Don Paolo Zamengo “Se lo sapevo”

I Domenica di Avvento (Anno A)  (27/11/2022)

Vangelo: Mt 24,37-44

Non si accorsero di nulla. La questione non è sapere i tempi e l’ora
dell’incontro con Dio, ma “come” attenderlo, come prepararsi. Gli
uomini del tempo di Noè volutamente ignoravano la posta in gioco
cioè la qualità del loro rapporto con Dio e sprofondarono
nell’indifferenza dimenticando che il male si nasconde nella banalità
della vita quotidiana.
Le parole del Vangelo vogliono scuoterci perché il nostro amore non
si raffreddi e l’ignorare il giorno del giudizio non diventi in una scusa. A una coscienza pronta ai compromessi manca sempre il tempo per le scelte importanti. Conoscere la data ma solo per spostare in avanti le lancette e rinviare la conversione. Ci è mancato qualcosa in questi ultimi anni? La pandemia? La guerra? La crisi energetica? La crisi finanziaria? E siamo diventati migliori?
Siamo ora più attenti e disposti verso Dio?
Dio non vuole farci paura ma invitarci a un cammino di purificazione e di liberazione dalla forza del male che ci rende schiavi. Gesù ci rivolge l’invito ad attendere nella fede e nella carità e aspettare non un giudice ma il Signore non da temere ma da desiderare. Il rimprovero è perché ci siamo abituati al miracolo della vita.
Non si rimprovera all’uomo la quotidianità, ma di vivere di sola quotidianità senza più sogni, senza più interiorità, senza più Dio. Rimproverata è l’indifferenza, i giorni senza discernimento, senza profondità. Solo per chi vive nella superficialità e nell’indifferenza la venuta del Signore sembra una minaccia.
Ed ecco l’immagine inquietante del ladro che si intrufola di notte nella casa. Se sappiamo della sua intrusione, tutti noi prendiamo le contromisure. Il non farlo ci renderà colpevoli di una deprecabile irresponsabilità. Perché se il ladro si presenta non è certo per una visita di cortesia ma per sequestrare tesori, valori e cose preziose. E il discepolo di Gesù è destinatario di un tesoro inestimabile che è il Regno di Dio.
L’accostamento è inquietante, irriguardoso, quasi dissacrante ma è solo per dirci che la visita di Dio è nell’ora che non stabiliamo noi. E così siamo richiamati alla vigilanza. Vale la pena vegliare per restare saldi nella fede e nella carità, altrimenti può succedere che non ci accorgiamo di nulla, incapaci di valutare il valore prezioso del tempo nella vita.
“Mangiavano, bevevano, prendevano moglie e marito”. Le cose occupano tutto il cuore, tutta la vita. Non c’è altro. Vita sommersa, senza capire che cosa sta accadendo in profondità, qual è il senso di tutto. L’impressione è che ammucchiamo tante cose, buttate, a casaccio, non come i mattoni ordinati per costruire una casa. Manca un progetto, manca l’architetto che realizza il progetto
Ci è chiesta oggi la vigilanza: scoprire alla luce della parola di Dio il valore della vita, la profondità degli avvenimenti e della storia. La nostra generazione conosce una quantità immensa di cose ma spesso ci fermiamo alla superficie. Non c’è e non amiamo la sapienza, la voglia di interpretare la vita. Di darle una direzione, un fine, un ideale che resista alle intemperie del tempo.
Il dono per questo avvento è di vivere in profonda umiltà con la consapevolezza della nostra
fragilità, ricordando che ogni attimo di vita ci è concesso per la nostra conversione e la crescita
spirituale.