V Domenica di Quaresima (Anno A) (26/03/2023)
La Quinta Domenica di Quaresima ci narra il Vangelo della Resurrezione di Lazzaro (Gv 11,1-45). Nelle due Domeniche che abbiamo vissuto precedentemente, la Parola ci ha portati a porre la nostra attenzione prima sul Vangelo della Samaritana (Gv 4,5-42), in cui Gesù offre l’acqua viva di cui dissetarci e ri-anima la nostra vita; poi nella Quarta Domenica al centro del Vangelo incontriamo il Cieco Nato, (Gv, 9,1-41), e Gesù gli si manifesta come la Luce che lo conduce, in modo progressivo, ad un cammino di riconoscimento della sua divinità; Luce che invita anche noi a ri-percorrere le tappe della nostra fede. Sta a noi riconoscerla e accoglierla!
Oggi, contemplando il Vangelo della Resurrezione di Lazzaro, possiamo cogliere tre temi molto importanti: l’amicizia, la vita, la libertà-resurrezione.
In quel tempo, un certo Lazzaro di Betania, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».
L’amicizia tra Gesù, Marta e Maria è per noi segno di luce e consolazione. Le due sorelle avvisano immediatamente il Maestro della grave malattia di Lazzaro, perché sanno che c’è uno speciale rapporto d’amore da parte di Gesù verso il loro fratello e hanno piena fiducia nella sua possibilità di guarirlo.
Papa Francesco a proposito di amicizia nella Christus Vivit al n.151 cosi si esprime: «L’amicizia è un regalo della vita e un dono di Dio. Attraverso gli amici, il Signore ci purifica e ci fa maturare. Allo stesso tempo, gli amici fedeli, che sono al nostro fianco nei momenti difficili, sono un riflesso dell’affetto del Signore, della sua consolazione e della sua presenza amorevole. Avere amici ci insegna ad aprirci, a capire, a prenderci cura degli altri, a uscire dalla nostra comodità e dall’isolamento, a condividere la vita. Ecco perché «per un amico fedele non c’è prezzo» (Sir 6,15)».
Era certamente così ricca l’amicizia tra Gesù e la famiglia di Lazzaro e tuttavia, misteriosamente, Gesù sceglie di non andare subito a trovare l’amico ammalato, anzi rimanda la visita e ne spiega la motivazione ai suoi apostoli: si tratta di una scelta che farà crescere la loro fede! Afferma infatti: “Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo”.
È bella questa affermazione di Gesù: Lazzaro non viene definito soltanto come “mio amico”, ma “nostro amico”, in quanto l’amicizia con Gesù si allarga ai suoi discepoli; la loro amicizia è fondata nella fede in Lui, ed è pertanto ancora più ricca e coinvolgente!
Quando Gesù arriva a Betania, Marta gli va incontro, esprimendogli tutto il suo dolore e la convinzione che il fratello non sarebbe morto se Lui fosse stato presente, se fosse venuto in tempo… Ma Gesù le fa fare un percorso di crescita: da una fede generica nella risurrezione, che avverrà alla fine dei tempi, la porta alla fede certa e sicura che si fonda sulla sua stessa Persona: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Alla domanda esplicita di Gesù, la risposta di Marta è altrettanto netta e sicura: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Questa fede forte nella Vita eterna, a cui tutti siamo chiamati, viene richiesta anche a noi; anche a noi viene posta la domanda cruciale a cui dobbiamo rispondere personalmente.
Nel seguito del brano evangelico, troviamo che anche Maria di Betania si rivolge a Gesù con tanta speranza. Era rimasta in casa, affranta dal dolore e soltanto dopo che la sorella la chiama accorre da Gesù e continua davanti a Lui il suo pianto e il suo lamento: “Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”…
Vediamo con profonda commozione che le lacrime di Maria “contagiano” Gesù, che ci mostra la sua profonda umanità e partecipazione al dolore umano più straziante, quello che sembra separare per sempre le persone, spezzando le relazioni più sacre. Ma proprio davanti alla morte Gesù afferma la più importante Verità del Cristianesimo: è Lui stesso la Resurrezione, la Vita. Bisogna quindi re-imparare a credere in questo mistero, fidandosi pienamente di Lui.
È proprio ciò che fanno Marta e Maria: si fidano, e gli esprimono la certezza che qualsiasi cosa Egli chiederà a Dio, gli sarà concessa. La fiducia, che è sempre una caratteristica importante nella relazione di amicizia, qui si trasforma in una vera e propria professione di fede, perché la fiducia umana può deludere, la fede invece rende possibile anche l’impossibile.
Il testo evangelico prosegue presentandoci il Signore davanti al sepolcro, “commosso profondamente”; è seguito dai discepoli, dalla folla, dai giudei. Ascoltiamo anche noi con stupore il suo ordine: “Togliete la pietra!” e riviviamo lo sconcerto di Marta: “Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni!”. Proviamo a sentire come rivolta a noi la risposta del Maestro: “Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?”.
Queste parole del Vangelo vogliono rivelarci l’onnipotenza di Dio, che non è quella spesso pensata dal mondo; qui l’onnipotenza di Dio si manifesta come liberazione dai legami mortiferi che ci imprigionano; quella libertà alla quale siamo tutti chiamati, e che ci fa incontrare gli occhi e la vita di Dio. Essa si manifesta quando gli permettiamo finalmente di entrare nelle nostre fragilità; allora la Croce, come la Resurrezione, è bellezza: quando riusciamo davvero a guardare la vita che ci viene donata ogni giorno in Lui, facendo piccoli passi verso la Resurrezione, per vivere sempre da Creature nuove.
Tolta la pietra dal sepolcro, contempliamo ancora Gesù che si rivolge al Padre in preghiera. Egli ci dà così esempio, come Figlio amato, della sua fede piena e incondizionata nel Padre; lo ringrazia in anticipo, perché è certo di essere ascoltato; sa che il miracolo che sta per fare è la prova che davvero sta compiendo la missione che gli è stata affidata: anche Lui non rimarrà prigioniero della morte e sarà glorificato.
Domande per la riflessione personale
- Come vivo l’amicizia con Dio, la mia relazione con Lui? È un’amicizia possessiva oppure come Gesù riesco a far sì che questa mia relazione si manifesti nell’ordinarietà di ogni giorno?
- Come vivo la mia vita? Sono consapevole che è un dono da ridonare e non da tenere nascosto?
- Gesù è davvero per me, la via, la resurrezione e la vita? Mi sento libero/a di annunciarlo? Cosa significa per me vivere la mia fede in modo libero?