Don Paolo Zamengo”Deserto come risveglio”

I Domenica di Quaresima (Anno A)  (26/02/2023)

Vangelo: Mt 4,1-11 

Ogni anno la quaresima inizia nel deserto. E’ scritto che Gesù “fu
condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo”. In
questi giorni, dall’aria nuova, che odora già di primavera, il vento dello
Spirito ci conduce nel deserto. Lasciamoci spingere e condurre dallo

Spirito. Ascoltiamolo, assecondiamolo.
Lo Spirito ci accompagna nel deserto per chiederci cosa abita nel nostro cuore e ci chiede sincerità. Al di là
delle apparenze, al di là delle mille maschere, dove portano i miei pensieri? cosa anima le mie scelte? dove
spingono i miei desideri?
Il deserto, dice il profeta Osea, è luogo di intimità con Dio. È la sua parola: “La condurrò nel deserto e
parlerò sul suo cuore” (Os 2,14). Il deserto, luogo del convegno dei falsi dei che sono i miei padroni, mi
restituisce la libertà di figlio. Nel deserto del cuore ritrovo la mia vera umanità, la mia sincera e autentica
identità.
Penso che abbiamo notato come le tentazioni di Gesù, le tentazioni di ognuno di noi, si snodino intorno
alla parola figlio. “Se sei figlio di Dio.” E il tentatore: se sei figlio, cambia queste pietre in pane, gettati dal
punto più alto del tempio, inginocchiati e adorami e avrai i regni del mondo e la gloria.
È la tentazione della pretesa di essere “fuori misura”, il rifiuto di essere uomini. Siamo uomini quando il
pane non è frutto della magia, ma del nostro impegno quotidiano. Siamo uomini quando non ci gettiamo
dal punto più alto ossessionati dal mito dell’apparire ma quando accogliamo, in umiltà, la misura di
creature. E siamo uomini quando viviamo lontani dall’infatuazione della gloria e della pretesa e del delirio
di onnipotenza che ci illude di avere in mano tutto e non abbiamo in mano niente, neppure noi stessi.
E se il vero potere fosse amare? Se fosse il chinarci, il prenderci cura dell’altro e della terra? E se il segreto
fosse fare posto all’amore? Così oggi ci ammoniva il profeta: “Se aprirai il tuo cuore brillerà tra le tenebre
la tua luce”. Se aprirai il tuo cuore.
Mi è sembrato bello che mercoledì, introducendo il rito dell’imposizione delle ceneri, papa Francesco abbia
unito, nelle sue parole, ceneri e soffio dello Spirito, riandando alla pagina della creazione del mondo, dove
di Dio è scritto che plasmò l’uomo con polvere del suolo, vi soffiò un alito di vita e l’uomo divenne un
essere vivente. L’uomo è un pugno di terra visitata dal soffio dello Spirito.
Noi, ricevendo il segno delle ceneri, riconosciamo la nostra povera misura, ma non per disperarci, ma per
confidare che il soffio dello Spirito di Dio possa fare di noi “esseri viventi”. Le ceneri come risveglio di
vangelo. Il mio ricordo va ai contadini, che mettevano pugni di cenere, come fermento di vita, nei solchi, là
dove sarebbe germogliato e fiorito il grano.
Ecco le parole di papa Francesco: “Siamo stati tratti dalla terra, siamo fatti di polvere. Ma siamo polvere
nelle mani amorose di Dio che soffiò il suo spirito di vita sopra ognuno di noi e vuole continuare a farlo.
Vuole continuare a darci quel soffio di vita che ci salva dall’asfissia soffocante provocata dai nostri egoismi,
asfissia generata da meschine ambizioni e silenziose indifferenze, asfissia che soffoca e restringe l’orizzonte
e anestetizza il palpito del cuore”.
Il soffio della vita di Dio ci salva da questa asfissia che spegne la nostra fede, raffredda la nostra carità e
cancella la speranza. Vivere la Quaresima è anelare a questo soffio di vita che il nostro Padre non cessa di
offrirci nel fango della nostra storia.