Monastero Matris Domini Lectio VII Domenica del Tempo Ordinario

VII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A)  (19/02/2023)

Vangelo: Mt 5,38-48 🏠

Dal vangelo secondo Luca
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso
27 «Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, 28benedite
coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. 29A chi ti percuote sulla guancia, offri
anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. 30Da’ a chiunque ti chiede, e a chi
prende le cose tue, non chiederle indietro.
31E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. 32Se amate quelli che vi amano,
quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. 33E se fate del bene a coloro che
fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34E se prestate a
coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai
peccatori per riceverne altrettanto. 35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne
nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati
e i malvagi. 36Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. 37Non giudicate e non sarete
giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. 38Date e vi sarà dato: una
misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale
misurate, sarà misurato a voi in cambio».
Collocazione del brano
Continua il discorso della pianura. Dopo le beatitudini troviamo la parte centrale del discorso, con il tema
dell’amore per il nemico. Seguono alcune indicazioni sull’amore fraterno.
Lectio
27Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano,
Gesù si rivolge di nuovo direttamente all’uditorio presente, i discepoli e la folla che non erano destinatari
del guai dei versetti precedenti. Con questo versetto raggiunge il culmine del suo insegnamento etico: il
comandamento dell’amore per il nemico. Chi sono questi nemici e cosa intende Luca per amore? I nemici,
come si vede dal seguito, sono coloro che odiano, maledicono, calunniano: la scelta dei verbi ricorda
l’ultima beatitudine e si potrebbero facilmente identificare i nemici con coloro che mostrano in qualche
maniera ostilità nei confronti della comunità cristiana o del credente. Ma si tratta anche del nemico
personale, colui che si comporta male nei miei confronti.
L’amore richiesto non è un sentimento, un amore di simpatia, ma di volontà, che implica un’azione positiva
nei riguardi del nemico, il fare il bene a chi mi odia, e non la semplice rassegnazione o sopportazione o il
non fare del male.
28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male.
L’esortazione continua. Benedite chi vi maledice, pregate per chi vi tratta male. Dal comportamento
esteriore descritto prima (fare del bene, o il suo contrario: odiare come manifestazione concreta) si passa a
un atteggiamento più profondo, che viene dal cuore (sede dell’intelligenza): dalla legge del taglione si passa
a una reazione di stessa intensità ma di segno contrario.
29A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la
tunica.
Qui si passa dalla seconda persona plurale alla seconda singolare. Gli esempi sono presi dalla vita di ogni
giorno, ma la situazione è lasciata nel vago. La prima immagine può riferirsi a una lite o a un colpo lanciato
dai ladri alla vittima che stanno derubando. In origine c’è una probabile allusione al servo di JHWH che ha
presentato la guancia a coloro che lo schiaffeggiavano (Is 50,6).
Per il secondo esempio Luca sostituisce le scene di processo ebraico con l’esempio di chi strappa via il
mantello a un altro.
2
30Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.
Due detti paralleli. Da a chi ti chiede: è un appello all’amore senza misura. Il motivo di tale comportamento
non è da cercarsi nel disprezzo dei beni terreni, ma nella volontà di mettere al centro della propria
esistenza il principio del dono di sé. L’ultima esigenza ritorna al motivo della violenza subita, e si presenta
come una generalizzazione del v. 29b.
31E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro.
La “regola d’oro” conclude l’insieme di questi versetti sull’amore del nemico e sulla rinuncia alla violenza. È
una massima sapienziale che non quadra bene con i detti di tipo profetico e paradossale che precedono. La
regola d’oro è universalmente nota, in particolare nella forma negativa e quindi come una regola di
prudenza. Volta al positivo si accorda con il contesto lucano in cui l’amore del nemico si traduce nel “fare il
bene”, nell’agire positivamente, nell’essere sempre pronto a dare. L’amore del nemico diventa quindi
esigenza di reciprocità. Il comportamento nei confronti del nemico tende dunque alla speranza, a trovare
una risposta positiva anche da parte del nemico.
32Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li
amano. 33E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i
peccatori fanno lo stesso.
Ora Luca approfondisce il tema della regola d’oro con tre esempi basati su tre azioni basilari: amare – fare
del bene – dare in prestito. Il genere cambia: non più dichiarazioni di tipo profetico, ma un’argomentazione
di stile sapienziale: la novità cristiana però non viene meno. Se si paragonano questi versetti al testo
parallelo di Matteo (5,46-47) balza all’occhio lo sforzo di togliere il vestito giudaico a questi detti, e di
