Don Paolo Zamengo “Cosa dobbiamo fare?”

III Domenica di Avvento (Anno C) – Gaudete  (12/12/2021)

Vangelo: Lc 3,10-18 

Giovanni Battista è il protagonista anche del vangelo di questa domenica. Lui, uomo del deserto, è convinto che di fronte al disincanto del mondo che lo circonda, illuso dai falsi profeti, non resta  che prestare attenzione all’unica vita che ci è dato di vivere.

Cioè la vita quotidiana nella sua monotona ripetitività, in quella che si potrebbe chiamare la banalità del bene e trasformare la vita in un atto di speranza. Cogliendone  il valore, la dignità e le opportunità quali l’amore, l’amicizia, la solidarietà, la fedeltà, la sincerità e la partecipazione. 

E noi cosa dobbiamo fare?  Per… noi stessi, per chi ci passa accanto o ci urta, per chi inciampa, per chi è in lista d’attesa, per chi è in fila  agli sportelli al banco alimentare della Caritas, per la festa di Natale o  per chi non fa mai festa.

A chi gli chiede ‘cosa dobbiamo fare’, cioè a chi lo cerca, gente eterogenea ma simbolica di una umanità frammentata e disillusa, il Battista risponde offrendo proposte elementari, buone regole di convivenza, persino inviti alla moderazione. Vi sembra un vangelo al ribasso, meschino e banale? 

Il Natale  di Gesù vuole dirci che dobbiamo aspettare un evento, un mistero, capace di cambiare il mondo e invece, Giovanni Battista ci esorta a badare al nostro semplice quotidiano, al tran-tran monotono e ripetitivo di atteggiamenti e relazioni scontate ed elementari. 

Se un sussulto possiamo trovare nelle sue parole, è l’invito a immettere nelle relazioni personali un senso di giustizia più reale e concreta, più rigorosa ed equanime.  Gesti di bontà, di rispetto dell’acqua, dell’aria, della terra che calpestiamo e che ci alimenta; della parola data e dell’impegno promesso; rispetto del debito e del patto sottoscritto; rispetto di quanto appartiene ad ogni uomo: rispetto delle uguaglianze e delle aspirazioni di legalità e di solidarietà. 

Troppo poco, per essere cristiani? O abbastanza, per saper cogliere, proprio dentro la vita quotidiana, scelte e valori che sono tutt’altro che scontati?  Gesti indicatori di giustizia, di riequilibrio e di restituzione di beni ricevuti da Dio in comodato.

Come, ad esempio, la necessità per tutti di stare in piedi, non succubi e non esclusi; la disponibilità a lottare per la vita e a non sentirci padroni  ma servi  che accettano lo sforzo e la fatica di costruire e ricostruire, offrendo gioia e tenerezza là dove incontriamo oblio o offesa e tristezza. 

In altre parole, anche per Giovanni come per Gesù, il mestiere di uomo si impara soprattutto dentro il vivere quotidiano.