Wilma Chasseur “ABITATI DALLA GLORIA DI DIO”

Liturgia: Ap 7, 2-4.9-14; Sal 23; 1Gv 3, 1-3; Mt 5, 1-12

La festa di tutti i Santi ci ricorda le realtà ultime e il destino futuro che ci aspetta. La prima lettura ci mostra la grande visione di Giovanni: quella “moltitudine immensa che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua… “Si parla anche dei 144mila segnati da ogni tribù dei figli d’Israele. 144mila è un numero simbolico che significa numero perfetto (= 12000 per le dodici tribù d’Israele) quindi non indica una limitazione numerica ma simboleggia la pienezza finale dei salvati, che saranno molti, molti di più di 144mila. Nella seconda lettura, san Giovanni, ci preannuncia lo straordinario destino di gloria destinato agli eletti: “Noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma CIO’ CHE SAREMO NON è STATO ANCORA RIVELATO. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché LO VEDREMO COSI’ COME EGLI E’”. Promessa straordinaria: vedremo Dio faccia a faccia, Lo vedremo nella sua essenza quale Egli è. Avremo quel “lumen gloriae” che sopraeleverà le nostre facoltà intellettive, grazie al dono dello Spirito Santo, e ci permetterà di vedere Dio. E questa sarà la nostra gioia principale. Ma ci sarà anche la gioia secondaria di vederci tra di noi.
Santità: attributo divino
La festa di tutti i santi ci ricorda che dobbiamo desiderare diventare santi. E dobbiamo chiederlo perché è anzitutto dono di Dio. Ci vuole anche la nostra cooperazione, certo, ma sappiamo benissimo – come dice un adagio domenicano – che anche la corrispondenza alla grazia, è grazia. Essere santi è partecipare alla santità di Dio. A rigor di termini, la santità è attributo esclusivo di Dio: “Tu solo il Santo, tu solo l’Altissimo, Tu solo il Signore”. Noi diventiamo santi perché partecipiamo alla santità di Dio come il vetro partecipa alla luce del sole. Quando il vetro è totalmente investito dalla luce del sole, non si distingue più l’uno dall’altro, ma la luce è il sole, non il vetro. E’ così per la santità: noi saremo talmente investiti e, per così dire trapassati da Dio (così come la luce trapassa il vetro), da diventare come Lui, ma la santità è Lui. Ma voglio ricordare anche i nostri cari defunti con questa mia poesia:
2 NOVEMBRE
Tra le tombe di marmo con in cima una croce,
Sostiamo raccolti ricordando i nostri morti.
Al di là del cancello è la strada che va,
un bimbo che corre, il tempo che passa,
al di qua del cancello è l’eterno che viene
un uomo che tace, il tempo che resta.
Sulla porta una croce: due assi incrociate,
per entrare una cassa: quattro assi chiodate
poi…solo la terra che tutto ricopre.
Oggi ancora un ricordo, una lacrima, un fiore,
un requiem salito dal fondo del cuore,
ma domani più niente, solo terra e silenzio
un fiore appassito, il pianto del vento.
Qua le campane suonano a morto
ma di là lo spirito è già risorto
ha varcato la soglia tra la vita e la morte
è davanti all’eterno che spalanca le porte.
E l’anima vive nei cieli infiniti
è entrata nel regno dell’eterna vita.
WILMA CHASSEUR