VI Domenica del Tempo Ordinario A 🏠
Mt 5,17-37; Sir 15,15-20; Sal 118,1-2.4-5.17-18.33.34; 1 Cor 2,6-10
Questa volta Gesù esagera un pochino… Uno iota, la più piccola delle lettere, è poi così importante? E chi non si è mai adirato con suo fratello, facendosi scappare anche parole poco gentili? Come è possibile essere sicuri che nessuno abbia qualcosa contro di noi, quando presentiamo la nostra offerta all’altare? E c’è differenza tra desiderare e commettere adulterio!
Per non parlare di quell’invito a tagliarsi la mano, a cavarsi l’occhio se diventa motivo di scandalo… Perché Gesù è così esigente con noi oggi?
Gli Ebrei conoscevano molto bene le norme che Dio aveva dato a Mosè, ed erano così tante, dettagliate e precise da essere quasi impossibile fare qualsiasi cosa senza sentirsi condizionati, senza la paura di sbagliare, senza sentirsi “legati” e costretti a rimanere dentro schemi esteriori già pronti.
Gesù non viene a “sciogliere” la Legge, ad abolirla, perché la sua novità non parte mai dal radere al suolo quello che c’è, soprattutto un’alleanza che Dio stesso ha voluto con il popolo che ha scelto. Gesù viene a “riempire” la Legge, a darle un’anima, un significato, a trasformarla da legame che opprime e blocca a sostegno che fortifica e fa camminare. La sua novità irrompe in quel che già c’è e lo “riempie” di senso, lo porta a compimento, gli dà una nuova forma, trasformando le azioni dell’uomo in relazioni con i fratelli, insegnando a vedere negli altri non oggetti da possedere e su cui prevalere, ma soggetti da curare e custodire.
Possono suonare parole vuote, o difficili. Ma la logica di Gesù è chiara, e diventa il suo messaggio per noi oggi. La nostra fede parte da ciò che siamo, dalla storia che abbiamo, dalle abitudini in cui siamo stati educati, dalle abilità che abbiamo acquisito, dalle cose che abbiamo imparato, e con la sua forza vivificante impedisce a tutto questo di rimanere vuoto, superficiale ed esteriore.
Gesù porta, anche tra noi, la sua novità, riempiendo di desideri nuovi e grandi il nostro cuore. Ci dice che non basta non uccidere, ma ci chiede di vegliare sui sentimenti del cuore per bloccare l’ira appena la sentiamo sorgere dentro, fermare la parola offensiva appena arriva sulle labbra, frenare l’impulso di rivalità e di vendetta, perché quei germi cattivi fanno del male prima di tutto a noi, impedendoci di vedere nell’altro un fratello e una sorella, mettendo in gabbia, alla fine, il nostro cuore.
La Legge lega, l’amore libera
La legge può legare, solo l’amore libera. Gesù ci prende sul serio, lo fa con le nostre azioni, le nostre parole persino col nostro peccato, fino a prospettare soluzioni drastiche. E ci chiede di prenderci sul serio, di verificare sempre quanto amore mettiamo in quel che facciamo, anche nei piccoli gesti, che hanno le dimensioni della lettera più piccola dell’alfabeto o del minimo precetto.
Siamo così distratti a volte che non ci accorgiamo del male che ci facciamo e che facciamo agli altri, e lo consideriamo cosa normale, e pretendiamo che non sia nulla, che debba venir “inghiottito” senza troppi problemi.
Gesù non è un esagerato, ma un innamorato, che sa leggere i più reconditi pensieri del cuore dell’amato, sa cogliere i più piccoli avvertimenti che esprime, perché desidera che viva nella pace e nella gioia.
Non è cosa per grossolani, la vita cristiana. Chiede gentilezza, attenzione, tenerezza, cura e sincerità. Sapremo allora accogliere quella novità capace di fare chiarezza sulle motivazioni che ci muovono e di rinnovare ogni giorno, riempiendola di amore, ogni singola storia di vita.
Fonte:http://www.settimananews.it/