una vittoria della fede cristiana, anche se l’editto si esprimeva nei termini di una coesistenza nell’impero anche dei culti pagani. La coesistenza si traduceva in calma sociale in fatto di religione dando così spazio all’evangelizzazione. I beni dei cristiani confiscati da Diocleziano vennero restituiti e Costantino donò l’area con annesso palazzo dove venne costruita la basilica Lateranense, la sede della cattedra di Pietro.
Non sappiamo quale rituale papa Melchiade componesse per l’occasione, ma con certezza guardò al rituale della consacrazione della tenda del convegno e degli arredi. Probabilmente fece anche un rito di lustrazione, mutuato dal fonte battesimale, per purificare l’edificio dalla caducità presente nell’operare umano dopo il peccato. Poi, indubbiamente, consacrò la mensa-altare con il crisma (unguento), cioè con olio profumato con essenze pregiate, secondo quanto avvenne nella consacrazione della tenda nel deserto. Se il rito di lustrazione era rivolto a sottrarre l’edificio dall’impronta della caducità, l’unzione col crisma consacrava l’altare ad essere il luogo del sacrificio. Circa le pareti della chiesa l’unzione venne praticata  in epoca più tarda. La dedicazione quindi procedette con la celebrazione Eucaristica, supremo e basilare fulcro della dedicazione.
Ne emerse uno spazio sacro ben diverso da quello dei templi pagani, che erano lo spazio di una divinità, confinante o meno con altri spazi di altre divinità, nella concezione di un mondo eterno, cioè non creato, ma sussistente di per sé; segnato dai mali, ma non dipendenti dall’uomo bensì dagli dei in lotta tra di loro e dal Fato che conduce gli uomini dove vuole, sorpassando sempre la loro libertà.
Lo spazio della basilica è invece uno spazio che accoglie un tempio fatto di pietre vive, costituite tali dall’unione con Cristo nel dono dello Spirito Santo, inabitante nel cuore dei cristiani; è uno spazio non fatto per creare un’isola di separazione invalicabile dalle realtà terrene, ma come un luogo che è una fontana da dove procede acqua viva per irrigare la terra con tutte le sue realtà umane (Cf. Ez 47,1s), per renderla nuova, per renderla giardino della Redenzione (Cf. Is 41,18; 43,19; 55,13; 65,25). Altresì, è il luogo dove tutto l’agire umano viene presentato a Dio affinché in Cristo Dio lo benedica.
La basilica non è il luogo della stasi, ma il luogo del recupero e potenziamento delle forze nel cammino verso Cristo (Cf. 1Re 19,6). Non è il luogo della rottura con il mondo, bensì il luogo della rottura con il peccato che rende cupo il mondo, dandogli quella connotazione negativa che tutti conosciamo. Non è il luogo della segregazione dal mondo, ma certo della radicale separazione dal peccato. Non è luogo della sosta apostolica, poiché nella celebrazione Eucaristica viene resa testimonianza al mondo: “Annunciamo la tua morte Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta” (Cf. 1 Cor  11,26).
Così nelle chiese, attorno all’altare, si plasma un popolo che attua nel mondo il programma evangelico di “ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose” (Ef 1,10). Bisogna innanzitutto liberare le cose, cioè l’agire umano nella creazione, attraverso il lavacro della verità (Gv 15,3), e quindi ricondurle a Cristo con l’unzione della carità. Così si attuail giardino delle Redenzione, che va conseguito e coltivato con la perseveranza nel bene e con l’accettazione delle croci; si, poiché il giardino della Redenzione ha come albero di vita la croce dove pende il frutto che si deve mangiare per vivere (Gv 6,53). Nel giardino della Redenzione, che per sua natura vuole essere in espansione continua e in sempre più stupenda fioritura, sono presenti degli inviati del Signore, quali punti forti di luce. Sono i sacerdoti e i religiosi, che hanno ricevuto gli uni il dono del ministero sacerdotale, gli altri di additare agli uomini, con la loro consacrazione e la loro  vita comunitaria, i beni più intimi del Vangelo. Entrambi hanno il dono di seguire Cristo da vicino, ma non solo per se stessi, perché essi hanno il compito di essere in mezzo ai laici ruscelli che dissetano, pronti ad alimentare se stessi con le ricchezze di cui sono portatori i laici. Mentre si affiancano a loro rispettando e promuovendo le loro prerogative di gestire le realtà temporali, ricevono da loro continuamente lo slancio all’agire quotidiano nella concretezza delle cose, cercando di ricondurre a Cristo tutte le cose.
Nel giardino della Redenzione non mancano frutta, pane, vino, case, strade, ferrovie, fabbriche, laboratori, università, centri commerciali, ospedali anche, ma non è questo ciò che costituisce più propriamente il giardino, non è tanto in ciò l’ombra riparatrice del giardino, la sua frescura, i suoi profumi, la sua bellezza, ma è nella bellezza delle relazioni tra gli uomini, promossa dal Cristo. E’ la comunione dei santi, stabilita da Cristo nella Chiesa; e i santi non possono essere esigua schiera per l’avvento sulla terra del giardino della Redenzione, bensì la maggioranza dei credenti. Da questa comunione procede la fertilità delle università, l’onestà dei mercati e il servizio dei centri commerciali, delle banche, l’impegno creativo e produttivo nel lavoro, la dolcezza negli ospedali, e così via.
Roma, al tempo della costruzione della basilica Lateranense, era una città di circa un milione di abitanti, una città monumentale fatta di marmi pregiati, con magnifici giardini, ma Roma non era un giardino dove l’uomo potesse indirizzare il cuore al Creatore, piuttosto un giardino di illusione poiché poneva in ciò che è contrario all’uomo il suo vanto (Rm 2,24s). La basilica Lateranense cominciò a rendere, pian piano, un giardino quella città. Di lì a pochi decenni, infatti, il numero dei cristiani a Roma raggiunse un terzo degli abitanti. Amen. Ave Maria. Vieni, Signore Gesù.