Domenica 23 Novembre (SOLENNITA’ – Bianco)
XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)
Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo
2Sam 5,1-3 Sal 121 Col 1,12-20 Lc 23,35-43
Di Piero Lamazza SJ🏠home
Almeno tu nell’universo
Mia Martini
Avete presente quando in un film la telecamera inquadra prima un panorama, poi della gente e poi dei singoli personaggi? Ecco, è proprio quello che succede in questa scena. Popolo, capi, soldati, uno dei condannati che bestemmia e poi colui che, insieme a Gesù, è protagonista di questa scena, colui che la tradizione ha chiamato Disma, passato ai posteri come “il buon ladrone”.
Ma sarà stato davvero buono di suo? E cosa ci sarà stato nella sua storia?
Da quello che sappiamo, è un colpevole, nonché reo confesso, condannato a un supplizio che gravava solo sui peggiori criminali, una pena che è la consacrazione di un fallimento esistenziale.
Cosa c’è nel suo passato? Violenza, dolore, difficoltà? E come avrà considerato gli altri? Vittime, carnefici o complici?
Crimine dopo crimine, all’orizzonte si staglia un tribunale che non ha clemenza, che sceglie per Disma il massimo della punizione: la pena capitale.
In tutto ciò, dov’è la bontà di quest’uomo? Si stenta a vederla, povero Cristo!, che vita sciagurata, quanto lontana dall’amore!
Ma, in un momento in cui avrebbe dovuto bestemmiare il mondo e Dio come fa l’altro condannato, cosa ha portato Disma a vedere in quello sgorbio che moriva accanto a lui un re? Forse la permanenza di Gesù nella pace a fronte degli insulti che riceveva? Forse il preoccuparsi della sorte delle donne durante la salita al Gòlgota? Forse le parole di perdono pronunciate a favore dei carnefici? Forse un qualche sguardo di Gesù, carico di simpatia, di vicinanza, nei suoi confronti?
La scritta “Costui è il re dei Giudei”, per quanto ne sappiamo, è l’unica frase su Gesù scritta durante la sua vita. Ma Disma ha fatto molto di più: ha chiamato Gesù “Gesù”, senza aggiungere né Maestro, né Signore, né altro, cosa unica in tutto il Nuovo Testamento, carica di inaudita confidenza, come unica è la loro relazione. A fronte dei tradimenti subiti, delle relazioni fallite, Disma sembra proprio dire a Gesù: «tu sei diverso!». Nei momenti dell’esecuzione della pena, quando Pilato ha già asciugato le mani e i discepoli sono lontani, Disma matura un’intuizione unica, uno slancio di benevolenza verso Gesù, slancio che rimane nel Vangelo e che trasforma un patibolo in un luogo di amicizia, già anticamera del paradiso.
Non era buono, il nostro Disma. Era solo uno dei tanti dis-graziati della storia, che accanto alla grazia è diventato “buono”, è stato trasformato dall’amore di Gesù in colui che è con Gesù. E per sempre. E in tutto ciò c’è molto di più della bontà di un ladro.



