Don Luciano Labanca”nella fede e nell’amore”

Santissima Trinità (Anno B)  (26/05/2024)

Vangelo: Mt 28,16-20

La domenica dopo Pentecoste, già collocata nel Tempo ordinario, è dedicata alla contemplazione del Mistero dei Misteri, la Santissima Trinità. Siamo invitati a guardare nell’abisso infinito della luce divina con gli occhi della fede, il calore dell’amore e la fermezza della speranza. La liturgia della Chiesa colloca questa solennità dopo il ciclo pasquale, in cui si è celebrata la passione, morte e resurrezione di Gesù, per sottolineare come solo mediante il compimento della rivelazione di Gesù e del suo mistero pasquale, con l’effusione dello Spirito, l’umanità possa finalmente ricevere una parola definitiva su chi sia Dio! Nel prologo del suo Vangelo, Giovanni afferma solennemente: “Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato” (Gv 1, 18). È Gesù l’esegeta del Padre, colui che è venuto nel mondo, Dio vero da Dio vero, per rivelarci il suo vero volto. La mente umana può giungere al riconoscimento dell’esistenza di un essere superiore, la causa di tutte le cose, ma è soltanto l’iniziativa divina libera e gratuita a poterci illuminare sulla sua vera essenza. Gesù ci ha detto che Dio è Amore nel più intimo di se stesso, un’unica sostanza divina in tre persone uguali e distinte: il Padre, Fonte e Origine della vita e dell’Essere, che dall’eternità genera il Figlio, Dio da Dio e Luce da Luce, lo Spirito Santo, Amore personale che il Padre e il Figlio scambiano dall’eternità, vero Dono increato. Di fronte a questa abbondanza di luce, nella quale perdersi, noi creature umane possiamo soltanto lasciarci stringere nell’abbraccio amoroso, che ci rende partecipi di questo Mistero. Attraverso il battesimo che abbiamo ricevuto nel nome della Trinità, secondo quanto voluto da Gesù, la nostra vita si apre a tale Mistero. Gesù ce l’ha detto con chiarezza: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23). Creati per il cielo, sin da questa vita, possiamo diventare dimora di Dio, che – come dice Sant’Agostino – è “interior intimo meo” (mi è più intimo di quanto io lo sia a me stesso). In questa solennità, dunque, siamo invitati a riscoprire il dono di questa divina inabitazione in noi. Perché non ne siamo consapevoli, o seppur sapendolo teoricamente, ne rimaniamo indifferenti? È questione di fede e di amore! Se non crediamo e amiamo Colui che ci ha rivelato il volto del Padre, Gesù nostro Signore, come possiamo pretendere di sentire la presenza delle persone divine in noi? La vita cristiana è un continuo cammino di conversione e approfondimento della presenza di Dio in noi: quanto più coltiviamo questa dimensione spirituale e contemplativa, tanto più sapremo che non siamo soli, ma siamo immersi nell’Amore che ci precede, ci accompagna e ci attende, fino al giorno in cui, terminato il cammino, potremo finalmente contemplare senza veli lo splendore della Trinità, nell’eternità senza tempo.

Bene-dire (a cura di don Francesco Diano)

Il Signore benedica tutti i vostri progetti, miei cari fratelli. Il Signore vi dia la gioia di vivere anche l’esperienza parrocchiale in termini di famiglia. Prendiamo come modello la Santissima Trinità: Padre, Figlio e Spirito che si amano, in cui la luce gira dall’uno all’altro, l’amore, la vita, il sangue è sempre lo stesso rigeneratore dal Padre al Figlio allo Spirito, e si vogliono bene. Il Padre il Figlio e lo Spirito hanno spezzato questo circuito un giorno e hanno voluto inserire pure noi, fratelli di Gesù. Tutti quanti noi. Quindi invece che tre lampade, ci siamo tutti quanti noi in questo circuito per cui e la parrocchia e le vostre famiglie prendano a modello la Santissima Trinità. Difatti la vostra famiglia dovrebbe essere l’icona della Trinità. La parrocchia, la chiesa dovrebbe essere l’icona della Trinità. Signore, fammi finire di parlare, ma soprattutto configgi nella mente di tutti questi miei fratelli il bisogno di vivere questa esperienza grande, unica che adesso stiamo sperimentando in modo frammentario, diviso, doloroso, quello della comunione, perché la comunione reca dolore anche, tant’è che quando si spezza, tu ne soffri. Quando si rompe un’amicizia, si piange. Quando si rompe una famiglia, ci sono i segni della distruzione. La comunione adesso è dolorosa, è costosa, è faticosa anche quella più bella, anche quella fra madre e figlio; è contaminata dalla sofferenza. Un giorno, Signore, questa comunione la vivremo in pienezza. Saremo tutt’uno con te. Ti preghiamo, Signore, su questa terra così arida, fa’ che tutti noi possiamo già spargere la semente di quella comunione irreversibile, che un giorno vivremo con te (Don Tonino Bello).

Preghiera

O mio Dio, Trinità che adoro, aiutami a dimenticarmi interamente, per stabilirmi in te, immobile e tranquilla come se l’anima mia già fosse nell’eternità. Nulla possa turbare la mia pace né farmi uscire da te, o mio Immutabile; ma ogni istante mi immerga sempre più nelle profondità del tuo mistero! Pacifica l’anima mia; fanne il tuo cielo, la tua dimora prediletta e luogo del tuo riposo. Che, qui, io non ti lasci mai solo; ma tutta io vi sia, ben desta nella mia fede, immersa nell’adorazione, pienamente abbandonata alla tua azione creatrice. O amato mio Cristo, crocifisso per amore, vorrei essere una sposa per il tuo cuore, vorrei coprirti di gloria, vorrei amarti… fino a morirne! […]. Ma sento tutta la mia impotenza; e ti prego di rivestirmi di te, di immedesimare la mia anima a tutti i movimenti dell’anima tua, di sommergermi, di invadermi, di sostituirti a me, affinché la mia vita non sia che una irradiazione della tua Vita vieni in me come Adoratore, come Riparatore e come Salvatore. O Verbo eterno, Parola del mio Dio, voglio passar la mia vita ad ascoltarti, voglio rendermi docilissima a ogni tuo insegnamento, per imparare tutto da te; e poi, nelle notti dello spirito, nel vuoto, nell’impotenza, voglio fissarti sempre e starmene sotto il tuo grande splendore. O mio Astro adorato, affascinami, perché io non possa più sottrarmi alla tua irradiazione. O Fuoco consumatore, Spirito d’amore, discendi in me, perché faccia dell’anima mia quasi una incarnazione del Verbo! Che io gli sia prolungamento di umanità in cui egli possa rinnovare tutto il suo mistero. E tu, o Padre, chinati verso la tua povera, piccola creatura, coprila della tua ombra, non vedere in essa che il Diletto nel quale hai posto le tue compiacenze. O miei “Tre”, mio Tutto, Beatitudine mia, Solitudine infinita, Immensità nella quale mi perdo, io mi abbandono a voi come una preda. Seppellitevi in me perché io mi seppellisca in voi, in attesa di venire a contemplare nella vostra Luce l’abisso delle vostre grandezze (ELISABETTA DELLA TRINITÀ, Scritti spirituali di Elisabetta della Trinità, Brescia 1961, 73s.).

Fonte:https://caritasveritatis.blog/