Domenica di Pasqua – Risurrezione del Signore (Anno A) (09/04/2023)

Vangelo: Gv 20,1-9 

Questa Domenica di Risurrezione presenta il fondamento stesso della nostra identità cristiana, come ci ricorda San Paolo: «Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede» (1Cor 15,14).Oggi si celebra, come in ogni Liturgia domenicale, la pienezza del Mistero che si è compiuto, perché Gesù Cristo, nell’evento della sua passione, morte e risurrezione, ha portato a termine la redenzione dell’uomo! Siamo di fronte ad un «nuovo atto creativo»: in Gesù l’uomo è rigenerato alla grazia, cioè alla vita di comunione con Dio; il Figlio di Dio ha sconfitto la morte, svuotandola dal suo veleno. La morte non è più l’ultima parola … La sofferenza non è più l’ultima parola …

Ogni domenica, giorno del Signore, celebriamo la Pasqua. È dalla domenica, giorno di festa e di riposo, che comincia il computo dei sette giorni: spesso ci dimentichiamo che la nostra settimana inizia con una festa!

I versetti di questa pericope evangelica formano il primo episodio del capitolo 20, in cui si raccontano i fatti avvenuti la mattina della risurrezione del Signore. Quali prove tangibili ci sono della Risurrezione? Maria di Magdala e i primi Apostoli si trovano di fronte ad indizi: seguiamo il loro percorso!

Maria arriva alla tomba prestissimo: «si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio». Non è difficile immaginare che, sconvolta dagli ultimi avvenimenti, abbia trascorso in pianto tutta la notte, attendendo il momento di poter uscire da casa, secondo la legge ebraica. Non si è lasciata paralizzare dalla sua situazione emotiva. Si muove per andare al sepolcro, quando il sole non è ancora sorto ed è cominciata la prima parte della domenica. All’oscurità è possibile attribuire anche un significato simbolico: è la cecità spirituale, cioè l’assoluta impreparazione dei discepoli alla risurrezione di Gesù. Devono iniziare un cammino che li porterà a capire in un contesto di fede che Gesù è risorto: la fede per i primi testimoni è come un risveglio.

Maria al sepolcro si trova di fronte al primo indizio: «la pietra era stata tolta dal sepolcro». S’imbatte subito in una situazione inaspettata alla quale dà un’interpretazione! Vede la pietra ribaltata e non capisce; vive l’esperienza dolorosa dell’assenza inattesa anche del corpo di Gesù. Non riesce a comprendere il significato profondo di ciò che sta accadendo; cerca subito una spiegazione naturale: hanno portato via il Signore! Maria non ha lasciato che la realtà parlasse, ma l’ha letta con una sua interpretazione. Non sappiamo se la donna sia entrata nel sepolcro. L’unico dato in nostro possesso è che non si ferma, ma corre a comunicare quell’assenza dolorosa, che attesta che qualcosa è successo.

L’annuncio di Maria sconvolge i discepoli. Quanto riferisce la donna è un invito per Pietro e Giovanni ad approfondire le cose. I due discepoli si recano subito al sepolcro. Giovanni vi giunge per primo, corre più veloce. Certo la giovinezza è dalla sua parte, ma è anche l’amore a mettergli le ali ai piedi: è il discepolo amato dal Signore! Si china e vede, aspetta Pietro, che entra per primo: è segno di rispetto e di riconoscimento verso colui che Gesù aveva messo a capo del gruppo apostolico. Alla fine anche Giovanni può entrare e osservare. C’è una progressione intenzionale nella narrazione dell’evangelista, per cui aumentano gli elementi visti: Maria vede la pietra scostata dal sepolcro; Giovanni vede i teli posati nel sepolcro; Pietro vede anche il sudario. Non c’è differenza rispetto a ciò che viene visto da Pietro e da Giovanni: ad entrambi si presenta lo stesso scenario. Eppure il vedere di Giovanni lo conduce alla fede. Pietro accerta lo stato dei fatti nel sepolcro. La sua ispezione è una risposta al sospetto manifestato da Maria. L’ipotesi che abbiano portato via dal sepolcro il corpo del Signore è esclusa, grazie al ritrovamento dei teli e del sudario. Tuttavia né Pietro né Maria traggono le debite conseguenze: l’idea della risurrezione di Gesù è lontana dalle loro menti; sono lenti nel credere. Il culmine della narrazione è raggiunto con la chiara e ferma fede del discepolo prediletto. Giovanni è il discepolo ideale con una fede esemplare; egli manifesta la sua apertura e disponibilità a credere.

Questo primo racconto presso il sepolcro rappresenta una specie di paradigma dell’intero processo che va dal vedere al credere: c’è un’evoluzione dal semplice guardare, osservare al vedere vero e proprio illuminato dalla fede. Giovanni riesce per primo ad interpretare ciò che vede come segno della risurrezione. L’amore favorisce tale adesione di fede: Giovanni crede perché ama. La rimozione della pietra, il sepolcro vuoto e le bende accuratamente piegate con il sudario avvolto in un luogo a parte costituiscono i tre indizi, che diventano i segni della risurrezione del Signore.

Se qualcuno fosse entrato per trafugare il corpo di Gesù non avrebbe avuto motivo di lasciare i teli. Già Giovanni Crisostomo, commentando il Vangelo di Giovanni, metteva in evidenza che la scena stessa confutava l’idea di un furto o di una sottrazione del corpo. Se fosse stato rubato da nemici, costoro non avrebbero abbandonato i preziosi teli. Se fosse stato un intervento di amici, essi non avrebbero disonorato il cadavere portandolo via senza teli. Infine un grande ordine domina tutta la scena. I teli non erano sparsi per terra, ma adagiati là, cioè si trovavano in una posizione di afflosciamento. Il sudario non stava con le bende, come uno si aspetterebbe, ma era a parte, arrotolato su se stesso, cioè nella forma che aveva quando avvolgeva la testa del defunto. La spiegazione è una sola: è Gesù che risorge, consegnandoci le bende come segno della sua risurrezione.

Il testo non dice come reagisce Pietro e non ci sono parole di biasimo per lui. Tuttavia dal plurale usato dall’evangelista «Non avevano ancora compreso la Scrittura …» si può dedurre che anche Pietro inizia a credere. Coloro che hanno visto, udito e toccato il Signore (cfr. 1Gv 1,1-4) nella sua permanenza sulla terra, diventano i primi testimoni della risurrezione di Gesù.

C’è una verità profonda delle cose alla quale la fede ci permette di giungere, perché il semplice vedere non è sufficiente: quante cose vediamo, ma non ci interpellano; non lasciamo far emergere interrogativi esistenziali! Abbiamo bisogno del dono della fede, per credere nella signoria di Dio nella storia, per riconoscere i segni della presenza di Dio nel mondo, per credere nella forza dell’amore, che è capace di portare pace e perdono.

Fonte:https://www.figliedellachiesa.org