IV Domenica di Avvento (Anno A)  (18/12/2022)

Vangelo: Mt 1,18-24

Nelle scorse settimane ci hanno parlato Isaia, il profeta lontano, vissuto circa 7 secoli prima del Messia, che lo annunciava come colui che doveva venire; il Battista, il profeta vicino che lo annunciava come già presente, e Maria che non lo indicava e annunciava per niente, ma lo portava addirittura in grembo… Oggi abbiamo un’annunciazione e un Angelo, ma la destinataria non è Maria e l’angelo non è Gabriele. Il destinatario è Giuseppe e l’Angelo non si sa come si chiami. Ma il messaggio dell’angelo è sempre uguale: “non temere Giuseppe” come già era stato detto a Maria.

La fede di Giuseppe
Se il tempo d’Avvento è un tempo particolarmente adatto per ricordare la tutta pura, l’Immacolata, lo è anche per ricordare Giuseppe, colui che ricevette in sogno la visita di un Angelo e fu chiamato a diventare il custode privilegiato del Figlio di Dio. Anche la fede di Giuseppe, come quella di Maria, è fede in una promessa umanamente irrealizzabile. È fede nel miracolo, fede in Dio solo, perché la parola di Dio è parola di Dio: non può non essere vera e non realizzarsi prima o poi. Entrambi trovarono grazia presso Dio; entrambi furono lodati per la loro fede in una promessa umanamente irrealizzabile senza chiedere garanzie. Ma Maria dovette giungere fino ai piedi della Croce senza poter rifuggire da quella tremenda spada che, sul Calvario, le trapasserà l’anima.

Quanti “no” insensati abbiamo detto?
Quante volte, noi invece, siamo tentati di trovare motivi legittimi, sensati, ragionevoli per eludere alcune richieste del Signore su pretesto che quel che ci chiede è umanamente impossibile, è pura follia agli occhi del mondo, non rientra negli schemi del “politicamente corretto” ecc. Quanti motivi legittimi e sensati per dire “no”. Ma sarebbero dei “no” insensati. Se Maria avesse fatto così, non avremmo avuto il Salvatore del mondo.
Chiediamo la grazia alla Madonna di capire che la fede è salto nel vuoto, è dire “sì” quando questo “sì” sembra irragionevole, irrealizzabile, insensato. È andare al di là delle nostre piccole vedute, sapendo che la fede non è mai contro la ragione, ma oltre la ragione. E solo allora, dopo il salto nel vuoto, conosceremo veramente Dio. Il Dio vivo e vero e non l’idea che ci eravamo fatti di Lui.

Le quattro candele
Quattro candele bruciavano lentamente e silenziosamente, sull’altare. Il silenzio era così denso che si poteva udire la conversazione delle quattro fiammelle. La prima disse: “Io sono la candela della pace, ma nel mondo ci sono guerre, divisioni, rivalità anche tra amici e parenti e nessuno viene più a cercarmi”. E si spense. La seconda disse: “Io sono la candela della fede, ma tutti vogliono solo sempre vedere e toccare e mai credere, così nessuno viene più a cercarmi”. E si spense. La terza disse: “Io sono la candela della gioia, ma nel mondo c’è tanto pessimismo, scoraggiamento e tristezza e nessuno viene più a cercarmi”. E si spense. In quel momento arrivò un bambino che, vedendo le tre candele spente, si mise a piangere e disse: “Ma perché vi siete spente, così c’è troppo buio, qua!”. Allora prese la parola la quarta candela e disse: “Non piangere bambino, finché la mia fiammella rimane accesa, niente è perduto, perché con quella puoi accendere tutte le altre. Sai chi sono io? Sono la candela della speranza”. Allora il bimbo prese la Candela della speranza e con essa, accese tutte le altre.
Ecco cos’è il tempo d’Avvento: tempo di speranza! Chiediamo al Signore di mettere sempre sul nostro cammino, una candela della speranza.

WILMA CHASSEUR

Fonte:http://www.incamminocongesu.org/