V Domenica di Quaresima (Anno A)  (26/03/2023)

Vangelo: Gv 11,1-45 🏠

La quinta domenica di quaresima nel ciclo liturgico dell’anno A ci dona il segno della risurrezione di Lazzaro. Dopo il tema dell’acqua viva (3° domenica), della luce (4° domenica), oggi è presentato alla nostra contemplazione il tema della vita vera. Attraverso una pagina profondamente umana, in cui il Figlio di Dio rivela la sua gloria, misurandosi con il dolore per la morte dell’amico, partecipandovi perfino con le lacrime, siamo invitati a riflettere sul vero senso della nostra esistenza. Nulla più dell’esperienza della morte mette in crisi il cuore dell’uomo. È l’evento più critico, in cui l’uomo si trova solo ad attraversare l’ultima porta della vita. La tentazione di leggerla in maniera tragica, scivolando nell’angoscia e nella disperazione, è sempre dietro l’angolo. Nel cantico dei cantici leggiamo: “Forte come la morte è l’amore” (Ct 8,6). È proprio così. Nell’amore che Gesù mostra all’amico Lazaro, c’è l’amore che Egli ha per ciascuno di noi. Egli non lascia l’uomo nell’oscurità della notte, ma prendendo sul serio la condizione mortale, con tutto il dramma che essa contiene, viene ad aprirci uno spazio nuovo e inaspettato, quello della vita senza fine, che è il frutto maturo della sua resurrezione in noi. La morte, conseguenza del peccato,  è comune eredità di ogni essere umano. Facendosi uomo e passando attraverso la medesima esperienza, Cristo ha aperto una strada nuova: non è venuto a salvarci dalla morte, ma attraverso la morte. Egli è la risurrezione e la vita, perché su di Lui la morte non ha avuto l’ultima parola, ma è stata distrutta dalla sua vita divina. Chi crede in Lui, dunque, non è mai solo sia nella vita che nella morte, come ci ricordava Benedetto XVI. Il segno della risurrezione di Lazzaro, il suo ritorno alla vita terrena, è la prova che Cristo ha potere sulla vita e sulla morte. Sebbene l’amico di Gesù, dopo qualche tempo – non sappiamo esattamente quanto – sia morto di nuovo, l’evento del suo ritorno in vita vuole invitarci a credere senza riserve in Cristo, come Marta e Maria e far sì che possiamo gettarci nel suo abbraccio amoroso, sapendo che noi siamo preziosi ai suoi occhi e non saremo mai abbandonati, soprattutto nell’ora più buia.