Suor Emanuela Francesca”DEDICAZIONE DELLA BASILICA LATERANENSE”

Domenica 9 Novembre (FESTA – Bianco)
DEDICAZIONE DELLA BASILICA LATERANENSE
Ez 47, 1-2.8-9.12   Sal 45   1Cor 3,9-11.16-17   Gv 2, 13-22

Di Suor Emanuela Francesca – Monastero di Lovere (Bg)🏠home

Celebriamo in questa domenica la festa della Dedicazione della Basilica Lateranense. La sua importanza sta nel fatto che, dopo il riconoscimento del cristianesimo come religione di Stato, nel IV secolo, fu la prima cattedrale del mondo, dedicata al Salvatore e insieme, come co-titolari, i due san Giovanni, il Battista e l’evangelista. Qui venivano celebrati i battesimi nella notte di Pasqua e ospitò le sessioni di cinque grandi concili ecumenici. Viene considerata la chiesa-madre, chiamata a “presiedere alla carità”, come afferma sant’Ignazio di Antiochia.

Ci troviamo dunque a commentare l’episodio di Gesù al Tempio di Gerusalemme narrato dall’evangelista Giovanni al capitolo 2. Gesù sale a Gerusalemme, entra nel Tempio e davanti a quello che trova inizia a fare dei gesti: “fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi”, dice delle parole: “Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!”. Ė il modo di agire e di parlare tipico del profeta

Il profeta, mosso dallo Spirito, parla a nome di Dio. E cosa dice Gesù a nome Suo? Quello che hanno detto tutti i profeti: che Dio non ha bisogno dei sacrifici ed è stanco dei mercati religiosi! Gesù dice basta! alla fede che usa Dio per curare i propri affari! Gesù dice basta! alla presunzione di conoscere Dio e di averlo rinchiuso nei recinti di una religiosità opprimente.

Tutto sembra scivolare via dagli orecchi dei Giudei, ma quel “Padre mio” non sfugge e ne chiedono conto: “Quale segno ci mostri per fare queste cose?”, come a dire: “Se Dio è tuo padre, mostracelo!”. La risposta di Gesù è enigmatica, parla del tempio che verrà distrutto e dopo tre giorni risorgerà, e i Giudei non comprendono. Saranno i discepoli, dopo la sua Pasqua, a comprendere che “egli parlava del suo corpo”.

Il suo corpo! Ė giunto dunque il tempo di conoscere Dio attraverso il corpo di Gesù. C’è una forza sovversiva nel Vangelo. Ė sovversivo rovesciare quello che “si è sempre fatto così”, quello che ha dato sicurezza e certezze, ma ancor più sovversivo è proporre il segno di un corpo fragile, bisognoso, al posto di un Tempio saldo, imponente, divenuto un sicuro mercato. Del resto, l’evangelista Giovanni lo aveva già annunciato all’inizio del suo vangelo: “Il Verbo di Dio fatto carne e venuto a porre la sua dimora in mezzo a noi! Non è un accidente il corpo di Gesù: è la vera sovversione del vangelo e il vero segno dato alla fede. Perché nel corpo di Gesù i discepoli hanno ascoltato, hanno visto, hanno toccato quel Dio che nessuno ha mai visto e hanno conosciuto la potenza dell’amore che sopravvive ad ogni cosa, anche alla morte. “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere!”. 

Potremmo essere dispiaciuti per l’interruzione della liturgia della Parola domenicale a favore della celebrazione di un tempio, di un edificio. Il vangelo ci ha mostra quanto questa festa sia cristologica: celebriamo il corpo di Cristo crocifisso e risorto come l’unico vero tempio nel quale pregare il Padre con fiducia di figli e ricevere gratuitamente dal suo amore vita e salvezza.

Celebrare il corpo di Cristo è ciò che rende questa festa anche ecclesiologica. Nella seconda lettura tratta dalla 1Cor 3,9ss è chiaro che è l’assemblea dei battezzati a rendere santo il luogo, non il contrario, e questo perché sono ormai i battezzati il corpo di Cristo. Lo dice sempre san Paolo in questa lettera: “Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. 13Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo… Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ognuno secondo la propria parte“ (1Cor 12,12-13)

Siamo dunque noi il corpo del Vivente, il corpo che può mostrare la potenza dell’amore.
Si dice che sia tempo di ripensare la fede cristiana, la fede della Chiesa, che sia il tempo del cambiamento.
Anche per noi, come per la gente nel Tempio di Gerusalemme, la vera sovversione è il corpo di Gesù.
Ripartire da quel corpo ci farà ritrovare il senso, il valore e il destino della nostra umanità.
Perché la fede cristiana, la fede della Chiesa, o è un’esperienza umana e umanizzante o non è.