adattarli per l’espressione ai lettori ellenistici. Non solo, ma l’evangelista critica anche un principio
fondamentale della morale e della vita sociale della Grecia antica, opponendo la visione cristiana alla
concezione pagana della reciprocità calcolata: fare del bene a chi ti fa del bene.
L’accento si sposta dal comportamento nei confronti del nemico alla specificità dell’amore cristiano rispetto
all’amore “profano” che regola i rapporti sociali normali, basati sulla simpatia, il ricambio, il beneficio.
L’amore cristiano non si ripiega su se stesso, non fa calcoli, ama per primo senza aspettare il ritorno e
quindi si mostra simile all’amore di Dio per l’uomo. L’amore profano vive di ricambio. Amare i nemici è
mettersi alla scuola di Dio stesso; amare quelli che ci amano si riduce a praticare soltanto la solidarietà del
clan. Dio dà la sua grazia, cioè la sua approvazione, il suo favore a chi entra nella logica dell’amore divino,
aperto e gratuito, manifestatasi in Cristo.
34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori
concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.
Questo ultimo esempio che parla di prestito non è esattamente parallelo ai due primi. Non si dice infatti di
prestare a chi ti presta, ma di dare un prestito senza aspettare il ritorno. Entriamo nell’orizzonte caro a Luca
della comunione dei beni, in particolare dell’aiuto dato ai poveri della Chiesa.
35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà
grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.
Questo versetto riassume quanto detto precedentemente ponendolo sotto il segno dell’amore per il
nemico. Ci sono due motivi per fare del bene senza attendersi un contraccambio. Prima di tutto il pensiero
della grande ricompensa. Non si tratta di amare per ottenere il premio, ma il premio è certo per chi fa del
bene al nemico e consiste nel diventare figlio dell’Altissimo. Non è dunque una paga o un premio
quantitativo, ma la relazione finale con Dio, il poter entrare in comunione con Lui. In secondo luogo, più
profondamente, il motivo che sta alla base di un agire a favore del nimo è la sintonia con il comportamento
di Dio stesso. Appare il tema dell’imitazione di Dio e il tema della bontà universale di Dio che include anche
i malvagi. L’amore del nemico non riguarda più dunque solo chi perseguita i cristiani, ma diventa un
rapporto autenticamente evangelico con tutti gli ingrati, i disonesti e gli antipatici che il credente non
mancherà di incontrare nella sua vita di ogni giorno.
3
36Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Questo versetto fa da transizione tra il brano precedente e quello attuale. Nel loro amore per i nemici, i
cristiani devono dimostrarsi degni figli del loro Padre, imitandolo là dove si rivela Padre in modo speciale:
nella compassione per tutte le creature. Nello stesso tempo, il tema della misericordia è particolarmente
adatto alla vita interpersonale nella comunità, e si concretizza nel perdonare e nel dare generosamente. Già
nell’Antico Testamento e poi nel giudaismo la misericordia era uno degli attributi principali di JHWH, spesso
associata alla pietà. Misericordioso implica l’idea di tenerezza, di compassione, come nei rapporti di una
madre con il suo bambino.
37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete
perdonati.
Messo sotto il tema della misericordia, segue un gruppo di parole che la applica alla vita comunitaria. Non
giudicare per non essere giudicato. In questo caso si intende il non criticare e riguarda i rapporti
interpersonali. Come esplicita il seguito, non giudicare non consiste nel non condannare, ma nel perdonare.
Sicuramente Gesù non proibisce l’esercizio della facoltà di discernimento, ma la critica e la condanna:
quest’ultima che suppone la conoscenza del “cuore” dell’uomo, è riservata a Dio. È un invito a far prevalere
la misericordia.
38Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché
con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».
Il tema cambia: ritorna l’esortazione a dare, mettendo in luce la risposta sovrabbondante di Dio, nel
giudizio escatologico. Dio verserà nel vestito ripiegato sul davanti una misura piena, senza vuoti, l’immagine
è palestinese. Queste esortazioni si concludono con un proverbio che riprende e sintetizza il pensiero
nell’insieme: con la misura con la quale misurate… non è da interpretare alla luce della legge del taglione.
L’attenzione si porta sulla sovrabbondanza della ricompensa divina per chi è generoso e proprio in questa
inesauribile generosità di Dio è un invito per i credenti ad essere generosi nei confronti dell’altro, a imitare
il donare del Padre. Per Luca questo invito è un appello alla comunione dei beni all’interno della comunità,
segno della comunità escatologica nella quale non ci saranno più i poveri.
Meditatio

  • Mi è mai capitato di non rispondere al male con il male?
  • Cosa significa per me essere misericordioso come il Padre?
  • Quali frutti ha dato il mio perdono?
    Preghiamo
    (orazione colletta della VII domenica del Tempo Ordinario)
    Padre clementissimo, che nel tuo unico Figlio ci riveli l’amore gratuito e universale, donaci un cuore nuovo,
    perché diventiamo capaci di amare anche i nostri nemici e di benedire chi ci ha fatto del male. Per il nostro
    Signore Gesù Cristo…

Fonte:https://www.matrisdomini.org/