III Domenica di Quaresima (Anno C) (20/03/2022)
Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.
1)In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato
aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. 2
Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete
che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? 3No, io vi dico, ma se
non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di
Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, io vi dico,
ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
- Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a
cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7
Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare
frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. 8Ma quello
gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il
concime. 9. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».
Collocazione del brano
Il nostro cammino di Quaresima in questa terza domenica, abbandona lo schema classico che lo
accomuna ai percorsi dell’anno A e B (vangelo delle tentazioni e Trasfigurazione), per seguire un suo
itinerario.
Il vangelo di oggi è l’inizio del capitolo 13, in cui Luca ci parla della predicazione di Gesù alla folla
mentre è in viaggio verso Gerusalemme. In questo brano si fa riferimento alla città santa, a Pilato e al
tema della morte. Sembra un anticipo della passione che si compirà a Gerusalemme. Il brano è
formato da due parti che pur avendo caratteristiche diverse, convergono sullo stesso argomento, la
conversione. Nella prima parte Gesù commenta un fatto di cronaca da poco avvenuto. Egli continua
poi con una parabola.
1
In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato
aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici.
Gesù stava parlando alla folla della necessità di valutare le cose e giudicare ciò che è più giusto fare.
Questo lo diceva per esortarli a riconoscere che il tempo è ormai giunto. Il tempo (kairos), il momento
decisivo della salvezza. In quello stesso tempo si presentano a lui alcuni a portargli la notizia di un
fatto molto grave. Pilato aveva fatto uccidere dei pellegrini provenienti dalla Galilea. Il fatto si può
situare durante il tempo pasquale, unico periodo in cui anche i laici potevano prendere parte ai
sacrifici nel tempio. Costoro potevano essere stati assaliti mentre salivano la collina del tempio
oppure se la menzione del sangue va presa alla lettera, essi furono uccisi durante il sacrificio. In
questo caso alla strage bisognava aggiungere anche il sacrilegio. Le fonti dell’epoca di Pilato non ci
parlano di un fatto del genere, però la cosa è verosimile, poiché conosciamo la crudeltà con cui
agivano i romani nelle terre da loro conquistate.
Perché questi alcuni, di cui non è precisata l’identità, hanno riferito questa notizia a Gesù? Poteva
essere un’informazione interessata, puntando sul fatto che anche Gesù era galileo: per suscitare in lui
una reazione ostile a Pilato, in modo da denunciarlo alle autorità. Oppure se questi alcuni fossero stati
dei farisei, ciò poteva implicare una domanda teologica sulla giustizia divina: visto che le disgrazie
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(nella mentalità del tempo) venivano lette come una punizione, come capire la morte di questi
pellegrini, proprio nell’istante in cui stavano mostrando la loro devozione a Dio?
Gesù come è suo solito esce dalla casistica e approfitta della notizia mettendola a servizio del suo
annuncio.
2
Prendendo la parola, Gesù disse loro: “Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i
Galilei, per aver subìto tale sorte? 3No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso
modo.
Gesù esclude che la morte di quei Galilei sia una punizione. Questa morte però deve servire da segno,
da avvertimento per i presenti, perché comprendano l’importanza del tempo che stanno vivendo. Essi
devono cogliere l’occasione che viene data loro dalla predicazione di Gesù e devono prendere
posizione, ossia si devono convertirsi.
4O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più
colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti
allo stesso modo”.
Gesù rincara la dose ricorrendo ora a un fatto puramente accidentale, e che quindi non prestava il
fianco a rivendicazioni politiche. La torre di Siloe doveva far parte del muro di cinta della città vicino al
canale di Siloe che portava l’acqua alle fonte di Ghilon fino alla piscina omonima nella parte sudorientale della città. Anche di questo fatto non abbiamo altre notizie. La risposta di Gesù è identica
alla precedente. Tutti sono peccatori e hanno bisogno di conversione. Non nel senso generico di
migliorare il proprio comportamento, ma nel senso radicale espresso dall’annuncio di Gesù: il Regno è
vicino.
6Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a
cercarvi frutti, ma non ne trovò.
L’insegnamento dei versetti precedenti viene ora illustrato con la parabola del fico sterile. Luca, nella
sezione del viaggio a Gerusalemme, accosta spesso le affermazioni di Gesù al racconto di una
parabola. L’immagine del fico, e più in genere dell’albero, è usuale nella Bibbia, spesso indica Israele.
Lo ritroviamo nell’episodio del fico maledetto (Mc 11,12-14.20-25). L’albero che non dà frutto si trova
anche nella predicazione di Giovanni Battista (Lc 3,9). Quindi qui l’allusione a Israele è chiara: il popolo
è come un fico che non dà frutti.
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Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne
trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”.
Il padrone afferma esplicitamente quanto detto nel versetto precedente: non ci sono frutti sul fico. I
tre anni non vanno intesi in senso simbolico, ma in senso pratico. Un albero può anche non dare
frutto per un anno, ma se non lo da per tre anni è proprio diventato sterile. Con la sua presenza rende
improduttivo il terreno (questo è il senso di katargein, rendere inutile, inefficace la terra). Quindi è
meglio tagliarlo!
8Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò
messo il concime. 9
Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».
All’albero viene concessa una tregua di un anno e una cura specifica, un ultima chance. Se porterà
frutto in futuro, bene, altrimenti sarà tagliato. La parabola non ha bisogno di spiegazione. Riflette la
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visione di Gesù: Israele, nel suo complesso è lontano da Dio. Dio gli offre attraverso il ministero di
Gesù una possibilità di riconciliazione. Questo è il tempo decisivo prima della venuta finale del Regno,
l’anno di grazia di cui Luca parlava già nel cap. 4. Anche per noi è tempo di portare frutto
convertendosi alla misericordia, e rivolgere il cuore verso i poveri, verso tutti coloro che attendono
una parola di salvezza.
Meditatio
- Capita anche a me di pensare che se qualcuno è colpito da disgrazie o malattie, queste siano
una punizione per i suoi peccati? - In cosa dovrei convertirmi?
- Ma cosa dovrei fare per dare davvero frutto?
Preghiamo
(orazione per la III domenica di Quaresima)
Padre santo e misericordioso, che mai abbandoni i tuoi figli e riveli ad essi il tuo nome, infrangi la
durezza della mente e del cuore, perché sappiamo cogliere con la semplicità dei fanciulli i tuoi
insegnamenti, e portiamo frutti di vera e continua conversione. Per il nostro Signore Gesù Cristo… - Fonte:https://www.matrisdomini.org/
