V Domenica di Quaresima (Anno A) (26/03/2023)
L’evangelista rimarca l’attesa di due giorni di Gesù prima di mettersi in cammino (quindi nel terzo giorno!) verso Betània dove il suo amico Lazzaro era molto malato. D’altronde la non-fretta è motivata anche dalle sue parole:
«Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato».
Da notare come gli interlocutori di Gesù, che rappresentano la mentalità del mondo, guardano sempre al passato, alle cause delle situazioni, a quello che Dio avrebbe potuto fare, e che non ha fatto. Forse qualcuno ricorderà il Vangelo di Domenica scorsa quando di fronte al cieco nato qualcuno chiese: “Ha peccato lui o i suoi genitori?” Gesù in quel contesto rispose: “Né lui ha peccato, né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio” (Gv 9,3). Anche in questo episodio il rimprovero delle sorelle del suo amico appena morto non si fa attendere: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”. Ma, lo abbiamo già detto, Gesù guarda avanti, al bene che Dio Padre saprà trarre anche da una tale drammatica situazione.
Si, la chiave di volta di questo vangelo è proprio nello sguardo e nel respiro di vita eterna che Dio offre in ogni momento. Anche nella situazione più compromessa, come la morte, Dio manifesta la sua vita, al di là di ogni limitazione temporale o umana. Noi uomini ci preoccupiamo sempre del perché di una certa disgrazia, o del come si poteva evitare, e questo in parte è anche giusto. Fate caso a come ad ogni notizia di disastro sismico, idrologico o ambientale segue sempre l’apertura di un’inchiesta da parte della Procura della Repubblica (e questo, ripeto, è anche giusto). Quello che non riusciamo ad immaginare e che solo lo sguardo di Cristo risorto ci può offrire, è il progetto di bene che Dio, comunque, porterà a termine. Non siamo capaci, per natura nostra, di affrontare la fine con lo sguardo della Pasqua. Ma questo è proprio ciò che Gesù può comunicarci con la sua presenza. Le attese e le speranze umane non valicano la soglia della tomba di Lazzaro. La Speranza di chi vive nell’amicizia di Cristo Signore, invece, attraversa i cieli, e non si ferma neppure di fronte alla morte.