VII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (20/02/2022)
Lc 6,27-38
Parole scomode, improponibili, inaccettabili. Bisogna strappare questa pagina del vangelo o, almeno, cancellarla.
Ma poi queste parole ci prendono il cuore e ci rendiamo conto che proprio qui sta la differenza. “Se amate quelli che vi amano, che merito avete? E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi …anche i peccatori fanno lo stesso.
E se è su questa misura che si gioca la differenza tra l’essere figli del Padre o no, allora dobbiamo attraversare con attenzione queste parole. Perché Gesù non ci chiede l’esecuzione materiale di questi gesti come, per esempio, il porgere l’altra guancia.
Gesù non lo ha fatto quando una delle guardie, giudicandolo impertinente, gli diede uno schiaffo. Ma rispose: “Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?”
La reazione di Gesù è la chiave per interpretare il vangelo di oggi che non è un invito a una resa passiva di fronte all’ingiustizia. Gesù non tace, non subisce, è fiero nella difesa della sua dignità. Ma è anche mite! Non risponde con la violenza e non c’è ombra di rancore nelle sue parole.
Ma Gesù non predica la rassegnazione e non vuole che l’ingiustizia trionfi. Chiede un atteggiamento positivo, creativo, capace di toccare l’aggressore, di fargli ascoltare una domanda che egli non si pone. E la domanda è questa: “Perché mi percuoti?”.
Le parole di Gesù e il suo esempio sono di una attualità sorprendente. Ci chiede di andare oltre il criterio della reciprocità che oggi domina il mondo ma che finisce per restringere l’orizzonte al cuore. Io ti do a condizione che tu mi dai. È solo il contrario del “dente per dente, occhio per occhio”.
Mentre lo stupore fiorisce quando, per grazia, incontriamo chi agisce in nome della gratuità. Smentisce il proverbio che vuole convincerci che, per niente, nemmeno i cani muovono la coda. E che se uno fa qualcosa è perché ha un secondo fine. Ci incanta però chi fa le cose per la pura gioia di donarle. È la bellezza del mondo.
Gesù va oltre: “Amate i vostri nemici”. Non è facile e neppure romantico: è un cammino molto lungo e impegnativo. Come si fa? Da dove cominciare? Dobbiamo svincolarci dagli schemi, dai pregiudizi in cui abbiamo rinchiuso gli altri. Secondo il nostro istinto i nemici non hanno un volto, sono solo una categoria.
Il pericolo è di imprigionare l’altro in una categoria. Anche oggi abbiamo un lungo elenco di categorie: gli stranieri, i profughi, i vicini di casa, i non credenti. Ma c’è un’altra categoria che è subdola e strisciante. La conosciamo. Sono “gli altri”.
“Siate misericordiosi come il padre vostro”. Ma altre parole rimbombano nell’aria: parole di odio, di disprezzo, di insulto che distruggono il tessuto sociale. Allora a noi l’impegno di ricostruire la tela intrecciandola con i fili delle beatitudini. “Beati i miti, erediteranno la terra”.
Sull’esempio di Gesù i cristiani credono che solo la mitezza costruisce il mondo. La solidarietà umana e l’amore per l’altro è l’itinerario che va fino al sacrificio. Innaffiamo la terra perché i fiori crescano dovunque, belli nella loro varietà di colori e di profumi. Sarà un bel mazzo di fiori e una grande opportunità per tutti.
