V Domenica di Pasqua (Anno A)  (07/05/2023) Vangelo: Gv 14,1-12

Sant’Ireneo di Lione diceva che l’uomo – quindi il genere umano nella sua natura – è stato creato “capace di Dio”, cioè già predisposto e pensato da Dio per accogliere la sua presenza. Occorreva però la venuta del Signore Gesù perché questa capacità fosse colmata, e fosse effettivamente utilizzata. Grazie a Gesù che è la “via”, noi possiamo avere una conoscenza di Dio, certo non totale, ma sufficiente per vivere nella sua amicizia, e più ancora, innestati in Lui.
Cosa potremmo dire di Dio se non fosse stato lui stesso a parlarci di se, ai tempi dell’AT tramite il dono della legge e i profeti, e poi, nella pienezza dei tempi, tramite Cristo Signore? 

E noi, vissuti in questi 2 mila anni dopo Cristo, siamo forse esclusi da questa conoscenza? Assolutamente no. Lo stesso Gesù dirà, qualche versetto dopo (cf. Gv 14,26) che tra lui e il Padre c’è una relazione personale, o meglio una relazione-persona-divina che continua ad insegnarci ogni cosa, che ci ricorda tutto quello che egli aveva già detto.

Questa persona, lo Spirito Santo, rende presente spiritualmente – e quindi realmente – il corpo di Cristo in ogni luogo e epoca della storia; cosicché noi possiamo continuare a vedere l’azione e del Signore, nella sua Chiesa principalmente, e in tutti gli uomini di buona volontà, e così contemplare e respirare l’amore di Dio Padre.
Facciamoci, quindi, forti della promessa di Gesù: nella casa del Padre suo, e nostro, ci sono molte dimore. Si tratta di continuare ad ascoltare la sua voce nelle parole della Chiesa, ma anche nelle vicende che attraversiamo, perché questo mondo non sarà mai abbandonato dall’amore di Dio; e la Gerusalemme che discenderà dal Cielo, di cui si parla nell’Apocalisse, e che è simbolo del nuovo mondo che verrà, nello stesso tempo è anche questa stessa “creazione che geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto” (Rm 8,22).

Fonte:http://fradamiano.blogspot.com