II Domenica di Quaresima (Anno A) (05/03/2023)
La liturgia di questa domenica dischiude ai nostri occhi il mistero della Trasfigurazione, mistero
caro alla Chiesa d’oriente e a tutti i monaci, scrutatori del volto di Dio. Il monte Tabor ci porta la
testimonianza di coloro che hanno visto e ascoltato.
“Questa voce noi l’abbiamo udita scendere dal cielo
quando eravamo con Lui sul santo monte”. Per Pietro quel monte, il Tabor, è santo per ciò che vi è
accaduto. “Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte su
un alto monte “.
Un alto monte è il luogo della trasfigurazione. Sembra quasi di avvertire una simpatia della Bibbia
per i monti. Sì, anche per il lago: Gesù amava il suo lago, ma in modo particolare amava i monti.
Forse perché il monte è là dove il cielo sembra toccare la terra. E Dio sembra ‘Dio dei monti.’
Nel primo libro dei Re è scritto che gli Aramei progettano di affrontare gli ebrei in pianura, perché
“il loro Dio è un Dio dei monti” (1 Re 20,23) e avevano paura. E anche Mosè e anche Elia, accanto a
Gesù nella Trasfigurazione, sono uomini del monte: pur di vedere Dio, scalano il monte, il Sinai,
quasi il fosse un luogo di avvicinamento.
Poco importa come Dio si manifesterà se con tuoni, lampi e fuoco come a Mosè sul monte Sinai o
se “con il mormorio di un vento leggero “come a Elia, sull’Oreb. La scalata del monte… come
tentativo di uscire da tutto ciò che soffoca, da tutto ciò che restringe la visione… da tutto ciò che
tarpa le ali.
Matteo aggiunge “li condusse in disparte su un alto monte”. “Sul monte”, ciascuno di noi, può, in
qualche misura, fare esperienza dei cieli che si aprono e di una voce che parla. “Una nube
luminosa li avvolse con la sua ombra” per vedere la Sua gloria. Chi sale vede la sua gloria.
La trasfigurazione è un grande mistero da contemplare, un mistero da cui lasciarsi trasfigurare.
Noi così spesso, troppo spesso, ossessionati dalla voglia di cambiare: cambiare il nostro corpo,
cambiare la nostra immagine, cambiare casa, cambiare posto, cambiare scarpe.
Cambiare o trasfigurare? Cambiare o lasciarci illuminare dal mistero di Dio, dalla sua luce che abita
in ciascuno di noi. Quel giorno, se così si può dire, Gesù diede libero sfogo al mistero di luce che lo
abitava. E così anche noi ci trasfiguriamo se diamo libero sfogo alla presenza di Dio nel nostro
cuore, alla luce che, per sua grazia, dimora in ciascuno di noi
Ci sono esperienze che ci trasfigurano: penso all’esperienza di Dio nella preghiera, penso
all’esperienza dello spettacolo della natura, penso all’esperienza dell’innamoramento. Resti quello
che sei, ma il tuo volto, il tuo cuore, i tuoi occhi sono come trasfigurati dalla luce che ti brilla
dentro.
Il tuo volto e perfino i tuoi vestiti, dice il Vangelo, “Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti
divennero splendenti, bianchissime; nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle cosi bianche”.
La trasfigurazione del cuore finalmente mi svela totalmente, mi rivela il mio cuore. È la grazia dello
Spirito santo.
M’illumino d’immenso. Il mio cuore ora appare in tutta la sua luce. Questo fa Dio, questo vuole
Dio per ciascuno di noi. Che il tuo volto, come quello del suo Figlio, sia splendente come il sole.
Bello come il sole.