Mons.Nunzio Galantino La tua grazia, Signore, ci insegni ad amare “oltre”

VII Domenica del Tempo Ordinario, 23 febbraio 2020

Lev 19,1-2.17-18; 1Cor 3,16-23; Mt 5,38-48

Due domeniche fa abbiamo ascoltato il discorso della montagna o delle beatitudini.
Chi non se n’è andato, scoraggiato da quel discorso, e continua a stare con Gesù, questi lo aiuta ad entrare concretamente meglio nel senso delle beatitudini … senza fare sconti! E Gesù, in questa Domenica, ci porta nel cuore esigente delle Beatitudini rivolgendoci inviti sufficienti per dover chiudere il Vangelo o almeno per sentirsi fuori gioco: «… porgere l’altra guancia … amare i nemici».
Il minimo che possa capitarci è considerare, queste, come norme valide per santi di professione e non per noi, gente normale.
Eppure la Parola di Dio è per noi! Essa continua sulla linea della scorsa domenica, nella quale Gesù non dava nuove norme, ma ci invitava a liberarci da una concezione moralistica del cristianesimo, ad essere persone che ospitano nella propria vita e nei propri progetti il Signore! Insomma ci invita ad essere «tempio di Dio».
Quale culto ci viene chiesto di celebrare in e attraverso questo tempio, che è la nostra esistenza? Non il culto a buon mercato delle opere esterne, ma il culto a caro prezzo della carità. Un culto verso il quale ci ha proiettato Gesù con quel suo «Ma io vi dico!»: un culto esigente, fatto di gesti straordinari ed insoliti.
É un culto del quale siamo tutti sacerdoti e che non sopporta distinzioni tra il dovuto ed il gratuito.
É un culto nel quale il perdono non è l’eccezione ma la norma; in cui nonviolenza anche quella verbale non è un atteggiamento ascetico ma uno stile quotidiano.
Ma se tutti facessero così dove andremmo a finire? – si sente dire! Se tutti facessero così finiremmo nel Vangelo!
Come nel Vangelo sono andate a finire le famiglie e le persone che, toccate nei loro
affetti più cari, hanno avuto il “coraggio di perdonare”.
Essere religiosi, nella logica del Vangelo di oggi, non è mettere più o meno in pratica delle leggi; è piuttosto stabilire e nutrire, attraverso un ascolto costante della Parola di Dio e un incontro continuo con lui nella preghiera, un rapporto di amore con Dio in Cristo.
È solo all’interno di questo rapporto d’amore che capiamo il senso di quanto oggi ci è stato detto!

Fonte:http://www.nunziogalantino.it/

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