Rito Romano

At 6,1-7; Sal 32; 1Pt 2,4-9; Gv 14,1-12

Rito Ambrosiano

At 10,1-5.24.34-36.44-48a; Sal 65; Fil 2,12-16; Gv 14,21-24

            1) Si abita dove si è amati.

            Il Vangelo di questa Quinta Domenica di Pasqua inizia con l’invito di Gesù a non lasciarsi prendere dalla paura: “Non sia turbato il vostro cuore” (Gv 14,1). Ai discepoli turbati dal fatto che stanno per assistere alla sua passione e morte, Cristo dice loro di non avere paura e di avere fede in Dio e il Lui.  Lui, con il suo stare con loro (e con noi),  ha mostrato il Padre e ha aperto il cammino verso la casa paterna. Con il suo andarsene in questo modo, ci dà la forza di seguirlo. Chi crede in lui, trova la via del ritorno a casa: partecipa alla sua vita di Figlio e conosce la verità di Dio come Padre.  Come risposta alla paura della sofferenza e della morte, dell’incertezza del futuro, il Redentore Messia dice che c’è un solo modo per vincere questa paura: la fede in Dio e la fede in Lui. E ha ragione: soltanto Dio è la roccia. Le altre sicurezze deludono. L’amore di Dio è fedele e non ci abbandona mai: questa è la grande certezza che rasserena il credente.

 Accogliere l’invito: “Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me” (Gv 14,1), non è un’adesione astratta ad un messaggio ma un’adesione amorosa e fiduciosa ad una persona, Cristo, da seguire quotidianamente, nelle semplici azioni che compongono la nostra giornata. 

Questa amorosa fiducia permette che entrino nel nostro cuore e comprendiamo le parole che Gesù dice nel versetti successivi: “Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi” (Gv 14, 2-3). Quale senso hanno queste parole? Il significato di queste parole è che la vera questione non è dov’è la casa del Padre, ma chi è la casa del Padre? Il Figlio, il suo corpo. 

Per questo alla domanda: dove abita il Padre e dove abita il Figlio? Gesù ci risponde: “Il Padre è in me e io sono nel Padre” (Gv 14, 11), perché uno abita dove è amato. Il Padre abita pienamente nel Figlio che lo accoglie, come il Figlio abita pienamente nel Padre. Ora in questa casa del Padre c’è posto per molti, ci sono molte dimore. Quante dimore ci sono nel Padre? Quanti sono i figli, perché se non ci fosse  un posto per ciascuno di noi non sarebbe Padre giusto e misericordioso. 

Per questo alla domanda: dove abitiamo noi? La risposta è: la nostra casa è nel cuore del Padre.  

Ma questa risposta fa nascere un’altra domanda: in che senso Cristo, Fratello nostro, ci prepara un posto in casa “nostra”? Ce lo prepara nel senso che ce lo fa conoscere, perché noi non sapevamo di essere figli nel Figlio. Quindi Cristo ci rivela che siamo figli e quindi abbiamo un posto nel Padre. E poi non solo ce lo rivela, ma ci dona il suo amore perdonandoci e facendosi cibo per noi, in modo che mediante l’amore anche noi abitiamo nel Padre e il Padre in noi.

2) La via verso casa della vera vita.

Già nell’Antico Testamento il credente pregava: “Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per gustare la dolcezza del Signore ed ammirare il suo santuario” (Sal26/27, 4). Ma va detto che questa domanda di felicità e di amore vero, quindi santo, è nel cuore di ogni essere umano, di ogni luogo e di ogni tempo. All’uomo che cerca il senso della vita, di una vita che duri e che abiti nell’amore Cristo, dice:“Io sono la via”. A questo riguardo Sant’Agostino commenta: “Prima di dirti dove devi andare, ha premesso per dove devi passare e disse: ‘Io sono la via’. La via per arrivare dove? Alla verità e alla vita. Prima ti indica la via da prendere, poi il termine dove vuoi arrivare. ‘Io sono la via, Io sono la verità, Io sono la vita’. Rimanendo presso il Padre, era verità e vita; rivestendosi della nostra carne, è diventato la via”. 

            Gesù è la via per giungere alla vita, anzi Lui stesso è la vita. Innanzitutto Lui è la vita: si dice infatti “in lui era al vita”, e poi che egli è la verità, perché “era la luce degli uomini” (Gv 1, 4). E la luce è la verità. Se dunque cerchi per dove passare, accogliamo Cristo perché Lui è la via: “Questa è la strada, percorretela” (Is 30, 2).

