III Domenica di Quaresima (Anno A) (12/03/2023)
La tecnica di approccio di Gesù alla donna samaritana ha il sapore di un tentativo di primo corteggiamento: e così è di fatto. La differenza è che egli non cerca di attrarla alla sua persona, ma – tramite se stesso – all’amore del Padre che lo ha inviato tra noi.
Egli si mostra bisognoso, perché in realtà lo è, ma fa di questa sua situazione di bisogno l’occasione per incontrare una sete ben più grande della propria, cioè il desiderio del cuore di una donna che non va giudicata per il suo spirito libertino, essendo al sesto pseudo-marito, ma va considerata per la parte sana di quell’inquietudine che la porta a non accontentarsi, a non darsi pace finché non raggiunga l’oggetto insostituibile della sua sete, l’unico che la possa dissetare.
Ci viene rivelata in questa scena la potenza della debolezza dell’uomo Gesù. Questi estingue la sete della donna e anche la nostra – ne siamo certi – mostrandosi in tutta la sua fragilità. Capiamo di qui anche il significato di quelle due parole in croce, tra le ultime della sua esistenza terrena, “Ho sete”. Si, Gesù ha sete, ma in quel dolore oggettivo e storico, egli sazierà il desiderio di vita di tutti coloro che si sono persi dietro ad ambizioni e desideri vuoti.
Un paradosso che potrà rivelarsi nella vita di ogni suo discepolo che accetti sinceramente di vivere la propria umana debolezza affidandosi alla sua forza. San Paolo ci ricorda che: “quando sono debole, è allora che sono forte” (2Cor 12,10). Evidentemente allude proprio al fatto che l’accettazione per amore di Cristo del proprio limite apre la strada alle meraviglie della potenza di Dio. Concludo con una bellissima espressione di Papa Francesco tratta dalla sua lettera “Patris corde”, al n. 2, dell’8 dicembre 2020, che va esattamente nella stessa direzione: “La storia della salvezza si compie «nella speranza contro ogni speranza» (Rm 4,18) attraverso le nostre debolezze. Troppe volte pensiamo che Dio faccia affidamento solo sulla parte buona e vincente di noi, mentre in realtà la maggior parte dei suoi disegni si realizza attraverso e nonostante la nostra debolezza.”