IV Domenica di Quaresima – Laetare (Anno A) (19/03/2023)
Mosè aveva piantato fuori dell’accampamento la tenda del
Convegno. E quando Mosè si recava nella tenda e Dio parlava con lui
“tutto il popolo si alzava in piedi ciascuno all’ingresso della sua tenda
e seguiva con lo sguardo Mosè”. A cercare la luce sul suo volto e
fermarsi sul volto di Mosè per cercare la luce di Dio.
Gesù è la luce. Una luce diversa da quella che si alza ogni mattina. La luce del sole accarezza le cose
dall’esterno, le riveste del suo splendore e le rende visibili ai nostri occhi a condizione che siano sani. Se
siamo ciechi, la luce del sole non ci può rendere la vista. La luce di Gesù non investe le cose. Ma prima
accarezza il nostro sguardo per aprirlo, per purificarlo e poi la sua luce penetra fino al nostro cuore e ci
illumina. Se il tuo occhio è luce, tutto il tuo corpo sarà nella luce. Una fatica inutile se il tuo cuore è malato
Il vangelo di oggi ci insegna come Gesù giunge a darci la luce. In due tappe, poiché ci sono in noi due
capacità di vedere. La prima che il cieco recupera è quella che abbraccia il mondo, le cose e gli uomini. È la
vista più semplice: ne era privo dalla nascita e la gente lo conosceva come cieco. Ma c’è una seconda vista,
interiore, che gli sarà donata quando, guarito, ritornerà di fronte a Gesù e lo riconoscerà. Pochi pensano di
essere privi di questa vista. Crediamo di vedere.
Per la prima vista è Gesù stesso che accarezza gli occhi del cieco con la terra e con la saliva. Perché è in lui
che il Padre ha tutto creato, ogni luce e ogni bellezza. Abbiamo bisogno del suo splendore per vedere il
mondo bello e che siamo circondati dall’amore. Gesù è un filtro nel nostro occhio, quasi come un prisma
che scompone e ricompone la luce, che seleziona e riconcentra i colori e l’amore.
Forse non ci pensiamo ma è proprio così. Gesù ci guida attraverso gli occhi e attraverso le orecchie e il
cuore. Tutto ciò che ammiriamo, senza sapere il perché, tutto ciò che il nostro sguardo accarezza e avvolge
con amore, è un riflesso di quella bellezza invisibile che c’è un lui e che già si diffonde in questo mondo
redento. È lo splendore del Volto di Dio, di Gesù. E’ la forza dello Spirito santo e in questo sguardo siamo
chiamati a perderci. È la fede.
Il vangelo di oggi ci invita a fare un viaggio e a osservare. Cerchiamo gli occhi di Gesù e gli occhi del cieco, la
luce sul volto di Gesù e la luce sul volto del cieco. I discepoli passano senza fermarsi e fanno del dramma
del cieco un caso teologico. I giudei e i farisei, forti nei loro dogmi, non sanno fare altro che inquisire e
condannare. I genitori sono preoccupati per quanto potrebbe capitare. Tutti hanno occhi malati e chiusi.
Tutti.
Gesù lascia agli altri le analisi sul male, lui lo guarisce perché di fronte alla gioia di un uomo che vede per
la prima volta il sole e gli occhi di sua madre, anche gli alberi, se potessero, applaudirebbero. I Farisei no.
Loro conoscono la teologia ma dimenticano la vita. “Noi sappiamo che questo uomo è un peccatore,
dicono: non osserva il sabato!”.
Ma tu l’hai guardato? Hai guardato i suoi occhi? Hai ascoltato la sua voce? Ti sei mai chiesto che vita è
quella di un cieco? Quante parole inutili ha il mondo, parole pallide o urlate, lontane anni luce da uno sguardo di compassione.
Solo Gesù “vide” un uomo cieco e andò cercarlo. A noi appartiene questa gioia: crediamo in un Dio che, passando vede, che ha occhi per te, anche solo per te. Un cieco solo è tanto, uno solo è tutto per lui, gli basta per fermarsi. Una sola pecora smarrita conta, vale, bisogna cercarla.
Fatti trovare da Gesù in questa quaresima e il cuore ti dirà che sei fatto per la luce.
Grazie x la profondità di qto condividi con noi.Lode a Dio….Mi aiuta molto
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