            Lui è la via per arrivare alla conoscenza della verità, anzi è la stessa verità: Guidami, Signore, nella verità e camminerò nella tua via (cfr. Sal 85, 11). Similmente egli è la via per giungere alla vita, anzi, egli stesso è la vita: “Mi hai fatto conoscere il sentiero (via) della vita” (Sal 15, 11 volgata).

Questa via è la via dell’amore compiuto, è la via del lavare i piedi, del boccone dato a Giuda, del dono e  del perdono, è la via della Croce, è la via che ci riconduce alla casa del Padre, è l’unica via, quella dell’amore che ci fa essere con lui e come Lui, che ci vuole bene. 

            Per camminare sulla Via della Verità e della Vita prendiamo sul serio l’invito di San Paolo quando scrisse: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono di Cristo Gesù” (Fil 2,5[1]), che “non si spogliò di nessuna parte costitutiva della sua natura divina, e ciò nonostante mi salvò come un guaritore che si china sulle fetide ferite. Era della stirpe di David, ma fu il creatore di Adamo. Portava la carne, ma era anche estraneo al corpo. Fu generato da una madre, ma da una madre vergine, era circoscritto, ma era anche immenso. E lo accolse una mangiatoia, ma una stella fece da guida ai Magi, che arrivarono portandogli dei doni e davanti a lui piegarono le ginocchia. Fu vittima, ma anche sommo sacerdote; fu sacrificatore, eppure era Dio. Offrì a Dio il suo sangue, e in tal modo purificò tutto il mondo. Una croce lo tenne sollevato da terra, ma rimase confitto ai chiodi il peccato. Il Figlio immortale assunse su di sé la forma terrena, perché Lui ti vuol bene” (San Gregorio di Nazianzo).

            Per rispondere e corrispondere a questo “essere voluti bene”, a questo amore fraterno dobbiamo sentire come Cristo sentiva. Perciò dobbiamo conformare il nostro modo di pensare ai sentimenti di Gesù, che aveva sentimenti di amore e di compassione, di umiltà e di donazione, di distacco e di generosità.  

           Ma non basta. Per amare davvero Cristo ed avere il vero amore dobbiamo osservare i suoi comandamenti. Sono le opere che testificano i sentimenti.

            3) Vita consacrata è opera e vita di amore.

            Tutti i credenti sono chiamati a testimoniare questo amore, che è via vera e vitale verso la Casa del Padre, ma le vergini consacrate ne sono una testimonianza speciale perché -con il dono totale di se stesse a Cristo- sono in modo particolare innestate nel suo cuore e rese capaci di amare con il Suo amore, di donare con il Suo cuore, di servire con la Sua luce, di operare con i Suoi doni. Con l’offerta completa di se stesse e la letizia della loro vita queste donne testimoniano che Cristo è la Via, la Verità e la Vita del mondo. Le consacrate sono testimoni di ciò mediante il linguaggio eloquente di un’esistenza trasfigurata, capace di sorprendere il mondo. Allo stupore degli uomini queste donne rispondono con l’annuncio dei prodigi di grazia che il Signore compie in coloro che Lui ama e che umilmente Gli rispondono accettandolo come Sposo.

            Queste donne manifestano che Gesù è la via in quanto libertà, libertà che sa dare la vita, e ci ricordano che testimoniare non è tanto il dare il buon esempio quanto trasmettere il messaggio cristiano “per via” di esempio, “per via” di parola, “per via” di opere, “per via” di vita vissuta in favore della verità posseduta come valore superiore al proprio stesso benessere e alla propria vita.

            Inoltre. testimoniano che, donandosi senza riserve a Cristo, si riceve la vera vita: la vita di Dio, e che Cristo ci ha donato l’amore di Dio come nostra vita. In effetti, “non basta che Cristo sia via, non basta che sia verità, deve essere vita” (Benedetto XVI). Gesù, Parola del Padre, è la Via per trovare la mèta, la Verità per non confondere il bene dal male, e la Vita per non restare schiavi della morte (Papa Francesco).  

            Insomma, queste donne consacrate vivendo una relazione personale con Cristo mostrano che Lui-Sposo non solamente è un maestro dal quale ci si limita a imparare qualche cosa. Lui è la verità stessa: bisogna, quindi, avere un rapporto personale con lui. Percorrendo quella via e costruendo un rapporto con quella verità si arriverà alla vita, grazie alla quale si sta con il Padre, nella sua e nostrea casa.

Fonte:http://francescofolloit.blogspot.com