I lettura: At 2,1-11
II lettura: 1Cor 12,3-7.12-13
Vangelo: Gv 20,19-23

  • Testi di riferimento: Gen 2,7; Gb 33,4; 34,14-15; Sal 68,18; 104,29-30; 146,4; Qo 12,7-8; Sap
    15,11; Ez 37,9; Mt 16,19; 18,18; Mc 16,14; Lc 24,36-43.49; Gv 1,33; 7,37-39; 14,16-17.26-27;
    15,26; 16,7.20.22.33; 19,34; At 1,3-4; Rm 5,5; 8,9-11.14-16; 12,1; 1Cor 2,12; 3,16-17; 5,4-5; 6,19-
    20; 15,45; 2Cor 6,16; Gal 4,6; Ef 2,17; 1Ts 4,3-8; 1Tm 1,14; Gc 4,5
  1. Prima lettura.
  1. Seconda lettura. La Pentecoste segna anche il compimento della nascita della Chiesa. Essa ha avuto il suo sviluppo embrionale durante il ministero di Gesù, ma è soltanto con la Pentecoste che questo “lavoro” di Gesù viene realizzato. Lo Spirito rende quelle persone – quei discepoli che erano così disuniti, litigiosi, incapaci di amarsi – un solo corpo. E lì dove lo Spirito arriverà, dove ci saranno persone che riceveranno quello stesso Spirito di Cristo risorto, giudei o greci che siano, esse entreranno a far parte dell’unico corpo di Cristo che è la Chiesa. Nella diversità dei carismi, dei ministeri, delle missioni, i cristiani sono veramente un unico corpo in virtù dello stesso Spirito Santo che ci è stato dato. Si tratta di una realtà unica, che non ha paralleli in qualsiasi altra società umana.
    Nessuno è cristiano da se stesso e per se stesso. Siamo cristiani in quanto appartenenti all’unico corpo e in funzione dell’unico corpo.
  2. Il Vangelo. Il brano odierno del Vangelo l’abbiamo già commentato qualche domenica fa (vedi II domenica di Pasqua). Aggiungiamo soltanto qualcosa sullo Spirito e sulla Chiesa.
  • La “scomparsa” di Cristo. Nella prima parte di questo cap. 20 di Gv si parla di una “scomparsa”, vale a dire di quella di Gesù dal sepolcro. Tale scomparsa ha a che fare da un lato con il ritorno al Padre, e dall’altro con il dono dello Spirito; Gv 16,5-7: «Conviene a voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paracleto; ma quando me ne sarò andato ve lo manderò».
    Dunque Gesù, dopo essere “scomparso” dal sepolcro e aver rivelato la sua salita al Padre, ora dona lo Spirito, compimento del mistero pasquale (vv. 22-23). Insufflando nei discepoli Gesù compie quanto significato nella sua morte in croce. Il sangue e l’acqua scaturiti dal suo costato sono il simbolo della sua vita (sangue) donata attraverso lo Spirito (acqua). Come Dio in Gen 2,7, Gesù alita
    ora lo Spirito sui discepoli perché in loro si realizza la nuova creazione, i figli di Dio.
  • Il dono dello Spirito conferisce il potere di rimettere i peccati. All’inizio del suo ministero Gesù era stato proclamato come l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo (Gv 1,29); egli stesso dice di essere venuto a liberare dalla schiavitù del peccato (Gv 8,34-36). Gesù ha compiuto ciò con la sua morte in croce, quando come agnello pasquale versa il sangue per la remissione dei peccati. Ora egli lascia questo potere alla Chiesa; o meglio, continua egli stesso ad esercitare la liberazione dal peccato attraverso gli apostoli. La presenza di Cristo nella Chiesa attraverso il suo Spirito fa sì che negli apostoli si faccia presente il potere di liberare gli uomini dalla schiavitù del peccato. Ai discepoli Gesù affida la stessa missione che ha ricevuto dal Padre (v. 21). Anche davanti alla presenza di Cristo nella Chiesa si opererà lo stesso giudizio. Chi riconoscerà di essere cieco, cioè nella tenebra, cioè peccatore, riceverà la luce, la remissione dei peccati; per chi invece crede di vedere, il peccato rimane (Gv 9,41). La liberazione dal peccato è possibile solo attraverso la Chiesa che è il corpo di Cristo.
  • Dichiarazione “Dominus Iesus” circa l’unicità e l’universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa (Congregazione per la dottrina della fede, 6 Agosto 2000): «Il Signore Gesù, unico Salvatore, non stabilì una semplice comunità di discepoli, ma costituì la Chiesa come mistero salvifico: Egli stesso è nella Chiesa e la Chiesa è in Lui; perciò, la pienezza del mistero salvifico di Cristo appartiene anche alla Chiesa, inseparabilmente unita al suo Signore. Gesù Cristo, infatti, continua la sua presenza e la sua opera di salvezza nella Chiesa ed attraverso la Chiesa» (n. 16) … «Deve essere fermamente creduto che la Chiesa pellegrinante è necessaria alla salvezza. Infatti solo Cristo è il mediatore e la via della salvezza; ed egli si rende presente a noi nel suo Corpo che è la Chiesa. Ora Cristo, sottolineando a parole esplicite la necessità della fede e del battesimo (cf. Mc 16,16; Gv 3,5), ha insieme confermato la necessità della Chiesa, nella quale gli uomini entrano per il battesimo come per una porta. Questa dottrina non va contrapposta alla volontà salvifica universale di Dio (cf. 1 Tm 2,4); perciò è necessario tener congiunte queste due verità, cioè la reale possibilità della salvezza in Cristo per tutti gli uomini e la necessità della Chiesa in ordine a tale salvezza» (n. 20). Tutto ciò rimane vero non solo per i non battezzati, ma anche per i cristiani stessi che non possono bypassare la Chiesa nel loro rapporto con Cristo.