Don Paolo Zamengo”Il segno dell’Emmanuele”

Domenica 21 Dicembre (DOMENICA – Viola)
IV DOMENICA DI AVVENTO (ANNO A)
Is 7,10-14   Sal 23   Rm 1,1-7   Mt 1,18-24

Di Don Paolo Zamengo

“In quei giorni il Signore parlò ad Acaz”. I giorni di cui si parla
si collocano tra il 740 e il 728 a.C. e l’avvenimento che
domina questo periodo è l’invasione della Siria e della
Palestina da parte del re d’Assiria.
Inevitabilmente, il mio pensiero va al Libano, alla Siria, all’Iraq, all’Iran e allo Yemen, alla Palestina e a tutto il Medio Oriente, dove il terrore, le bombe, la
violenza, hanno devastato tutto e ridotto città e villaggi a cumuli di rovine, rovine di umanità.
Penso alla Striscia di Gaza dove hanno fatto il deserto e l’hanno chiamato pace! È puro oscuramento e abbruttimento della coscienza.

E mi viene spontanea la domanda, che cosa è rimasto dell’uomo, creato a immagine di Dio? Nello scacchiere mediorientale, ma anche tra le potenze che dominano il mondo, ancora non riesco a capire quali siano gli schieramenti, le alleanze, gli interessi, chi sia il nemico e chi l’alleato. L’unica
cosa che vedo con chiarezza è il massacro degli innocenti, di fronte ai quali i nostri Paesi fanno finta di non vedere, alzando muri e sprangando porte; e l’immorale commercio delle armi che ingrassa i venditori di morte.
La scelta di Acaz sarà carica di conseguenze, poiché la tutela del tiranno non mancherà di estendersi a tutta la vita del popolo, rivelandosi un abbraccio mortale. «Chiedi per te un segno dal Signore tuo Dio». Per Isaia non è semplicemente un’indicazione, ma l’inizio di ciò che si compirà
pienamente nel futuro. Ma Acaz si tira indietro, rifiuta di comprendere ciò che il Signore gli chiede.

Con la sua superficiale e presuntuosa religiosità si rende “insopportabile”: questo è il senso del verbo “stancare”.
«Il Signore stesso vi darà un segno. Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele». La “vergine” è la giovane regina, sposa di Acaz, che darà alla luce il suo figlio primogenito, il futuro re Ezechia. Nello spazio di un anno il regno di Damasco e di Samaria saranno
devastati, mentre la nascita di questo bambino verrà presentata come una testimonianza nuova e meravigliosa della protezione di Dio nei confronti della vacillante dinastia davidica e di tutto il popolo.

È il segno che Dio stesso offre a coloro che sanno leggere tutto nel frammento. La fede nelle promesse fatte alla dinastia di Davide sarà mantenuta ma con uno sguardo rivolto al futuro, oltre le tragedie del presente, in mezzo alle quali, per chi ha “l’occhio penetrante”, possono scorgere i segni che preannunciano il sorgere di un giorno nuovo.

“Così fu generato Gesù Cristo”. Per i cristiani, Gesù di Nazareth è il «segno» dato per noi da Dio stesso, «nato dal seme di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità».

Maria, promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme, si trova incinta per opera dello Spirito Santo. Quale fu la reazione di Giuseppe a questa notizia? Giuseppe “era uomo giusto”: così è scritto. Giuseppe è chiamato «giusto» non tanto per l’osservanza formale della Legge che autorizzava il divorzio in caso di adulterio, né per il fatto che si sarebbe mostrato ‘comprensivo’ di fronte a quello che appariva un evidente tradimento. Giuseppe è giusto perché non vuole passare per padre di un bambino che ha in Dio stesso la sua origine. Giuseppe è a conoscenza del mistero, per un verosimile avvertimento di Maria, di cui non dubita affatto.

“E non voleva accusarla pubblicamente”. E non voleva divulgare pubblicamente il fatto. “Pensò di ripudiarla in segreto”. pensò di ritirarsi in segreto. Se Dio stesso è entrato nella vita di Maria con tutta la sua potenza, a questo punto Giuseppe si ritiene fuori gioco: deve subito allontanarsi da una vicenda che non coincide più con i suoi progetti iniziali e che si rivela troppo alta per lui.
Sarà proprio il Signore a riprenderlo e a renderlo protagonista di una storia davvero incredibile:
«Non temere di prendere con te Maria, tua sposa… ella darà alla luce un figlio, e tu lo chiamerai Gesù». Si compie nella storia di Giuseppe quanto Isaia nei tempi antichi aveva annunciato: «Dio stesso ci darà un segno. Nascerà un bambino. Si chiamerà Emmanuele, Dio con noi».
In una storia tragica, Isaia ha saputo vedere un «segno» carico di futuro. Lo ha visto nella nascita di un bambino. Matteo ha visto nel figlio di Maria, nato dalla potenza dello Spirito e dall’umile disponibilità di una giovane donna, il segno definitivo dell’amore e della fedeltà di Dio.
E noi? Noi sappiamo chiedere «un segno dal Signore»? Sappiamo riconoscere, nella trama di una storia ancora intrisa di sangue, di tradimenti, di morte, «il segno dell’Emmanuele»?
Donaci, Signore, di saper vedere con il cuore.


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