V Domenica di Pasqua (Anno A) (07/05/2023) Vangelo: Gv 14,1-12
Nel IV vangelo a Tommaso che gli chiede ‘Signore non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?’ Gesù risponde: ‘Io sono la via, la verità e la vita’. La ‘via’ che Gesù apre e con cui si identifica è in relazione ad una mèta: ‘Io vado a prepararvi un posto’. La comunità che Gesù sogna è in cammino verso la comunione con il Padre nella casa dove ci sono molti posti.Il suo essere ‘via’ si accosta così alla sua missione di ‘mostrare il Padre’. Gesù indica se stesso come luogo di passaggio, porta, per entrare ed uscire ed avere vita in abbondanza. Gesù è orientato al Padre in ogni suo gesto: il suo agire fa scorgere il volto invisibile del Padre. Al centro della vita cristiana sta il dono di un incontro. E Gesù manifesta il volto del Padre, la sua ‘gloria’, proprio sulla croce, luogo in cui rende presente la scelta dell’amore fino alla fine.La prima lettera di Pietro presenta la comunità di coloro che seguono Gesù come costruzione fondata su di lui. Pietro invita a ‘stringersi a Cristo’, pietra viva. Egli per primo ha vissuto l’umiliazione dell’esser messo da parte dagli uomini, e per questo è solidale con tutti coloro che sono messi da parte ed esclusi. L’unico fondamento della chiesa – dice Pietro – è Cristo, ‘pietra scartata dai costruttori ma diventata pietra principale”. E riprende il salmo 118 in cui si dice. “Questo è opera del Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi!’ (Sal 118,22-23). Tutto l’edificio dovrà crescere sulla base di questa pietra d’angolo e la fedeltà al suo Signore starà proprio nel non perdere di vista che la pietra scartata (cfr. Mt 21,42-43) è base di un edificio che vive nello Spirito. E’ il paradosso della gloria che si rende presente nella croce e nello svuotamento.Pietro aggiunge che anche noi siamo utilizzati come pietre viventi per una costruzione particolare, la costruzione della comunità descritta come un edificio nello Spirito. E’ lo Spirito che fa vivere la comunità cristiana e questo edificio nella sua interezza, dice Pietro, è ‘sacerdozio santo’.”… sorse un malcontento fra gli ellenisti verso gli Ebrei perché venivano trascurate le loro vedove nella distribuzione quotidiana”.Un breve squarcio sulla vita della prima comunità di Gerusalemme contiene indicazioni importanti. Sorge la difficoltà di comunicare nella differenza di cultura e mentalità in situazioni concrete. Da una questione che già aveva suscitato conflitto si sviluppa però una ricerca verso un esito imprevisto. E’ importante cogliere come questo sorge: gli apostoli infatti ‘chiamano insieme’ i discepoli. Il problema è affrontato insieme. La comunità elegge ed indica agli apostoli coloro chi viene individuato come responsabile di un servizio per una parte della comunità di lingua greca analogo a quello degli apostoli. E questi ultimi, dopo aver pregato, impongono loro le mani. In poche righe è delineato uno stile di condivisione e ricerca comune nella scelta di responsabili di un servizio nella comunità. Un momento di difficoltà diviene occasione per individuare soluzioni nuove quale approfondimento della chiamata di Dio. Anche oggi sono da scoprire modi e vie perché le comunità nella convocazione e nella comune ricerca possano indicare responsabili di ministeri diversi e diffusi trovando poi conferma con l’imposizione delle mani, con apertura all’inedito opera dello Spirito.
Alessandro Cortesi op
Fonte:https://alessandrocortesi2012.wordpress.com